(dalla PREFAZIONE)
Per due sole volte la mia vita si è incrociata con quella di padre Luisetto: ma sono state più
che sufficienti. La seconda, e ultima, all’età di ventidue anni, una mattina, nel confessionale
dietro l’altare maggiore della Basilica del Santo, luogo in cui fin dalla mattina molto
presto egli era solito ricevere numerosi fedeli in cerca di sollievo, pace, perdono, conforto,
speranza. Io ero uno di quelli. La prima volta, invece, circa sette anni prima, quando ero
quindicenne, sempre nel medesimo confessionale. Mia nonna, donna austera ma aperta
di mente, mi aveva parlato di un frate del Santo, che se gli mostravi la scrittura ... ti diceva
come eri. Questa singolare abilità, che al tempo mi parve come qualcosa di assolutamente
soprannaturale, aveva risuonato subito con forza dentro di me, e a tal punto il racconto
di quest’uomo mi aveva affascinato da farmi mettere in fila, alle sei del mattino, davanti
al confessionale del padre grafologo, tra prelati, suore, penitenti adulti di ogni età, con un
mio scritto in mano e con il cuore colmo di un misto tra speranza e angoscia: che cosa
verrà fuori?
Di tutto quello che mi disse ricordo, da sempre, soprattutto questo: “Esercita la volontà”. Fu
quella la prima volta in cui mi posi il problema di cosa fosse codesta virtù, e devo dire che
fu una scoperta che portò il suo frutto (a giudicare, almeno, dai miei odierni Angoli B).
Fu un incontro surreale. Io inginocchiato, con questo foglio in mano, che dovetti esordire
dicendo: “Padre, non sono qui per la confessione, ma per la farle leggere la mia scrittura”.
Uno sguardo severo, seguito da un rapido e brusco “fai vedere qui”. Mi disse anche che
sarei stato portato per la medicina, ma al tempo non era per nulla nelle mie corde, mi
faceva molta impressione il sangue e pensavo che l’equazione medico-sangue fosse una
necessità ineludibile. Solo più tardi compresi. Ma ormai era tardi, ero, ahimè, già divenuto
avvocato.
Da questo incontro fugace con padre Giovanni nacque la mia passione per la grafologia.
Tentai poi in vario modo di trovare una strada per impararla, ma nessuna portò frutto.
Un giorno, cercando in Google, mi imbattei per caso nel sito grafologiamorettiana.it e
vidi che l’autrice di quelle pagine era una donna di Albignasego, comune della mia stessa
città. Mi parve un segno del destino. E lo era. Da allora ho potuto finalmente cominciare
la mia strada di allievo, che ancora oggi prosegue. Dio solo sa quanto ho potuto imparare.
A Lidia Fogarolo, allieva di Padre Luisetto, creatura singolare e di superiore intelligenza
al pari del suo maestro, dedico la ristampa di questi seminari grafologici. Sua prima
fatica di un percorso editoriale che ha prodotto negli anni meravigliosi frutti di scienza
grafo-psicologica, per la maggior parte raccolti nella collana di grafologia EMP (Edizioni
Messaggero Padova), già editore del Moretti.
Spesso mi chiedo: chissà se padre Luisetto aveva intuito che il futuro della grafologia, che
lui tanto amava, sarebbe passato per quella giovane donna che un giorno, per abbattere
le sue resistenze a darle lezioni grafologiche, ebbe l’ardire di dirgli “Padre, se mi fa il nome
di un’altra persona oltre a lei che può spiegarmi la grafologia di p. Moretti la lascio in pace”.
Manuel Tropea