L'Invenzione cristiana dei cinque sensi nella liturgia e nell'arte del Medioevo
[Copertina in carta]EAN 9788898264858
Il tema dei cinque sensi dell’uomo riguarda tutte le discipline delle scienze umane e si contano, oggi, molti istituti nei quali gli scienziati tentano di comprenderne la dimensione sia fisiologica sia psicologica sia neurosensoriale. Ma soprattutto nel periodo medievale i cinque sensi hanno occupato un posto di primo piano nella storia della scienza e della medicina in generale. Per comprendere la natura di questo libro è molto interessante l’Introduzione, che focalizza, fin dall’inizio, l’attenzione sul tema. Vi si evidenzia che la liturgia è una “rappresentazione”, meglio la “ripresentazione” di un’azione che la reiterazione quotidiana ritualizza incessantemente. L’attuazione dei riti liturgici, cioè, rende realmente presente l’avvenimento o l’azione di cui si fa memoria. In questo senso, la liturgia si manifesta come una forma di “riattivazione” continuamente rinnovata di un’azione o di un avvenimento, con lo scopo di comporre la sua doppia finalità teologica e sacramentale. La sfida che lo storico della liturgia deve affrontare è il ritrovare la realtà dell’esecuzione o dello svolgimento dei riti antichi, circa i quali non si possiede più niente di vivo, esclusi i testi e le immagini. Precisamente questa è una delle più grandi poste in gioco del testo: ritrovare la realtà dello svolgimento della liturgia. Per realizzare ciò l’autore ha scelto di esplorare la dimensione sensoriale degli oggetti utilizzati per i riti, o anche la cornice spaziale della chiesa e degli arredi liturgici, e invita il lettore a intraprendere la via della scoperta dei sensi nella liturgia cristiana antica e medievale. Si scopre (o riscopre), allora, il posto del corpo nella liturgia e i fondamenti teologici dell’attivazione dei cinque sensi nei riti, per ciascuno dei quali i documenti studiati permettono di percepire l’attivazione sensoriale del corpo durante i suoi movimenti nello spazio della chiesa, nell’utilizzazione di un libro liturgico o di altri oggetti destinati alla celebrazione o, ancora, in occasione di gesti devozionali fatti durante le cerimonie di carattere privato, e anche durante la vestizione del celebrante per la liturgia. L’ambito cronologico è compreso tra l’VIII e il XII secolo.
Distaccandosi dagli autori che hanno posto la loro attenzione sulle rappresentazioni iconografiche allegoriche dei cinque sensi, lo studio di Éric Palazzo è in gran parte basato sulla considerazione della dimensione materiale degli oggetti e del modo con cui sono stati concepiti per attivare i sensi nel rito al fine di produrre gli effetti teologici di natura sacramentale. Questo modo di “vedere” l’oggetto medievale in uso nella liturgia, apre delle nuove strade circa la considerazione della materialità dell’oggetto liturgico a partire dall’attivazione sensoriale che esso genera in relazione con il modo in cui si può realizzare una delle modalità dell’incarnazione del Verbum. Ciò che è in discussione, a proposito dei cinque sensi e della loro attivazione nel rito a partire dagli oggetti, rientra nell’ambito dell’idea che questi oggetti e le immagini in generale non sono solo mezzi di accesso al divino, ma che essi sarebbero la manifestazione concreta del divino che incarnano: gli oggetti fanno fare esperienza di ciò che essi rappresentano.
Nel testo viene privilegiata la comprensione delle relazioni tra i cinque sensi, l’arte e la liturgia, per cogliere il modo in cui ciò che abitualmente è chiamata “arte” interviene nella definizione della liturgia medievale, non solo in considerazione della funzione concreta dei diversi oggetti liturgici ed elementi dell’ornamentum del rito, ma anche, attraverso di essi, dell’attivazione dei cinque sensi. In altre parole, si tratta prima di tutto di comprendere il modo in cui i cinque sensi sono attivati nel contesto liturgico a partire dagli oggetti rituali e da tutti gli elementi che costituiscono gli ornamenti utilizzati nell’esecuzione dei riti.
Sotto diversi aspetti questo libro propone anche una riflessione sulla temporalità del cristianesimo a partire da nozioni relative al tempo reale del rito, al tempo dell’escatologia e, infine, a quello dell’anticipazione del fine ultimo e della teologia della liturgia, che l’esecuzione dei riti, nella loro dimensione sensoriale, permette di far esistere. Il libro tocca anche il tema del posto del corpo nella concezione cristiana dell’uomo, la quale, dal momento della ricezione della filosofia antica, ha generalmente considerato il corpo umano come il tempio interiore di Dio e della chiesa.
Lo studio si compone di quattro parti, a loro volta suddivise in capitoli. Nella parte prima (La teologia cristiana dei cinque sensi), dopo un capitolo dedicato a I cinque sensi della Bibbia, dove si abbozza un panorama quanto più completo possibile per far risaltare gli elementi importanti della dimensione sensoriale della cultura cristiana plasmata dai testi biblici, e dopo un capitolo su I cinque sensi nella teologia cristiana, nell’Antichità e nel Medioevo, il capitolo III, Liturgia e sinestesia nel cristianesimo, descrive il Rito della dedicazione della chiesa come espressione perfetta della sinestesia della liturgia. Al centro delle ricerche sui cinque sensi si trova il tema della sinestesia: l’effetto sensoriale prodotto dall’interazione dei differenti sensi tra essi. Oltre ai propri effetti, la sinestesia permette anche di affrontare alcune questioni centrali per la teologia. Per gli autori cristiani dell’Antichità, l’armonia e l’ordine della liturgia, di natura sinestetica, sono direttamente associati alla sonorità musicale e al suo ritmo nello svolgimento del rito. L’essenziale delle idee formulate da sant’Agostino sulla sinestesia, la costruzione dell’uomo interiore mediante i sensi corporali e l’attivazione del senso del cuore, conoscerà un enorme successo presso numerosi teologi del Medioevo, in primo luogo san Bernardo. Per lui, i cinque sensi creano le condizioni per la conoscenza di Dio e per l’amore dell’uomo verso il suo creatore.
La parte seconda (Fare la messa con i sensi) è composta dai capitoli IV-VII. Nel capitolo IV, Entrare in chiesa con i sensi, si descrive il connubio tra teologia e pratica rituale. Soprattutto a partire dall’età carolingia, con le grandi figure della teologia come Amalario di Metz, l’esegesi della liturgia propone una lettura interpretativa dei principali riti della chiesa, a cominciare da quello della messa. Per i commentatori della liturgia medievale, tra i quali Jean Beleth, Ruperto di Deutz, Sicardo di Cremona e soprattutto Guglielmo Durando nel XIII secolo, tutti gli elementi che compongono il rito – attori, oggetti, luoghi, documenti liturgici, vesti – sono carichi di un significato simbolico. La liturgia della messa è anche fatta di cose tangibili, visibili e sonore, cioè di tutto ciò che riguarda la dimensione sensoriale, che si manifesta in tutti gli elementi del rito e in particolare nell’arte attraverso gli oggetti liturgici, le immagini monumentali che decorano lo spazio della chiesa, o anche le vesti dei celebranti. A queste ultime è dedicato il capitolo V, Vestirsi per la liturgia. Suggestive le intuizioni sulla mano, il guanto e il tatto nella liturgia o sulla casula come una “seconda pelle” per il prete durante la celebrazione. Ma il capitolo VI, su L’attivazione sensoriale del libro dei Vangeli nella messa, è un vero capolavoro. Nel Medioevo, specialmente in età carolingia, il libro liturgico ha una relazione così stretta con il corpo che giunge a essere considerato esso stesso come un corpo. Da qui l’espressione “libro-corpo” coniata dall’autore. Il libro liturgico è considerato come un “luogo sacro”, come uno “spazio sacro”, poiché è prima di tutto, e al di là del suo compito funzionale nello svolgimento della celebrazione, il “luogo” che contiene e trasmette la Parola divina. Il tema del “libro-cuore”, immagine per eccellenza di ogni cristiano, conseguenza dell’interpretazione fatta dai teologi del passo della Lettera ai Corinzi (3,2-3), ha originato degli sviluppi ulteriori, specialmente da parte di Pietro Comestore, nel XII secolo, sul simbolismo della fabbricazione del libro applicato al cristiano, nel quale viene spiegato in particolare che la pergamena è un’immagine del cuore del cristiano che egli deve purificare e pulire allo stesso modo di come, con il raschietto, si pulisce la pelle animale. Il libro liturgico è in grado di incarnare il divino a motivo del suo contenuto sacro. A questo titolo, dev’essere attivato dai sensi nel rito affinché permetta la rivelazione del divino e ne renda possibile la “presenza reale” nella celebrazione per raggiungere il risultato teologico ricercato. Questa dimensione simbolica del libro liturgico, considerata come uno spazio della rivelazione la cui attivazione avviene nella liturgia attraverso tutti gli aspetti della materialità del manoscritto e che fa ampiamente appello alla sensorialità, è particolarmente notevole nel caso dei libri dei Vangeli e degli evangeliari. L’Evangeliario di Godescalco, realizzato tra il 781 e il 783 per Carlomagno e sua moglie Ildegarda, costituisce uno dei migliori esempi che permette di illustrare l’attivazione sensoriale completa del libro liturgico destinato alla lettura della messa. Il capitolo VII, Vedere e comprendere i canti della messa, chiude questa parte. In esso si rammenta il passo della Lettera ai Romani (10,8-10) come testo fondatore della vox ecclesiae nelle assemblee. Esso fonda tutta la teologia della voce in liturgia, come anche del canto e della lettura, mettendo l’accento fondamentalmente sul tema della confessione della e per mezzo della bocca. Echi di quest’insegnamento si ritrovano in Giovanni Scoto Eriugena e nella frase conclusiva del capitolo 19 della Regola di san Benedetto, testi che invitano a considerare l’atto del canto, come quello della lettura, ossia tutto ciò che riguarda l’espressione nella liturgia, di natura vocale, come la realizzazione della confessione del cuore dell’uomo nel momento in cui si svolge il rito liturgico. Sarà Valafrido Strabone, nel IX secolo, a spiegare che la diversità delle voci che si esprimono nella liturgia riflette i tesori del cuore con i quali esse devono concordare.
Nella parte terza (La consacrazione eucaristica e i cinque sensi), dopo un capitolo in cui si approfindisce Il visibile e l’invisibile nel rito della consacrazione dell’eucaristia, in cui Palazzo propone una lettura inedita dell’iconografia dell’avorio di Francoforte, il capitolo IX, I cinque sensi nell’eucologia della messa e nell’illustrazione delle preghiere del canone, s’interessa dell’espressione della sensorialità in alcuni elementi dell’eucologia della messa. Lo studio mette in luce il modo in cui i cinque sensi intervengono particolarmente al momento della realizzazione del rito e dell’attivazione sensoriale del celebrante, che deve pronunciare le preghiere ed effettuare i gesti della consacrazione. Segue il capitolo X, L’attivazione della sinestesia nella liturgia della messa, che prende spunto dal “cartulario” di Saint-Martin-du-Canigou, conservato presso la Bibliothèque de l’École nationale supérieure des beaux-arts a Parigi, per descrivere gli oggetti liturgici, come il calice e la patena sull’altare o il gesto liturgico dell’incensazione o il suono delle campane e degli olifanti.
La parte quarta (Due pratiche particolari: i riti devozionali e battesimali), l’ultima di questo corposo volume, affronta, nel capitolo XI su Le pratiche liturgiche devozionali e l’attivazione dei sensi, le differenti implicazioni sensoriali delle pratiche devozionali, di natura liturgica, che è possibile conoscere a cominciare da testi provenienti dalla letteratura agiografica o visionaria del Medioevo. Il capitolo XII, I riti battesimali e le loro implicazioni sensoriali, ci ricorda che il Medioevo accorda un posto di primo piano al gesto dell’unzione. I riti dell’iniziazione cristiana (battesimo e confermazione), l’unzione dei malati, gli esorcismi o anche la consacrazione del re o di un imperatore comportano delle unzioni su diverse parti del corpo, corrispondente ai cinque sensi. Affinché il corpo del nuovo cristiano possa essere purificato dall’acqua del battesimo, dalle unzioni con il santo crisma e dalla confermazione, occorre poter anche esorcizzarlo da tutte le potenze del male. Ciò spiega il parallelo che si constata tra la liturgia battesimale da un lato e quella dell’esorcismo dall’altra, o anche quella dell’unzione dei malati. Nel pieno Medioevo, al tempo della contestazione dei sacramenti, alcuni testi mostrano che il compito dell’esorcismo è assunto dall’eucaristia, in una specie di mimetismo liturgico e teologico dei riti del battesimo e dell’unzione dei malati, ispirati dall’esegesi del passo del Vangelo di Marco che descrive l’azione di Cristo che guarisce il sordomuto.
Nella Conclusione si richiamano i punti salienti del testo, ricordando che la liturgia è la modalità principale dell’incarnazione di Cristo reso visibile nel quotidiano degli uomini. Una corposa Bibliografia (14 pagine) mostra con accuratezza come l’autore sia riuscito a sostenere il suo impianto teologico. Gli Indici, data la vastità del tema trattato, sono tre: dei nomi di persona, dei luoghi e un indice generale.
Il saggio di Éric Palazzo si presenta come un testo al tempo stesso divulgativo e scientifico, corredato da illustrazioni esemplificative. Esso è avvincente, districandosi agilmente nelle grandi questioni teologiche. Potrebbe sembrare che sia destinato solo ad addetti ai lavori, a consacrati e liturgisti, ma è invece un testo per tutti quelli che vogliono interessarsi di chiesa e del suo futuro, una possibilità per ritornare a discutere su come e quando i segni descrittivi dell’annuncio passano anche attraverso la riscoperta dei cinque sensi e, quindi, di noi stessi.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
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