«L'origine prima di questo libro si colloca alla fine del secolo scorso, quando fui titolare dell'insegnamento di Filosofia del Diritto nella sede di Alessandria dell'Ateneo torinese, poi divenuta Università del Piemonte Orientale. Le lezioni che tenni dal 1996 al 1999 furono da me raccolte con il titolo: "Il diritto e i suoi contesti problematici. Immagini di conoscenza giuridica" e pubblicate da Cedam nel 2000. Il successo, anche fuori dal circuito universitario, che fece esaurire l'opera in brevissimo tempo, e le ripetute e commoventi richieste dei miei estimatori (studiosi, ma soprattutto studenti) mi indussero, nel 2011, a rivedere il testo, arricchendolo con le risultanze delle mai abbandonate ricerche sulle infinite angolazioni del fenomeno della giuridicità e sulle premesse metateoriche del diritto penale. L'Università italiana mi aveva, nel contempo, posto davanti al bivio di collocare la mia posizione universitaria nel settore delle discipline penalistiche o nel settore delle discipline filosofiche. L'opzione per il diritto penale non mi ha impedito di continuare a coniugare la ricerca penalistica con la filosofia giuridica, la cui interrelazione risponde ad una risalente e prestigiosa tradizione dell'accademia tedesca: "ohne Philosophie ist das Strafrecht undenkbar" scriveva Giuseppe Bettiol (e lo scriveva in tedesco), alludendo, peraltro, più alle premesse assiologiche che alle premesse epistemologiche del diritto penale. Le ricerche di metascienza e di filosofia del diritto sono venute a saldarsi, in progresso di tempo, non soltanto con le ricerche penalistiche, ma anche con gli studi di antropologia giuridica. Nel quadro metacontestuale del lavoro, si confrontano, dunque, tradizioni ed accostamenti problematici sensibilmente diversi, che ho ritenuto di suddividere in tre parti, assecondando un sintagma orientato ad una ridefinizione della conoscenza giuridica, la quale culmina nella versione più radicale del cognitivismo. Questo profilo emerge soprattutto nell'ultima parte della indagine, recante la tesi di fondo del libro, a mente della quale la giuridicità si emancipa dalla dimensione di mero oggetto di conoscenza, per assumere il ruolo di filtro cognitivo, capace di decodificare tematiche e problematiche extragiuridiche, come la teoria dei giochi, la tragedia greca, il dramma wagneriano, l'analisi macrostorica, la comparazione fra mitologie e modelli di religiosità.» (Dalla prefazione)