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Descrizione
Nell'affrontare il vasto panorama offerto dalla letteratura sull'argomento, il libro tratta il tema del rapporto tra cinema e psicoanalisi tenendo conto degli sviluppi interdisciplinari che ne hanno caratterizzato l'evoluzione. Si tratta di un percorso tematico che consente di cogliere assonanze tra differenti modelli di ricerca che si sono dovuti confrontare sia con le innovazioni tecnologiche del mezzo cinematografico, sia con i nuovi modi di accesso alla fruizione filmica. Se da un lato la filosofia analitica di derivazione cognitivista (la cosiddetta Post-Theory) e la più recente neurofilmologia descrivono la partecipazione dello spettatore cinematografico nei termini di una risposta emotiva alle immagini del film risultante dalle forme di empatia e di rispecchiamento corporeo e motorio, dall'altro la psicoanalisi legge il coinvolgimento spettatoriale alla luce dei processi preconsci e inconsci che sono alla base di quelle forme di identificazione e di proiezione, di narcisismo e di voyeurismo, collocabili nel punto di incontro tra sguardo e desiderio propri del regime scopico. Tali argomenti costituiscono il cardine di questo lavoro che vede altresì il passaggio dalle celebri analisi sul significante immaginario di Christian Metz - "inventore" della semiologia del cinema, nonché pioniere dell'incontro tra sociosemiotica e teoria psicoanalitica - fino ai recenti studi di psicoanalisi del cinema orientati, sull'esempio di Slavoj Zizek, verso gli aspetti del pensiero lacaniano che riguardano il registro della pulsione e della sua relazione con lo sguardo nella sua forma perturbante. Uno sguardo che testimonia il rovesciamento e la messa in crisi delle tradizionali norme linguistiche operata da molti registi della contemporaneità.
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