In difesa della vita nascente
-Statuto dell'embrione umano
EAN 9788890831683
Il testo di Anthony Okechukwu Nnadi nasce da una profonda riflessione sulla questione dibattuta e controversa dell’attribuzione del concetto di persona all’embrione umano fin dal concepimento. L’autore esamina tale problema suddividendo il testo in tre capitoli: il primo esamina lo statuto biologico dell’embrione umano; il secondo lo statuto ontologico e il terzo lo statuto giuridico.
Nel primo capitolo si sottolinea che i filosofi, i medici clinici e i legislatori, prima di giungere a delle decisioni legali o azioni tecniche inerenti all’embrione, dovrebbero conoscere o condividere la realtà biologica dell’embrione. Lo studio dell’embriologia ha favorito l’osservazione delle prime fasi di sviluppo embrionale e della fase preparatoria alla fecondazione. Si nota, dall’osservazione dei primi otto giorni, che nel processo della fecondazione avviene l’unione dei due gameti: il gamete maschile e il gamete femminile che insieme formano uno zigote o un uovo fecondato. Con la fecondazione dell’ovulo si attua l’unione del Dna dello spermatozoo (23 cromosomi) con il Dna dell’ovocita (23 cromosomi) e, nel corso di 24 ore, si forma una cellula con 46 cromosomi contenente le informazioni genetiche complete e tipiche di una “specifica persona”: la prima cellula dell’embrione umano (che alcuni hanno denominato pre-embrione, quasi per identificare una fase non ancora pienamente umana della realtà biologica). «La tesi del non considerare l’embrione umano nel primo giorno o ricordare che il patrimonio genetico si forma in questo momento non regge, dunque, se si compie una rigorosa analisi, perché la biologia dello sviluppo dimostra che dopo la fecondazione nulla viene aggiunto» (p. 26). In ogni caso, occorre differenziare il concetto di identità (che cos’è) da quello di individualità (quanti sono); pertanto non dovrebbe esserci alcuna difficoltà a identificare la natura umana dell’embrione a prescindere dal definito numero di individui a cui potrà dare origine. Componente essenziale dell’uomo è la sua corporeità; la biologia sostiene che il corpo prende forma nel momento della fusione dei gameti maschili e femminili, cioè nel momento della fecondazione. Da quest’unione dello spermatozoo e dell’ovocita ha luogo un nuovo sistema che si distingue in: unicità, individualità e autonomia. Quindi, si tratta di una nuova unità biologica che è da subito dotata di attività propria, mediante la quale attivamente progredisce nella costruzione di sé con le proprietà biologiche di coordinazione, continuità e gradualità. Sostanzialmente non c’è differenza tra sviluppo biologico e corporeo dell’embrione umano, ma soltanto di sviluppo tra il primo momento del concepimento e il momento della nascita.
Il secondo capitolo delinea lo statuto ontologico dell’embrione umano cioè la fase embrionale della vita della persona umana. Giovanni Paolo II, nella sua riflessione, scrive che l’uomo, perché è persona, ha una sua storia nella sua vita e soprattutto ha una propria storia della sua anima, ha una sua storia personale con gli altri uomini mediante relazioni, contatti, situazioni, legami che egli instaura fin dal concepimento. Non si tratta semplicemente di dare risposta “a chi è l’uomo”, ma di sottolineare la centralità della persona. Boezio definisce la persona “sostanza individuale di natura razionale”. Il concetto di sostanza è il fondamento e si riferisce a una persona precisa, unica e irrepetibile, applicato all’uomo come spirito incarnato, dotato di natura razionale che indica la ragione, il pensiero, la parola, il linguaggio, la comunicazione e la relazione, la libertà, l’interiorità e l’intenzionalità. La persona umana, quindi, è composta di corpo e anima intellettiva, determinatore, unificatore e permanente dell’organismo umano. Bisogna, però, non far coincidere il soggetto con la sua capacità di compiere gli atti che sono propri della natura, prima di definire quale sia la sua identità. Mentre la biologia aiuta a chiarire il processo di sviluppo dell’embrione dalla fusione dei due gameti maschile e femminile in poi, la filosofia aiuta a chiarire in primo luogo se l’embrione è persona umana e in secondo luogo per quale ragione la persona dev’essere rispettata nella sua dignità. Dai dati forniti dalla scienza biologica si nota che, con la fecondazione inizia un nuovo ciclo della vita umana, il processo di sviluppo dell’embrione durante il quale si verificano particolari proprietà: coordinazione, continuità e gradualità. Il carattere della coordinazione sottolinea il fatto che l’embrione non è un semplice ammasso di cellule ma un individuo reale. Dalla fecondazione si ha un’entità nuova, una persona umana che inizia e continua a esistere. I diritti della persona sono riconosciuti in quanto persona, non sulla capacità di relazione, capacità di agire, o di autodeterminazione. Ma quando la persona comincia a essere? La presenza concreta della persona sussiste essenzialmente nella sua corporeità; perciò si può affermare che la persona comincia a essere presente concretamente quando comincia a esistere il suo corpo e ciò accade, come ci rivela la scienza biologica, con la fusione dei due gameti. «Nel personalismo ontologico si sostiene che l’embrione umano è una persona e deve avere tutti i diritti della persona fin dall’inizio della sua vita» (p. 57).
Il terzo capitolo, sullo statuto giuridico dell’embrione umano, cita il Codice Civile Italiano, che nell’art. 1 dice: «La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita». La tesi dell’autore è di tutelare i diritti di un soggetto che esiste già e che ha la capacità giuridica definitiva e non provvisoria fin dalla fecondazione in virtù del principio di eguaglianza. La legge 194 dice che entro novanta giorni la donna che accusa circostanze di un “serio pericolo” per la sua salute psichica e fisica, o condizioni economiche, sociali o familiari, anomalie o malformazioni del concepito richiede l’interruzione della gravidanza. La legge evoca e considera il diritto dell’autonomia della donna negando quello del concepito. La legge 40 è la norma italiana sulla fecondazione artificiale o procreazione medicalmente assistita approvata nel 10 febbraio 2004. L’art. 13 vieta ogni tipo di sperimentazione su ciascun embrione umano e l’art. 14 pone limiti all’applicazione delle tecniche sugli embrioni. Quindi, tali articoli della legge 40 pongono dei limiti agli scienziati in quanto se si parla dei diritti del concepito si deve proibire ogni tipo di sperimentazione. L’art. 1 in caso di problemi di sterilità e di infertilità consente il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, assicurando i diritti di tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito. Uno dei problemi sollevati della legge 40/2004 è proprio il soggetto di tale norma. Sembra che l’embrione sia il soggetto ma in realtà è la vittima. Giovanni Paolo II scrive: «Il diritto cessa di essere tale perché non è più solidamente fondato nell’inviolabile dignità della persona ma viene assoggettata alla volontà del più forte». Nell’art. 14 comma 1 prevede che qualora il trasferimento nell’utero degli embrioni non risulti possibile per grave o documentata causa forza maggiore relativa alla salute della donna al momento della fecondazione è consentita la crioconservazione degli embrioni stessi fino alla data del trasferimento. L’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici ha mostrato totale disappunto dal momento che l’embrione dall’art. 1 della legge 40 è un soggetto di diritto ma trattato come un materiale biologico. Nella ricerca clinica si deve seguire l’art. 6 comma 1 della legge 3 sulla procreazione medicalmente assistita che suggerisce di informare i soggetti sui metodi, sui problemi bioetici e sui possibili effetti sanitari e psicologici conseguenti alle applicazioni delle tecniche e sui rischi derivanti dalle stesse. Con la legge del 4 maggio 1983n. 184 si propone l’adozione o l’affidamento per sostenere chi ha problemi di infertilità e i bambini che aspettano di avere due genitori. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea art. 1 dichiara che la dignità umana è inviolabile e dev’essere rispettata e tutelata. Nei paesi europei lo stato giuridico dell’embrione umano non è accettato da tutti, ma con l’acquisizione della biologia e grazie ai concetti di Dna e Rna dovrebbe essere meno faticoso capire che l’embrione umano è un individuo, una persona umana che ha la sua identità diversa dai genitori. Un altro ostacolo in Europa verso il cammino del riconoscimento del diritto alla vita fin dal concepimento è il concetto di pre-embrione, protagonista dal 1° al 14° giorno, vietando la sperimentazione soltanto dopo il 14° giorno. «L’embrione umano merita una protezione giuridica della sua dignità, pertanto significa dire NO alle sperimentazioni, produzione, crioconservazione o congelamento, manipolazione e ogni singola azione che lede i diritti dell’embrione e la sua dignità e integrità» (p. 96). L’embrione è persona umana considerata dalla legge solo quando le decisioni dei legislatori relative al concepito osservano la logica della dialettica tra biologia, medicina, filosofia, teologia, etica e diritto (cf. p. 97).
L’autore conclude sostenendo che è un dovere morale trattare l’embrione umano, fin dal concepimento, come persona e ricordare che ognuno di noi è stato un embrione.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-4/2016
(http://www.pftim.it)
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