"Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” si domandava Luca (18,8).
Noi ce l’abbiamo messa tutta in questi dieci anni per esaltarla, alimentarla, diffonderla.
Una fede che profumasse di fiduciosa ricerca, di speranza, di gioia, di eternità. Per questo, dopo un animato dibattito in
redazione scegliemmo di chiamare il nostro mensile Viator, un sostantivo latino che può essere tradotto con viandante e,
in senso più largo, messaggero di buone notizie, in omaggio a uno dei massimi simboli di fede, il pellegrinaggio, che riporta alla condizione dell’uomo che ama descrivere la propria esistenza come alla scoperta di se stesso e del suo infinito divino.
Dalla nascita alla morte, infatti, la condizione di ognuno è quella di essere “homo viator”, uomo in cammino e alla ricerca
di senso, consapevole che proprio attraverso un’umanità chiaroscurale passa, trionfando, l'evidenza della presenza del Signore. (D.G.)
Mi sembra di cogliere negli articoli raccolti in questo libro una “fedeltà alla strada”, evocata dalla testata stessa del mensile, in una duplice suggestione.
“Quelli della strada”: così erano chiamati i cristiani della prima generazione, per i quali Gesù e il suo vangelo erano la strada. Un orizzonte, ognuno se ne accorgerà leggendo, inseguito in queste pagine, con la convinzione che Gesù e il suo vangelo non sono un patrimonio fermo per uomini e donne immobili.
Ma tesoro sorprendente in cui scavare insonnemente alla ricerca di cose nuove e cose antiche. Ma “donne e uomini della
strada” anche in un’altra suggestione, che va a indicare quelli che camminano nella compagnia imprescindibile delle donne e degli uomini del loro tempo. Il tempo ha date, ha giorni, ha eventi che si susseguono. Il libro porta date, porta segni del tempo che scorre. Scorre e interroga.
Chi teme l’uomo di un sol libro, ma anche di un solo paese, di un solo pensiero, chi ha passione per l’immagine libera e
aperta della strada, potrà trovare in questo libro un compagno di viaggio che racconta, ascolta, si confronta. Cosa rara, ma per questo ancor più preziosa, quasi una sfida, in una stagione di arroccamenti, verniciati subdolamente di dialogo.
(Dalla prefazione di Don Angelo Casati)