Sono già tanti anni che ho conosciuto il monaco Boguljub – veramente “caro a Dio”, come dice il suo nome. Ricordo che mi diceva: “Dagli incontri, dai colloqui e dalle lettere rimangono alcune immagini, alcune parole che il tempo non riesce a cancellare. Chiedono di essere tessute nella riflessione, nella fede e nella vita spirituale di te che le porti. Alla fine formano una tale unità che non sai se sono queste immagini a rivelare i contenuti della fede o se sono le riflessioni spirituali a fondersi con le immagini della vita. Così, in ogni mio racconto, c’è un nucleo che appartiene alla vita di una persona concreta, che è diventato ispirazione, pensiero e vissuto della mia vita spirituale. Dicendo questo, parlo dell’amore”... Che cosa è la preghiera incessante? Come si nutre il ricordo di Dio? Come certi gesti, certe parole, certi sapori riescono ad avere un gusto spirituale e fanno cogliere un po’ della luce di Dio, anche quando sono intrisi della sofferenza e del buio del mondo? Questo libro non lo spiega con dei ragionamenti. Attraverso alcuni episodi del monaco Boguljub, si viene introdotti nel suo mondo interiore fino a cogliere quel velo di mistero che avvolge il monaco e che ci fa percepire un po’ di quella presenza che Boguljub avverte dappertutto.
INTRODUZIONE
di card. Tomas Spidlik
Ai tempi dei nostri antenati, che non avevano la televisione e risparmiavano le deboli sorgenti di luce per leggere, i racconti vivi delle storie riempivano il vuoto delle lunghe sere d'inverno. La gente ascoltava per divertirsi e per abbreviare il tempo. Ma, inconsciamente, avvertiva che si trattava più del solo divertimento. Gli anziani, divenuti saggi, chinavano la testa e commentavano le narrazioni con il solito sospiro: "Così è la vita". La storiella particolare diventava un insegnamento vivo da cui si potevano trarre conclusioni morali generali. E i bambini, ai quali mancava ancora l'esperienza della vita, preferivano che le storielle fossero loro raccontate prima di addormentarsi. Avevano così delle ripercussioni nei sogni e diventavano nutrimento per i desideri da realizzare in futuro.
Non ci sorprende, quindi, che nelle scuole antiche la morale s'insegnasse solo per mezzo degli "esempi" vissuti dai saggi famosi, o dagli eroi che avevano influito sulla vita del popolo.
E la Bibbia? Essa rivela i piani di Dio e i suoi interventi nel mondo raccontando la storia del popolo eletto e dei suoi principali rappresentanti. Con questo scopo leggevano le Scritture anche i cristiani, e consideravano utile l'Antico Testamento, anche se sapevano di essere stati liberati dai suoi precetti legislativi. Quando poi i monaci desideravano condurre una vita cristiana perfetta secondo le esigenze del loro tempo, non dubitavano che la lettura delle vite dei santi fosse un mezzo migliore delle prediche generiche. Le immagini sono sempre state più utili dei concetti per ispirare uno stile di vita, fatto di gesti e di atteggiamenti concreti. Il modo di un insegnamento narrativo» viene apprezzato anche dagli psicologi moderni. La verità è qualcosa di comunicato da persona a persona, e per questo riceve uno speciale "valore". Ma, allo stesso tempo, gli intellettuali convinti e gli scienziati sollevano l'obiezione che una verità comunicata in questo modo viene declassata e, perdendo la sua assoluta "oggettività", diventa "soggettiva".
Un grande pensatore e maestro dei tempi antichi, Platone, che riuniva nella sua persona doti che sembrano opposte — quelle cioè di uno straordinario intellettuale e allo stesso tempo di un grande poeta —, trovò un compromesso felice. Propose le verità eterne nella forma di "dialoghi" tra amici. Lo scopo di questo genere letterario non era puramente divulgativo. Egli era intellettuale al massimo grado, ma non un "intellettualista". Questi ultimi vorrebbero applicare le verità prefabbricate nella loro mente alla realtà concreta del mondo visibile. Platone, al contrario, voleva insegnare ai suoi discepoli l'arte di saper sollevare la mente dalle cose concrete alle verità eterne. Nei suoi dialoghi, l'aspetto dialogale concreto è assai ridotto, serve soltanto come punto di partenza, come base per la scansione della narrazione ed occasione del volo verso l'alto. Questa è la nota essenziale della poesia.
Il libro che ora prendiamo tra le mani è opera di un artista di un genere diverso, di un maestro in pittura. Mah anch'egli ha voluto comunicare agli altri con parole ciò che matura nella sua mente quando contempla la realtà con gli occhi, ha scelto un genere letterario molto vicino ai dialoghi platonici. Si può dire, tuttavia, che in un aspetto egli sia più esplicito. Bisogna elevare la mente. Allora ci si chiede: fin dove? Platone non dubita che la cima più alta sia Dio stesso. Però teme che non tutti ne siano capaci.
Perciò egli fa un'insolita distinzione fra la conoscenza diretta di Dio (theología) e la conoscenza delle cose "di sopra", considerate ugualmente divine (meteorologia), ma senza essere Dio stesso. La prima è opera dei poeti, la seconda è raggiungibile dai metafisici. I dialoghi di Platone sono destinati per lo più ai secondi. L'autore dei "dialoghi" che presentiamo non accetta questa divisione. Suppone che la vocazione di elevare la mente a Dio sia data a tutti gli uomini di buona volontà, semplici o dotti, e persino non credenti. E perciò, nel suo stile, riduce quasi al minimo non solo l'elemento narrativo, ma anche quello intellettuale, per dare la possibilità al lettore di elevarsi con lo Spirito fino alla verità spirituale e divina nel senso vero e proprio. Da queste contemplazioni spirituali, si torna alla vita rinnovati nel pensiero e nell'immaginazione.
Forse sarà utile illustrare quanto abbiamo detto con due esempi concreti. Il primo è tratto dalla vita di Raffaello. Raffaello, a quanto si racconta, da giovane aveva in mente una visione viva della bellezza della Madonna. Come artista, naturalmente, desiderava dipingerla. Ma come trovare la giusta forma? Le ragazze che osservava attorno a sé davano l'impressione di essere belle, ma nessuna di loro corrispondeva all'ideale che aveva nella sua mente. Ma un giorno venne una sorpresa. Camminando per le strade di Firenze, incontrò una giovane e rimase stupefatto. Sarebbe stata lei la Madonna? È difficile. Esternamente, si trattava di una ragazza uguale alle altre. Ma aveva una caratteristica speciale: fissando gli occhi su di lei, nella sua mente era evocata la visione interiore della Madonna. La ragazza divenne allora simbolo efficace di questo processo. Raffaello la dipinse come la Madonna. Che insegnamento ne viene per noi? Tutto quanto vediamo intorno si può personalizzare come se si trattasse di tante ragazze, che tuttavia diventano realmente belle solo nel momento in cui riusciamo a vedere in loro la Madonna, cioè quando siamo capaci di vederle come simbolo di una bellezza spirituale. Venerarle senza questa fede equivarrebbe all'idolatria. Il secondo esempio è tratto dalla vita di san Gregorio Nazianzeno. Gregorio amava gli studi intellettuali e, ammirando la nobiltà delle idee, scriveva poesie per celebrare la bellezza di Dio. Fu però coinvolto nelle discussioni con i cosiddetti ariani. Scopri che questi erano pensatori eccellenti, maestri nell'esercizio di dispute erudite sulla verità. Nonostante ciò, non riuscivano a credere nella divinità di Cristo, a riconoscere in Lui la Verità incarnata. Gregorio li presenta con questa caratteristica: essi hanno convertito la "teologia" in "tecnologia". Con le loro idee costruiscono un palazzo di vetro dove non c'è né vita né amore, un palazzo quindi che non può neanche servire da abitazione per l'uomo vivo che desidera vivere ed amare.
Nel mondo di oggi, sia l'idolatria della bellezza superficiale che la "tecnologia" di vane costruzioni razionali sono assai diffuse. Il libro che abbiamo nelle mani può essere un aiuto a superare questi pericoli. Auguriamo, quindi, a tutti i lettori la grazia di usarlo con profitto spirituale.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
L ORO DELL'ICONA
... Ivan era alla guida della sua auto. Insieme a lui viaggiavano la moglie e i loro tre bambini, di ritorno da una settimana di vacanze. Era un momento particolarmente calmo, quell'ora del tardo pomeriggio, quando il sole di settembre scende e tinge tutto della luce nella quale i colori cominciano a congedarsi dal giorno. La strada era libera, la macchina scivolava quasi da sola. I bambini dietro cinguettavano. Già da un po' di tempo la moglie accanto a lui era in silenzio. Ivan ripercorreva ancora alcuni episodi dei giorni passati.
C'erano dei momenti di quei giorni che gli ritornavano spesso nella memoria con una tale naturalezza che ci si intratteneva volentieri e li ripassava molte volte senza stancarsi. In modo particolare, aveva segnato queste vacanze un monaco, che quasi per caso avevano incontrato nel famoso monastero della Madre di Dio. Erano arrivati fin là per vedere gli antichi affreschi del refettorio e altre opere d'arte di un certo valore presenti nel monastero.
Ivan e sua moglie Zvezdana di per sé non erano credenti, neanche battezzati.