La profonda, anche se scomoda, obbedienza alla chiesa, la fedeltà alla propria parrocchia, il rifiuto di strumenti potenti e consumistici (televisione, cinema, bar ecc.) e l’esclusiva dedizione di don Milani alla gente del suo popolo, hanno fatto di Barbiana il luogo dell’incarnazione e della sovranità suprema raggiungibile dall’uomo.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
QUESTO LIBRO NON È SCRITTO PER GLI INSEGNANTI, MA PER I GENITORI. È UN INVITO A ORGANIZZARSI.
A PRIMA VISTA SEMBRA SCRITTO DA UN RAGAZZO SOLO. INVECE GLI AUTORI SIAMO OTTO RAGAZZI DELLA SCUOLA DI BARBIANA.
ALTRI NOSTRI COMPAGNI CHE SONO A LAVORARE CI HANNO AIUTATO LA DOMENICA.
DOBBIAMO RINGRAZIARE PRIMA DI TUTTO IL NOSTRO PRIORE CHE CI HA EDUCATI, CI HA INSEGNATO LE REGOLE DELL'ARTE E HA DIRETTO I LAVORI.
POI MOLTISSIMI AMICI CHE HANNO COLLABORATO IN ALTRO MODO:
PER LA SEMPLIFICAZIONE DEL TESTO, VARI GENITORI.
PER LA RACCOLTA DEI DATI STATISTICI, SEGRETARI, INSEGNANTI, DIRETTORI, PRESIDI, FUNZIONARI DEL MINISTERO E DELL'ISTAT, PARROCI.
PER ALTRE NOTIZIE, SINDACALISTI, GIORNALISTI, AMMINISTRATORI COMUNALI, STORICI, STATISTICI, GIURISTI.
***
Cara signora,
lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.
Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che « respingete ».
Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.
La timidezza
Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.
Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto.
Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla.Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sé. Gli operai poi non se ne parla.
Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento.
Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è né viltà né eroismo. È solo mancanza di prepotenza.
I montanari
la pluriclasse
Alle elementari lo Stato mi offrì una scuola di seconda categoria. Cinque classi in un'aula sola. Un quinto della scuola cui avevo diritto.
È il sistema che adoperano in America per creare le differenze tra bianchi e neri. Scuola peggiore ai poveri fin da piccini.
scuola dell'obbligo
Finite le elementari avevo diritto a altri tre anni di scuola. Anzi la Costituzione dice che avevo l'obbligo di andarci. Ma a Vicchío non c'era ancora scuola media. Andare a Borgo era un'impresa. Chi ci s'era provato aveva speso un monte di soldi e poi era stato respinto come un cane.
Ai miei poi la maestra aveva detto che non sprecassero soldi: « Mandatelo nel campo. Non è adatto per studiare ».
Il babbo non le rispose. Dentro di sé pensava: « Se si stesse di casa a Barbiana sarebbe adatto ».
Barbiana
A Barbiana tutti i ragazzi andavano a scuola dal prete. Dalla mattina presto fino a buio, estate e inverno. Nessuno era « negato per gli studi ».
Ma noi eravamo di un altro popolo e lontani. Il babbo stava per arrendersi. Poi seppe che ci andava anche un ragazzo di S. Martino. Allora si fece coraggio e andò a sentire.
Il bosco
Quando tornò vidi che m'aveva comprato il bosco una pila per la sera, un gavettino per la minestra e gli stivaloni di gomma per la neve.
Il primo giorno mi accompagnò lui. Ci si mise due ore perché ci facevamo strada col pennato e la falce. Poi imparai a farcela in poco più di un'ora.
Passavo vicino a due case sole. Coi vetri rotti, abbandonate da poco. A tratti mi mettevo a correre per una vipera o per un pazzo che viveva solo alla Rocca e mi gridava di lontano.
Avevo undici anni. Lei sarebbe morta di paura. Vede? ognuno ha le sue timidezze. Siamo pari dunque.
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Lucia Carli il 19 novembre 2015 alle 00:16 ha scritto:
Ho comprato questo libro per regalarlo ma non ho potuto fare a meno di leggerlo tutto d'un fiato prima di consegnarlo. Bel trattato di pedagogia scolastica che condivido e che dovrebbero leggere tutti gli insegnanti della nostra scuola.
Prof. Stefano Coccia il 27 ottobre 2017 alle 01:07 ha scritto:
Libro davvero molto bello. L'opera riflette l'esperienza di don Milani che, nel 1954, si era dedicato attivamente all'organizzazione di una scuola popolare. I suoi ragazzi pubblicarono questa lettera che si presenta come un'accusa ad una scuola selettiva di quel tempo, che pur essendo una "scuola dell’obbligo", determina una grande ingiustizia sociale. La lettera è indirizzata ad un insegnante che ha bocciato alcuni ragazzi di Barbiana. Da questa occasione nasce un’immagine amara e realistica del mondo della scuola, segnata da profonde contraddizioni sociali, una scuola che sembra "tagliata su misura dei ricchi". Nel libro, arricchito da tavole statistiche e documenti come prova delle affermazioni contenute nel testo, i ragazzi descrivono la cosiddetta "scuola dell’obbligo" dove si verifica la selezione che colpisce con maggior frequenza i figli degli operai e dei contadini e considerando intoccabili i "Pierini", cioè i figli delle classe più ricca. I figli dei contadini e degli operai vengono considerati diversi perché privati di un patrimonio culturale che è a disposizione dei ricchi e subiscono profonde umiliazioni anche a scuola, dove le differenze sociali e culturali vengono messe in evidenza. La proposta che i ragazzi di don Milani fanno è quella di una scuola nuova dove non si bocciano "quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno" e agli svogliati basta dare uno scopo. Questo metodo, già attuato a Barbiana, dovrebbe produrre una scuola veramente giusta dove si realizzi un'uguaglianza socio-culturale, in cui rientrino anche i ragazzi diversi. A Barbiana lo studio si svolge in modo collettivo e tutti gli alunni vengono responsabilizzati. La lettera evidenzia le carenze più comuni della scuola italiana, di quel periodo storico, ed i rimedi da attuare come la mancanza di volontà politica per realizzare le riforme. La lettera, infine, è rivolta ai genitori dei ragazzi respinti perché si organizzino. Io penso che questa lettera possa essere, anche ai nostri giorni, utile per riformare la scuola ed i metodi d'insegnamento ormai obsoleti.
Giorgio Rejna il 26 settembre 2019 alle 22:00 ha scritto:
Ho letto per la prima volta questo libro nell'anno 1976, dopo aver fatto gli esami di maturità; di don Milani conoscevo solo le lettere; questo libro, complementare alle "Lettere" rivela la passione educativa e l'amore per gli ultimi, i dimenticati, di questo prete che, pur essendo stato mandato "in esilio" in uno sperduto paesino di montagna, ha trasmesso la sua vasta cultura ed amore per il sapere. Nella sua semplicità sconcertante dovrebbe essere letto obbligatoriamente dagli insegnanti di oggi.
Prof. Federica Biancalana il 21 luglio 2023 alle 15:28 ha scritto:
molto bello