INCIPIT : L’orologio segna le undici esatte. Manca ancora mezz’ora all’appuntamento con Arnaldo, presso l’Orto Botanico. Una buona occasione per fare una passeggiata ristoratrice, rientrare in contatto con i ‘suoi’ alberi e straniarsi un po’ con loro. Luca s’incammina per il sentiero sterrato allentando il suo abituale passo spedito, assunto da tempo come ‘esercizio salutare per il cuore’, ma, in realtà, frutto della sua fobia contro i tempi morti. Una malattia cronica che lo affligge da tempo, proporzionale all’età e renitente anche alle riprovazioni della sua compagna, costretta a rincorrerlo e a sacrificare il suo spirito contemplativo. Arnaldo, come il solito, è alle prese con il suo computer. Lo ha sentito arrivare e lo saluta di sfuggita, senza voltarsi. «Sempre in postazione!» dice Luca sbirciando lo schermo. «Cl’azidaint què, l’è più tastàun d’un mol (Quest’accidenti qui, è più testone di un mulo!)». Luca apre la borsa, estrae un corposo fascicolo e glielo porge. «Allora è finito» dice Arnaldo accogliendolo con lo stesso sguardo di quando, quattro anni prima, fu lui a consegnarli il suo manoscritto. «Qui non c’è soltanto la mia storia di partigiano» dichiarò allora con un misto di orgoglio e di pudore, «c’è tutta la mia vita».
QUARTA DI COPERTINA : Giugno 1944: Arnaldo, ancora diciottenne, per sfuggire al reclutamento della Repubblica di Salò, sceglie con alcuni coetanei di unirsi ai partigiani della Stella Rossa, comandata da Lupo, nella zona di Montesole, futuro teatro della strage di Marzabotto. Dopo il terribile impatto della fucilazione di un gruppo di prigionieri, affronta la durezza della vita randagia nei boschi e assiste sgomento alla separazione della Stella Rossa: solo la minoranza dei ‘modenesi’, al comando di Sugano, segue le direttive del Comando Regionale di trasferirsi alla Repubblica di Montefiorino. Superata la delusione e la tentazione di tornare a casa, vi si aggrega anche assieme al fratello. All’arrivo, dopo una marcia spossante, si immerge nel clima di euforia e di esaltazione che regna fra le fila dei partigiani presenti a migliaiaia ed in costante crescita. Ma dura poco perché, imprevedibilmente, i tedeschi partono all’assalto in schiacciante superiorità di mezzi e tutta la Armata, guidata da Armando, è costretta ad abbandonare il territorio. Sugano e i suoi uomini, al momento di attraversare il Passo delle Forbici per unirsi agli alleati, vengono sorpresi dai tedeschi e, impossibilitati a difendersi, subiscono gravi perdite e si disperdono. Arnaldo è colpito alla gamba destra, una ferita che, in carenza di cure adeguate, dopo un calvario di oltre tre mesi e mezzo, lo costringerà alla mutilazione.