Maria nel pensiero e nell'esperienza di S.Massimiliano Kolbe
[Brochure]EAN 9788887931587
Il libro della Calzolaro si pone in continuità con le interessanti ri?essioni sul pensiero di Massimiliano Kolbe tenutesi in due convegni distinti presso la facoltà teologica “S. Bonaventura” in Roma, in seguito alla canonizzazione del Santo martire (18-12 ottobre 1984) e alla pubblicazione della nuova edizione dei suoi scritti (24-27 settembre 2001). Nell’ultimo di questi due convegni, alcuni studiosi face- vano dei rilievi critici sul pensiero del Santo francescano e si auguravano che per l’avvenire se ne potessero approfondire alcuni aspetti e, per altri, tentarne una rivisitazione con l’intento di adeguarlo alla cultura e alla sensibilità odierne. Concretamente, questi studiosi ponevano un problema di ermeneutica e di attualizzazione di tutta l’eredità kolbiana.
La Calzolaro, proprio all’inizio del libro, annota che «le istanze di quel congresso non sono state ancora, a distanza di più di dieci anni, effettivamente recepite in ambito kolbiano» (p. 6) e manifesta la sua intenzione di accogliere quelle proposte emerse e di volere, a distanza di tempo, entrare «nell’ipotetico dibattito sul pensiero e sulla spiritualità di S. Massimiliano Kolbe» (p. 6). L’intento dichiarato dell’Autrice è, quindi, quello di porsi in continuità con quel convegno accettando la s?da lanciata da quegli studiosi. Il libro si sviluppa per quattro capitoli e prende avvio con il proporre una sintesi del pensiero mariologico kolbiano sistematizzato intorno al rapporto della Vergine con ognuna delle persone della SS. Trinità.
Questo tentativo di organizzare il pensiero mariologico di Kolbe risulta interessante e ne mette in luce il fatto originale che lo caratterizza, ma, a nostro modo di vedere, è condotto con estrema sintesi, mentre, visti gli studi a disposizione, poteva essere più ampiamente analizzato. Quindi, la Calzolaro ci fa vedere come nella mariologia di Kolbe il nostro riferimento a Maria è collocato al cuore stesso del mistero trinitario, fonte della nostra fede, perché lei, l’Immacolata, è «il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio» (p. 9). Anche le funzioni di Maria all’interno del disegno della salvezza: mediazione universale, maternità universale, corredenzione, vengono viste collocate dal Martire polacco in relazione al suo rapporto con la Trinità. Per la Calzolaro, la pagina più bella della mariologia di Kolbe rimane quella scritta dalla sua vita di mistico, sintetizzata nella consacrazione totale all’Immacolata, che ha costituito la via per la sua identi?cazione a Cristo.
L’identi?carsi a Cristo, che ha il suo culmine nel bunker di Auschwitz, ha fatto di Kolbe «l’uomo del dono», «l’uomo pro-esistente», modellato dal suo amore immenso per l’Immacolata. Il suo desiderio era quello di «divenire lei» e, identi?candosi con lei, conformarsi perfettamente a Cristo. Da qui l’interessante indicazione che la consacrazione all’Immacolata deve approdare a «divenire lei» e quindi a portare il discepolo alla conformazione con Cristo. In tutta la ri?essione sull’antropologia di Kolbe, la Calzolaro si fa aiutare da due famosi discorsi di Giovanni Paolo II, pro- nunciati rispettivamente il 7 giugno 1979 nel campo di concentramento di Brzezinka e il 10 ottobre 1982 nel giorno della sua canonizzazione. In entrambi i discorsi, Giovanni Paolo II ci presenta Massimiliano come l’uomo perfettamente identi?cato a Cristo che ha trovato nell’Immacolata la radice del suo amore per l’uomo. È a questo punto che la nostra Autrice affronta il problema dell’ermeneutica e dell’attualizzazione del pensiero di Kolbe.
Nell’analizzare questo aspetto, facendosi accompagnare da illustri studiosi del pensiero e della vita del Santo, ne mette in luce il principio ispiratore e identi?ca la sua teologia, come teologia dell’esperienza, e il suo itinerario spirituale a partire dalla consacrazione all’Immacolata. Trova, però, con Calabuig, la mariologia kolbiana, in certi aspetti, un po’ datata e spesso anche segnata da punte di massimalismo. Da qui l’indicazione di fare un’opportuna opera di discernimento per cogliere ciò che «è contingente e ciò che è originale e permanente» (p. 58). E sempre con Calabuig suggerisce, «per quanto è un’operazione dif?cile, ‘la riscrittura di alcuni pensieri di Kolbe, perché mantenendo integra la sostanza siano riproposti con moduli linguistici adatti alla cultura del nostro tempo’» (p. 58).
A questo suggerimento fa seguire varie esempli?cazioni di espressioni dal suono massimalistico su cui si dovrebbe porre attenzione e da cui se ne dovrebbero prendere le distanze, magari tentando di riesprimerne la sostanza alla luce della teologia del Vaticano II. È proprio quello che la Calzolaro fa nella seconda parte del libro, lasciandosi guidare da due documenti della Chiesa che sono alla base del rinnovamento della mariologia: il capitolo VIII della Lumen gentium e la Marialis cultus. E il tentativo a noi pare ben riuscito, soprattutto là dove passa, al vaglio dell’orientamento biblico della Marialis cultus, l’af?damento a Maria. Relativamente a questo tema, la Calzolaro è convinta che, se si vuole attualizzarlo, lo si deve fondare sulla Sacra Scrittura e ne pone il punto di partenza in Gv 19,25-27, dove vi scorge ciò che è proprio di Kolbe e cioè «non solo l’accoglienza della maternità spirituale di Maria, ma anche la disponibilità a rendersi collaboratori della sua maternità verso ogni uomo», aggiungendo che «questo è l’aspetto ricco ed originale dell’af?damento kolbiano» (p. 107).
Per quanto riguarda l’af?damento, sotto l’aspetto liturgico, la nostra Autrice ricorda che Kolbe non ha usato il termine consacrazione, poi entrato nella «tradizione kolbiana», ed auspica, appoggiandosi anche sulla Redemptoris mater, che lo si possa abbandonare de?nitivamente, come già attuato dagli Statuti rinnovati della MI. Questo, per la Calzolaro, diventa per?no una necessità se si deve tenere presente il criterio ecumenico. Sempre seguendo le indicazioni della Marialis cultus, recependo anche quelle date da Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem e ne La lettera alle donne del 28 giugno 1995, molto interessante ci sembra l’analisi dell’eredità kolbiana fatta alla luce dell’orientamento antropologico. La Calzolaro ha chiaro il fatto che Kolbe è vissuto e ha scritto in tempi lontani dalla sensibilità odierna sulla condizione dell’uomo e della donna.
Così come ha chiara la convinzione del Santo che ogni generazione deve fare la sua parte. A partire da questi presupposti, la nostra Autrice ha buon gioco nell’indicarci due vie che dice obbligate ai ?ni di una attualizzazione dell’eredità kolbiana: «La prima è la presa di distanza e la ritraduzione di alcune affermazioni kolbiane antropologicamente non in linea con le aspettative dell’uomo e della donna contemporanei; la seconda è un fecondo riferimento al vissuto del santo, a quell’esperienza di vita che abbiamo de?nito la vera cattedra kolbiana» (p. 140). A questo punto, passa in rassegna, prima, i punti deboli che traspaiono anche dall’uso di certa terminologia (milizia, cavaliere, conquista, lotta…) recuperandoli con l’apporto della sua visione straordinariamente positiva dell’uomo e della sua dignità e, quindi, ne sviluppa i punti forza, giungendo ad indicare Massimiliano Kolbe come la persona proesistente, a proporlo, con De Fiores, come «modello antropologico» per l’uomo di oggi e, per?no, per altri aspetti, come un «uomo fatto madre» (p. 144).
Il libro della Calzolaro, pur con qualche limite dato dalla volontà di sintesi in qualche parte, a noi sembra interessante, soprattutto nella indicazione metodologica per una rivisitazione e attualizzazione della eredità kolbiana. L’Autrice, nella conclusione, si augura che «se il suo lavoro servirà a coloro che da una cattedra, da una rivista, dai microfoni di una radio, nell’animazione di un gruppo, comunicano il messaggio kolbiano, a ri?ettere sulla necessità di rendersi signi? cativi per l’uomo del nostro tempo, in fedeltà all’intendimento pastorale del p. Kolbe, avrò raggiunto il mio obiettivo e la ri?essione potrà continuare» (p. 162).
Siamo convinti che la Calzolaro pone nelle mani di questi addetti uno strumento utile per il loro lavoro di studio e di animazione. Aggiungeremmo che tutti gli animatori dei gruppi della MI dovrebbero farne tesoro. L’augurio è anche che possa costituire un punto di ripartenza nell’impegno di tentare ancora un’ef?cace opera di attualizzazione del pensiero mariologico di Kolbe.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2013
(www.seraphicum.com)
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Luis Manzana il 8 novembre 2017 alle 18:49 ha scritto:
Buono