A tavola nel Convento del Santo (Padova, 1829-1834)
(Centro studi anton.) [Brochure]EAN 9788885155961
Il novo volume pubblicato dal Centro Studi Antoniani propone una tematica non spesso esposta all’attenzione dei lettori. La questione della cucina del convento, vista dalla prospettiva e dalle memorie del cuoco nella terza decade del XIX secolo, è il contenuto del ms. 9 dell’Archivio della Provincia di Sant’Antonio di Padova, preparato alla stampa e introdotto da S. Malavasi. Il manoscritto, di modeste dimensioni (187x148), è abbastanza breve, perché di sole 97 pagine di cui “70 scritte di seguito e numerato dallo scrivente, bianche le successive, ma di numerazione di altra mano, scritte le 73-74 e ancora 94-95, tutte dal cuoco del convento del Santo” (p. V). L’A. ricostruisce anche l’identità del frate e la sua provenienza, supponendo che si chiamasse Giovanni Battista Stefanon (Susan), nato 31 maggio 1811 a Canal San Bovo (p. VI, nota 4).
Per quando riguarda i limiti cronologici delle memorie del manoscritto queste partono dal 1° gennaio 1829 e finiscono al 31 agosto 1834, ma senza continuità, poiché, come informa lo stesso frate, è stato mandato il 22 aprile del 1829 al convento di Riva di Trento da cui ritorna il 1° aprile 1830, ma il diario della cucina riprende solo dal 22 aprile del 1831.
Per quanto riguarda questo fatto si è notata una discordanza tra la pagina VI, dove la Malavasi scrive: “Da Riva di Trento, sede del convento francescano dell’Inviolata, tornerà il primo aprile 1831 […]”, e la dicitura del diario sulla pagina 25, riportato in corsivo, dopo la notizia del 21 aprile del 1829: “Continuazione. Il mio ritorno da Riva fu il primo d’aprile del 1830, et ora stiamo ai 22 d’aprile del 1831. E così oggi faccio la continuazione.” Non è molto chiaro quale datazione è quella corretta, ciò può provocare un dubbio, ad esempio: perché il cuoco per più di un anno dopo il ritorno non fece nessuna notizia dalla cucina, se infatti è tornato nel 1830 a Padova, come lui stesso scrisse?
Il procedimento cronologico prosegue ininterrotto fino al 31 dicembre del 1831, poi seguono le singole notizie del mese di luglio del 1833, la regola per la cucina del Santo, e, successivamente, il ricordo dei temporali e tempeste di fine agosto (25-26) del 1834.
L’A., dopo aver chiarito questi dati tecnici e storici, per quanto le era possibile la ricostruzione, riporta le altre memorie legate alla cucina dei conventi maschili e femminili dell’Ottocento, ricorrendo anche alla legge propria degli ordini espressa nelle loro Regole e Costituzioni (p. VII-XI). Successivamente passa ad un’esposizione della vita e della spiritualità vissuta nel convento del Santo tra il XVIII e gli anni 30 del XIX secolo (p. XI-XX), per poter presentare più da vicino la cucina, il cuoco e gli eventi trasmessi dal suo Quaderno (p. XX-XVII). La parte più ampia nell’introduzione è ovviamente riservata al contenuto principale del ms. 9, e cioè cibi e vivande (p. XVII-XLVII), in cui l’A. descrive le questioni alimentari, generi dei cibi, la cultura gastronomica locale e le influenze esterne. Questa parte del lavoro è molto interessante perché recupera una parte della vita che spesso non viene manifestata sufficientemente, ma che costituisce la parte “vitale” di ogni esistenza umana. Infatti la Malavasi analizza le pietanze, la loro preparazione, la ricorrenza, i modi di servire, la provenienza degli ingredienti, ciò che veniva preparato per pranzo, per cena, nei giorni feriali e nelle feste, ma anche i dolci e i cibi più ricercati o particolari. La Curatrice nota pure la sensibilità del frate cuoco, che a volte si rende conto dei propri errori nella preparazione del cibo, a volte sente le critiche o le lamentele dei frati, ecc. Alla conclusione delle pagine introduttive essa osserva l’utilità del Quaderno padovano: “[…] perché gli appunti che per un “piccolo” cuoco sono però preziosa “bussola” gastronomica, restano testimonianza certa di un periodo della storia cittadina, nella quale l’alimentazione occupa un posto non trascurabile […]” (p. XLVII).
Il libro è arricchito dall’indice dei nomi e dei luoghi, ma manca totalmente della bibliografia, nonostante che le note a piè di pagina sono frequenti e sviluppate ampiamente. È un peccato che il lettore interessato o incuriosito non possa avere tale strumento a immediata disposizione. Comunque l’iniziativa e la pubblicazione del manoscritto del genere rimane sempre lodevole perché apre gli orizzonti e la conoscenza della quotidianità del convento del Santo nel periodo non semplice per la vita dei religiosi dopo la Rivoluzione francese e l’ascesa al potere di Napoleone, e delle conseguenze di questi eventi politici per l’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Padova agli inizi del XIX secolo.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. III-IV/2014
(http://www.seraphicum.com)
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