Con un'attenzione filologica e una tensione teoretica commisurate alla qualità e all'esigenza dell'uditorio cui erano originariamente rivolti, la decina di studi raccolti nel volume puntualizza il pensiero dei maggiori maestri dell'antica Scuola francescana su alcuni problemi morali che sono ancora di grande attualità.
Dall 'analisi della personalità e degli scritti del primo teologo francescano, Antonio di Padova, appare la figura di un autentico “human rights defender”, promotore di giustizia e di pace tra le classi sociali del suo tempo schierato a protezione dei diritti inviolabili delle persone, in particolare di più poveri ed emarginati.
Il dottore serafico Bonaventura da Bagnoregio aiuta a cogliere il significato profondo del desiderio di felicità del cuore umano, con la ragione e la grazia indirizzando la ricerca del piacere verso una più compiuta e integrale beatitudine. Nella Scuola inglese, Ruggero Bacone e poi Giovanni Duns Scoto si pongono esplicitamente il problema del metodo e del fondamento dell'etica. Mentre il primo declina verso una esile impostazione retorico-poetica per dare più efficacia ai principi nella prassi, il secondo invece, al quale sono dedicati tre saggi, fonda la “verità dell'azione” sulla “verità dell'essere”, che è essenzialmente libertà e amore, un amore però “ragionevolissimo e ordinatissimo”, perchè illuminato da un'intelligenza infinita nell'invalicabilità del principio di non contraddizione: appunto in forza di tale sbarramento sembra calunnioso continuare a qualificare Duns Scoto quale sostenitore del volontarismo etico e dell'arbitrarismo divino. Esitazioni e flessioni teoretiche risultano evidenti invece nei maestri del primo Trecento: Pietro Aureolo e Guglielmo d'Ockham, sia nell'antropologia, contaminata con posizioni averroistiche, sia, soprattutto, nell'ambivalenza degli scritti del secondo sul problema dell’intrinsece malum, cioè dell'atto in se stesso immorale, in cui egli ripiega verso il trionfo della pura soggettività e arbitrarietà. Si giunge così alla completa dissoluzione dell'etica, spianando la via agli esiti più negativi della modernità e della post-modernità. Giovanni da Capestrano è un epigono di questa Scuola, ormai in transizione verso la teologia morale dei manuali e della casistica, sebbene in lui permanga ancora vigorosa la base biblica e la cura di un'etica applicata agli stati professionali. Una sintetica e lucida appendice fornisce un quadro categoriale in cui interpretare criticamente gli orientamenti speculativi della Scuola all'interno dell'Ordine francescano e la sua evoluzione nei secoli successivi nonchè il suo influsso sulla cultura europea.
L'Autore è stato ordinario di Filosofia morale all'Università di Padova.
INDICE GENERALE
Sant'Antonio difensore dei diritti umani
Razionalità e felicità nel pensiero di san Bonaventura e nelle 'filosofie del desiderio'
La metodologia umanistica della Moralis philosophia di Ruggero Bacone
La fondazione dell'etica nel pensiero di Giovanni Duns Scoto
La nozione di 'praxis' e di 'phr6nesis' nell'Ordinario di Giovanni Duns Scoto
Tradizione e attualità del pensiero di Giovanni Duns Scoto
L'antropologia averroistica nel pensiero di Pietro Auriol
il problema dell'«intrinsece malum» in Guglielmo di Ockham
«Veritas et iustitia» nello Speculum conscientiae di Giovanni da Capestrano una interpretazione critica della filosofia francescana
Recensioni
Miscellanea Francescana, 1996, 96
Rassegna di Teologia,1998, 39