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Scritti già apparsi, fatto salvi alcuni aggiornamenti, in Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte, XXV (1995), fasc. 3, p. 533-755
dalla PREMESSA al Libro
Dopo anni di attesa, quando forse la speranza si stava dileguando, finalmente vede la luce il testo miscellaneo che costituisce la terza parte del codice del Tesoro, ms 720 della Biblioteca Antoniana di Padova, così chiamato perché ritenuto tra le cose strettamente legate a frate Antonio, e come tale oggetto di venerazione in quel brevissimo arco di tempo in cui la sua vicenda da biografica si faceva agiografica.
Già apparso nella rivista «Il Santo» in occasione dell'8° Centenario della nascita di sant'Antonio, viene ora riproposto, per una maggiore veicolazione e opportunità di conoscenza, nella collana del Centro Studi Antoniani, corredato dai necessari indici dei nomi e delle citazioni bibliche. Per rimanere nell'ambito delle ricorrenze, è un'occasione che vogliamo presentare in concomitanza con il 50° anniversario della proclamazione di Antonio di Padova quale dottore evangelico della Chiesa.Con questa pubblicazione giunge a compimento un antico progetto legato all'edizione critica dei Sermones antoniani. Questo testo vi si correla strettamente, costituendo dal punto di vista materiale, gli ultimi tre fascicoli del codice 720, che nei primi 23 contiene il testo antoniano dei sermoni domenicales e festivi, pubblicati, in edizione critica, nel 1979. L'ampia premessa all'edizione ci ha fornito il percorso di questo codice-reliquia, gelosamente conservato nella tradizione del convento del Santo. Una storia che l'Autrice dell'Introduzione si è preoccupata di ripresentare sinteticamente.
Se le prime due parti del codice sono ritenute dalla critica come opera sicuramente attribuibile ad Antonio, restava, e resta, la domanda sulla paternità e il contesto della terza parte.
Fu merito di p. Leonardo Frasson (1906-1991), uno degli autori dell'edizione critica dei Sermones, l'aver proseguito nella ricerca per dare un nome, o quanto meno capire il perché dell'esistenza di questa terza parte a fianco delle prime due. Tre fascicoli contenenti 38 sermoni e 65 frammenti, per un totale di 103 testi di varia estensione e completezza.
Autonomamente e parallelamente a p. Frasson anche il p. Vergilio Gamboso vi aveva posto mano, sollecitato in questo dal p. Carlo Bali, fermandosi però sulla soglia della semplice trascrizione del testo senza ulteriori approfondimenti di attribuzioni e di individuazione delle fonti.
Il lavoro di p. Leonardo Frasson si era svolto solitariamente, con gli strumenti che gli provenivano dall'esperienza precedente maturata nell'edizione critica delle prime due parti, giungendo alla trascrizione del testo e all'individuazione di gran parte delle citazioni. Gli mancava un'introduzione in grado di fare il punto definitivo circa l'autore e il valore globale del testo.
L'avanzare degli anni, altre incombenze, il pensiero dell'eternità divenuto progressivamente l'unico pensiero importante, lo fece desistere dal completare con una propria introduzione il lavoro avviato. Lo mise comunque a disposizione per quanti avessero voluto realizzare quanto a lui non era riuscito.
Ho già avuto modo di descrivere, nel profilo biografico tracciato dopo la morte di p. Frasson, anche la storia della consegna del suo archivio al Centro Studi Antoniani, comprensivo di tutte le sue ricerche in merito. Affidandomelo, volle anche dettarmi la sua conclusione circa il valore di tale parte. Conclusione, che coincide in buona parte con gli esiti del lavoro rivisto e portato a compimento dall'Autrice dell'Introduzione, la dott.ssa Laura Gaffuri.
Nonostante non si sia pervenuti alla sicura attribuzione, si è riusciti tuttavia ad inquadrare il valore di questi testi in un ambito che continua a seguire la tradizione monastica della teologia quale lectio spiritualis, piuttosto di dimostrare un coinvolgimento in percorsi culturali che tendevano a rendersi autonomi dalla teologia e che si affacciavano proprio in quegli anni. Si resta interamente nel flusso dellegere theologiam, secondo l'istruzione che Francesco aveva impartito ad Antonio nella lettera patente: « ...orationis et devotionis spiritum non extinguas, sicut in Regula continetur». Un flusso che giustifica il titolo, Nel nome di Antonio. Non ascrivibili con certezza ad Antonio e provenendo da ambienti non esclusivamente francescani, riflettono la preoccupazione di un insegnamento teologico ancorato alla spiritualità della precedente tradizione. È legittimo quindi chiedersi quale può essere stato l'itinerario teologico che si è percorso nel convento-Studium della comunità francescana patavina, negli anni che vanno dalla morte di Antonio alla accoglienza delle scienze non teologiche a supporto della teologia, così come sarà nella Scolastica.
Mi auguro, e il Centro Studi Antoniani ha già inserito questo progetto nella sua programmazione di ricerca, che le conclusioni della dott.ssa Gaffuri, siano dei punti di partenza per un rinnovato approfondimento degli studi relativi a quel «laboratorio culturale» che fu il convento del Santo nel suo radicarsi all'interno della città. Si tratterà di approfondire la conoscenza del contesto teologico spirituale della fraternità minoritica di Padova, i suoi collegamenti con l'ambiente universitario. Proposte non nuove perché sarebbe riprendere l'itinerario che a suo tempo aveva individuato il dott. Paolo Marangon, purtroppo arrestatosi con la sua prematura scomparsa. Siamo convinti che, in questo approfondimento e ricerca, si accoglieranno le molte «provocazioni» scaturite dalla Tavola rotonda del Convegno internazionale celebrato l'anno scorso, «Vite» e vita di Antonio di Padova. Tra queste, l'importanza di «studiare assieme al reclutamento della prima, seconda, terza generazione dei frati Minori, l'evolversi delle strutture e delle responsabilità dell'Ordine» Suggestioni sintetizzabili nelle parole del prof André Vauchez alla conclusione del Convegno: «abbiamo lavorato molto e bene; ma ancora molto c'è da fare per capire il fenomeno antoniano nella sua pienezza» Proposte antiche, che ritornano di attualità per continuare a rileggere e ricomprendere l'inesauribile fenomeno del « sogno» di Francesco che si fa storia.
Da ultimo, non posso non ricordare, per ringraziare, il generoso contributo offerto dalla Comunità del convento del Santo perché tale lavoro potesse essere portato a compimento: sia per lasciare un segno culturale, tra i molti che ci sono stati in occasione del Centenario antoniano, sia per onorare la memoria di p. Leonardo Frasson, un confratello lungamente presente nella comunità del Santo, che alla storia di questa, soprattutto della tradizione musicale e agli scritti di Antonio, dedicò la sua vita di studioso.
Come pure un grazie desidero esprimerlo alle due collaboratrici, le dott.sse Laura Gaffuri e Cecilia Passarin, che hanno accettato di prendere in mano il testo, a partire dal dattiloscritto di p. Frasson, verificando quanto già fatto, integrando, approfondendo e portando a compimento un lavoro che l'illustre antonianista p. Vergilio Gamboso ha definito come «la più bella improvvisata, sul piano culturale, offertaci dal Centro Studi Antoniani, in occasione dell'VIII Centenario della nascita di sant'Antonio», dopo la «lunghissima, tribolata preistoria, quasi che quegli adespoti sermoni e frammenti fossero colpiti da un oscuro anatema»
LUCIANO BERTAZZO OFMCONV.
direttore Centro Studi Antoniani
Recensioni
Medioevo Latino, XVIII (1997)
Archivum Franciscanum Historicum, 90(1997). p. 604-605
Cr St, 19 (1998), p. 681-682
Collectanea Franciscana, 67 (1997), fasc. 1-2
Miscellanea Francescana, 98 (1998), fascc. III-IV