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Dall'INTRODUZIONE
P. Bernardino Rizzi dei Frati Minori Conventuali fu l'ultimo, il più autorevole e originale continuatore della tradizione musicale del nostro Ordine serafico e per questo ci proponiamo di ripercorrerne la vita e di collezionarne la produzione così poco conosciuta e soprattutto meritevole di essere divulgata.
Dopo pochi anni di celebrità, preludio di un fiorente avvenire, e per di più in un paese straniero, in cui si era totalmente ambientato, si rifugiò nell'ombra alternata a qualche sprazzo di riconoscimento.
La vera fisionomia della sua personalità artistica sta e deve emergere dallo studio delle sue opere immortali, purtroppo ancora poco popolari per mancanza di «fortuna». La loro occasionale esecuzione non ripetuta, l'assenza di appoggio di autorità, la penuria, infine, di mezzi furono la causa dell'esiguo riconoscimento. Venne meno, dopo il suo ritorno m patria, un interessamento assiduo per le sue opere grandi.
Va cercata e verificata soprattutto nel suo soggiorno polacco la fervente sua operosità artistica congiunta alla misura del suo genio, sia in fatto di creazione intensa, sia in fatto di organizzazione, anche se le sue composizioni maggiori appartengono al periodo successivo. Quel periodo così eccezionale in Polonia, se si affievolì come organizzazione negli anni seguenti, si perpetuò con vivacità di produzione.
Di p. Rizzi è stato affermato di essere stato il più grande compositore vivente per ispirazione originale e per tecnica d'effetto. A parte simpatie o antipatie, frequenti gelosie e invidiuzze, cui fu fatto segno, il giudizio è tutt'altro che esagerato, come dimostrano tutte le sue opere, da quelle liturgiche a quelle profane, dalle composizioni vocali a quelle strumentali, dalle sinfonie agli oratori.
Musicista completo e consapevolissimo, con la modestia propria del genio, delle sue abilità, trattava con disinvoltura ogni genere di musica e passava, con altrettanta proprietà di tempo e di gusto, da un genere all'altro.
A parte le vicende della sua attività nel decennio polacco, il suo temperamento, la sua intelligenza, tutto il complesso della sua vena artisticamente straricca di poesia vanno colti anche negli episodi della sua giornata, ma, per un osservatore psicologicamente penetrante, la sua personalità artistica è riflessa nelle sue opere, tutte occasionalmente autobiografiche.
Tutta la produzione musicale di p. Rizzi si svolse precorrendo i tempi, in un periodo di stasi della musica soprattutto italiana, non tanto nella melodia quanto nell'armonia, situazione che si protraeva da alcuni decenni se è vero che già G. Verdi avvertiva questa arretratezza e ne cercava la soluzione.
Nell'ambiente francescano, per le note vicende di eversione politica, s'era interrotta quella suggestiva tradizione musicale che aveva raggiunto il vertice con p. Martini, p. Vallotti, p. Mattei, senza contare tanti altri, vere genialità rimaste nell'ombra e tutte da rispolverare e da studiare. P. Rizzi comparve come anello di riallacciamento a quella tradizione e contemporaneamente iniziatore di un nuovo corso.
Non possono certamente emettere un giudizio critico sulla musica di Rizzi i settoriali, coloro che mancano di universalità di talento, i pedanti, quelli che, non avendo la concezione della estensione del sentimento poetico, non possono cogliere l'estro d'arte in qualunque manifestazione.
Confidiamo che sorga quel critico musicale spassionato che sappia parlare di Rizzi con competenza ed altrettanta sincerità «perché la musica di p. Rizzi è una miniera sconfinata» Molti, indubbiamente, sono i musici veri e validi, ma ancora non riconosciuti e che, forse, non entreranno mai nella letteratura perenne, causa la poca notorietà o la mancanza di quel «diavolo» che ha il coraggio e la capacità di sceglierli ed estrarli dal mazzo. Tra questi elenchiamo p. Rizzi, e non possiamo catalogarlo tra i «fortunati» . Conviene quindi affidarci a ricordi personali e a quei pochi documenti ricavati da atti ufficiali o da poche cronache.
Attingiamo anche ad aneddoti per ricordarlo affettuosamente, ben sapendo che gli aneddoti ritraggono la personalità spesso meglio della descrizione del suo carattere. Con l'aneddoto la persona narra se stessa.
All'aneddoto, gli implumi di vera psicologia hanno sostituito la tecnica, i dati matematici, non so con quale risultato.
Dal suo carteggio epistolare non esce l'immagine del musicista, né di un intellettuale. Il suo epistolario è scarso e ristretto, e scarse notizie si raccolgono anche riguardo la sua attività. Non ebbe una fitta rete di rapporti epistolari. Era breve e sintetico e non si effondeva in notizie. Lo vidi all'opera: i suoi saluti (vedi Appendice).
Non comparvero finora biografie esaurienti di p. Rizzi. Ho tra le mani due monografie di Rizzi ma limitate alla sua attività polacca con qualche accenno extra territoriale. Una, quella di Marian Trzyna, formulata prevalentemente su ricordi personali; l'altra, quella di Stanislao Skarbinski, raccolta da notizie di cronaca e da documenti attinti all'Archivio del Chór Cecyliaski. Ambedue importantissime. Ad esse ho potuto attingere nella traduzione di p. Filippo Gallo, mio confratello, che apprese la lingua polacca a sufficienza per aver studiato colà . E riuscì con molto merito a tradumerle, prima di passare all'altra vita. Morì infatti il 24/9/1992.
Era inoltre intenzione di L.F. stendere una biografia su p. Rizzi, «ma, naturalmente vorrei far parlare lui stesso, in un certo senso, per dare al lavoro un carattere di assoluta fedeltà. Bisognerebbe perciò iniziare una ricerca sistematica di tutto ciò che riguarda la sua vita e la sua opera e fargli ricordare il più possibile, anche episodi che possono sembrare di minore importanza ». Così mi scriveva L.F. nel 1960, 24 agosto. Ma aggiungeva: «Non è facile mettere insieme il mosaico di una vita e di una personalità ». Ci scambiammo per un po' di tempo varie comunicazioni. P. Rizzi morì nel gennaio 1968. Non so se il progetto di L.F. giunse a compimento. Non seppi più nulla da vari anni» .
Il taglio di questa nostra commemorazione è sostanzialmente un ricordo di simpatia e di memoria di famiglia, ma p. Rizzi esige una lente ermeneutica molto più larga della nostra e che coinvolga una competenza critica al di sopra delle simpatie e dei gusti musicali per risultare scevri da spirito di parte e per poter dettare l'evoluzione della sua arte, che al suo primo apparire precorreva alquanto i tempi, come testimonieremo più avanti.
Recensioni
Collectanea Francescana, 63, 1996, fasc. 3-4