In questo volume sono pubblicate alcune poesie del grande Paul Claudel "a tema religioso" scelte e tradotte dal compianto Mons. Alessandro Maggiolini. Nella poesia "a tema religioso" di Claudel traspare tutto lo stupore e la letizia di un incontro di menti e di cuore tra il signore che si offre e l'uomo che si converte.
INTRODUZIONE
Dal 1965 in poi, Gallimard pubblicò a Parigi l’opera completa di Paul Claudel in sei volumi nella collana Bibliotèque de la Pléiade. I testi raccolti in questa antologia sono tratti unicamente dal terzo volume intitolato Opere poetiche. Gli altri volumi sono dedicati: i primi due al teatro, il quarto alle opere in prosa, gli ultimi due al Journal.
Il libro prescelto per la traduzione reca, in originale, una Introduzione generale di Stanislas Fumet e una Cronologia della vita e dell’opera del poeta predisposta da Jaques Petit.
La selezione e la cura dei testi in lingua francese sono frutto del lavoro ancora di Jacques Petit.
Nel titolo i brani sono stati definiti “religiosi”, tenendo conto che la religione in Claudel non si limita a formule stereotipate e prive di slancio lirico o drammatico: basta che si avvicinino alla preghiera e soprattutto alla preghiera della Chiesa – e dicano l’atteggiamento di fondo del poeta.
Le poesie non seguono lo svolgersi dell’anno liturgico ma sono ordinate in base alla data di composizione. In questa edizione è stata indicata, nei limiti del possibile, la data e la località della composizione in fondo ad ogni brano.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Cronologia della vita e dell’arte di Paul Claudel
Paul Cluadel nasce nel 1868 a Villeneuve-sur-Fère-en-Tardenois (Aisne), un piccolo villaggio dell’Ile de France, ultimo di quattro figli.
Il luogo natale è un piccolo paese di campagna propizio per lo stupore e la contemplazione. Claudel viene battezzato l’8 settembre e consacrato alla Vergine Maria, come egli stesso amerà ripetere più volte.
A 10 anni lascia la pratica religiosa. A 14 anni si trasferisce con la famiglia a Parigi, entra al Liceo Luis-le-Grand e tenta l’anno successivo il baccalaureato. Ottiene un premio che gli è consegnato da Renan, ma viene bocciato all’esame.
Nel 1884 prosegue con gli studi regolari. Diviene, in questi anni, un solitario: si stacca da tutti, anche dalla scuola e inizia una riflessione personale.
Sempre dal 1884 in poi comincia ad avversare la cultura della sua epoca: specie il positivismo e i suoi rappresentanti (Zola, Renan, Taine) che egli considera responsabili del decadimento della cultura in cui vive verso il materialismo. Ama in compenso alcuni musicisti, soprattutto Beethoven e Wagner, e alcuni letterati tra i quali Eschilo, Shakespeare, Baudelaire, Gide e Proust.
Nel 1886 scopre le Illuminations di Arthur Rimbaud: è l’incontro decisivo per la sua formazione poetica, soprattutto sotto lo stimolo del simbolismo.
Sempre nel 1886, nel pomeriggio del giorno di Natale, passeggiando accanto alla Senna, avverte il canto dei Vespri con il Magnificat eseguito specialmente dai fanciulli di coro. Entra in chiesa. «Stavo in piedi, in mezzo alla folla, accanto al secondo pilastro, all’entrata del coro. Fu allora che si produsse l’evento che domina tutta la mia vita. In un attimo il mio cuore fu toccato. Io credetti. Avevo provato improvvisamente il sentimento lacerante dell’innocenza; l’eterna infanzia di Dio». Claudel metterà per iscritto questo racconto – forse per riserbo – solo nel 1913. Fu il fatto decisivo per la sua vita: «Credetti con una tale forza di adesione, con un tale innalzamento di tutto il mio essere, con una convinzione così decisa, con una certezza ricca di dubbi, che in seguito né i libri, né i ragionamenti, né le sorti di una vita agiata hanno potuto scuotere la mia fede». Si è trattato di un avvenimento, di un incontro: il contenuto della fede deve essergli apparso non come un impianto dottrinario, pur coerente; piuttosto come una persona: «Dio esiste, Dio è qui, Dio è qualcuno: è una persona come me: mi ama, mi chiama. Je crus!». Il fenomeno è descritto come l’infilarsi della sua persona in un’altra pelle: «Bisogna cedere infine! O porta, bisogna far entrare l’ospite; cuore fremente, bisogna accettare il padrone. Qualcuno che sia dentro di me più me stesso di me».
Nel 1887 partecipa alle celebri riunioni dei “martedì letterari” in casa Mallarmé e comincia a porsi seriamente il problema del rapporto tra parola e poesia. Nel frattempo frequenta una scuola professionale di Scienze Politiche.
Dopo la conversione in Notre-Dame non si decide subito a cambiare vita in senso cristiano. Non cava le conseguenze della propria revisione di vita, almeno per quattro anni.
È il 1893. Claudel partecipa a un concorso del Ministero degli Esteri e da qui inizia la sua carriera diplomatica. Viene nominato viceconsole e destinato agli Stati Uniti d’America, prima a New York, poi a Boston. Ha già pubblicato due drammi: Tête d’or (Testa d’oro), avventura d’un eroe, conquistatore e dittatore, in tempi fuori dalla storia e La ville (La città), dramma ambientato nella Parigi della Comune, la cui minaccia di distruzione diviene simbolo della minaccia di distruzione dell’uomo che non vuole riconoscere Dio; in America compone un terzo dramma, L’échange (Lo scambio), che adombra la vicenda di un uomo il quale abbandona la moglie affettuosa per inseguire un’attrice, il dilemma di ogni essere che debba scegliere tra dovere e libertà.
Dal 1895 soggiorna come ambasciatore in Cina e in Giappone, paese da cui rimane profondamente colpito.
Durante il viaggio verso la Cina conosce una donna polacca, Rosalie Vetch, detta Rose, sposata e madre di quattro figli, con la quale vive una travagliata e controversa relazione amorosa. Egli la vede come La Donna, simbolo dell’interdizione e dell’iniziazione. Questa donna sarà uno dei personaggi centrali di Le soulier de satin (La scarpina di raso).
Ma c’è anche un forte desiderio di nuovo, attestato dalla sua prima opera in prosa Connaissance de l’Est (Conoscenza dell’Est). Dalla relazione nascerà una bimba, che però non viene richiamata nell’opera, anche perché Claudel sa di questa figlia, soltanto in seguito, tramite una lettera inviatagli da Rose.
Torna in Francia nella primavera del 1900, passando per la Palestina. Medita di farsi benedettino e si presenta prima all’abbazia di Solesmes, poi a Ligugé per un ritiro spirituale. Chiede a Dio di indicargli la strada: «Ricordo che in quel momento sono salito nella cappella dei novizi e sono rimasto lì, perplesso, per sapere che cosa dovessi fare. Allora ho ricevuto una risposta molto netta, categorica e assolutamente semplice: No».
Torna quindi in Cina. Per due anni non scrive nulla a seguito della notizia, ricevuta per lettera, di aver avuto una figlia da Rose. Lo confortano l’amicizia di Philippe Berthelot, lo studio di San Tommaso nelle due Summae (Theologica e Contra Gentiles) e una continua meditazione dalla quale nasceranno tre opere importanti: Connaissance du Temps (Conoscenza del Tempo), un tentativo di comprendere «l’assemblamento dell’essere in un preciso momento della durata». Scrive poi il Traité de la co-naissance au monde et de soi-même” (Trattato della Co-noscenza al mondo e di se stesso), in cui il gioco di parole tra co-naissance e connaissance vuole esprimere un concetto ben preciso: il mondo nasce per noi nell’istante in cui realmente lo affermiamo nella sua verità intrinseca. «Non sono mai stato tentato dall’introspezione. Io stesso non mi sono mai trovato particolarmente interessante. Ho sempre reputato i problemi esterni che dovevo risolvere più interessanti della mia osservazione intima. Nulla mi sembra dunque più falso della massima socratica: “Conosci te stesso!”. È assurda perché non ci si conosce da soli. Il fondo di se stessi non è niente; e peraltro l’unico modo di conoscersi sarebbe: dimentica te stesso! Dimentica te stesso, per essere assorbito dallo spettacolo che ti si protende e che, secondo me, è molto più interessante». Insomma, «il mondo esiste! io esisto! essere: questo è bello, questo è gioioso!».
A queste opere si aggiunga Le Dévoleppement de l’Eglise (Lo sviluppo della Chiesa), Art Poétique (Arte poetica) e, nel 1905, al ritorno dall’Oriente Partage de midi (Meridiana a mezzogiorno). Quest’ultimo dramma, pubblicato nel 1914, descrive la condizione del duplice volto femminile e del contrasto tra carne e spirito nell’attesa della morte purificatrice.
Il 1906 è un anno importante perchè Claudel si sposa. Dalla moglie, Reine Sainte-Marie Perrin, nell’arco di dieci anni, avrà cinque figli. Claudel, come primo segretario di ambasciata, e la moglie partono per la Cina. Qui la sua poesia conserva il desiderio dell’amore assoluto, misterioso; ma egli vive nella coscienza che questo desiderio cela una promessa.
Nel 1909 Claudel abbandona l’Oriente per recarsi in Francia e in Europa (nel dicembre dello stesso anno è nominato console a Praga, poi a Francoforte e infine ad Amburgo, come console generale, fino allo scoppio della Prima Guerra mondiale). Tra il 1911 e il 1918, a Villeneuve, medita e apporta la Trilogia storica: L’Otage (L’ostaggio), Le Pain dur (Il pane duro), Le Père humilié (Il padre umiliato). I tre drammi mettono in scena il contrasto tra Sygne de Coûfontaine, discendente di una aristocratica famiglia, e Turelure, un ex-giacobino che la sposa ricorrendo al ricatto. L’Otage è il dramma di un’anima (Sygne) che ha dovuto rinunciare all’assoluto e che per questo non sa perdonare.
Nel 1910, durante un intero decennio compone le Cinq Grandes Odes (Cinque grandi Odi), che esprimono la duplice scoperta di Dio e della poesia. Il poeta, nella sua opera continua la creazione: nominare un oggetto significa produrlo, dargli entità in un verso fantastico che corrisponde all’armonia della vita universale. Questa opera lo affina nella capacità evocativa e metrica della poesia.
A Praga, nel 1911 termina la prima stesura di L’Annonce faite à Marie (L’annuncio a Maria) che sarà rappresentato per la prima volta al Théâtre de l’Oeuvre di Parigi nel 1912, ricevendo un’accoglienza trionfale da un pubblico soprattutto di giovani. Questa stessa opera sarà rivista dall’autore ben altre due volte: una nel 1938-40 e una nel 1948, entrambe ritoccate e rifatte in parecchi punti. Più di cinquanta anni di lavoro.
Nel 1915, allo scoppio del primo conflitto mondiale, lascia il consolato di Amburgo e per due volte si reca in Italia.
Nel 1917 parte per il Brasile come ministro plenipotenziario.
Nel 1919 è a Parigi e qui inizia Soulier de Sapin (La Scarpina di raso): in questo dramma della completa maturità, Claudel affronta nuovamente i problemi che Partage de Midi aveva lasciato aperti, con il finale tragico e improvviso, sotto una luce nuova.
Dal 1921, dopo una parentesi danese, è ambasciatore in Giappone, a Tokio. Riformula l’uomo e il suo desiderio, pubblicando La femme et son ombre (La donna e la sua ombra); scrive Un coup d’oeil sur l’âme Japonaise (Un colpo d’occhio sull’anima giapponese) e le Cent phrases pour l’éventail (Cento frasi per il ventaglio).
Nel 1927, la sua carriera di diplomatico lo porterà di nuovo, negli Stati Uniti, questa volta come ambasciatore; qui scrive le Livre de Christophe Colomb (Libro di Cristoforo Colombo), dove l’America, il «mondo nuovo, la riva ulteriore», la grazia, lo fa giungere alla scoperta dell’universo come consacrato alla gloria di Dio.
Nel 1929 Claudel continua lo studio dell’Esegesi biblica e la lettura attenta dell’Apocalisse in chiave metaforica. Intanto prosegue l’osservazione e lo studio della Liturgia.
Nel 1933 lascia Washington per Bruxelles, dove rimarrà fino alla pensione.
Nel 1935 si ritira dall’attività diplomatica e trascorre gli anni della pensione tra il castello di Brangues e Parigi. Pone inutilmente la propria candidatura alla Accademia di Francia.
Gli ultimi 20 anni della sua vita vedono Claudel impegnato a difendere i principi in cui crede contro tutta una serie di innovazioni tra cui il modernismo liturgico e il socialismo. Riscrive Partage de Midi.
Una menzione particolare merita il dramma L’Annonce faite à Marie, iniziato nel 1911 a Praga, rivisto nel 1938-40 e ancora nel 1948. Nel 1955 L’Annonce è messo in scena dalla Comédie Francaise.
Si tratta di un’opera teatrale ambientata nella campagna francese, a Mont San Vierge, in un tardo Medioevo volutamente convenzionale e stilizzato. Violaine, l’eroina è convinta di andare in sposa a Giacomo d’Hury: si immagina di essere una pietra di una cattedrale e non sa dove verrà collocata. Poi per un gesto di carità nei confronti di Pietro di Craon, il costruttore di cattedrali che la ama, contrae anch’essa la lebbra. Viene uccisa dalla sorella Mara, che la odia. Ormai Violaine è vicina alla morte, Mara, disperata le porta la sua bimba morta e Violaine, allattandola, la riporta in vita, donandole il colore dei propri occhi. Si può dire che Claudel considera L’Annonce faite à Marie come il suo dramma più espressivo, di una convinzione per cui ciascun credente deve trovare il suo posto nel contesto della Cattedrale e del mondo. Obbedendo al disegno di Dio, Violaine si ritrova la pietra più alta della chiesa: questa è la sua collocazione voluta dal Signore.
Alle due del mattino del 23 febbraio 1955, Mercoledì delle Ceneri, cinque giorni dopo la prima parigina de L’Annuncio a Maria, cui aveva assistito il Presidente della Repubblica, Paul Claudel muore, dopo essersi comunicato, per una crisi cardiaca. «Non ho paura», sono le ultime parole che il figlio maggiore riesce a intendere nell’agonia.