Bonhoeffer, un cristiano autentico
(Sequela oggi) [Libro con legatura cucita]EAN 9788882273996
Il pastore della chiesa riformata di Francia, nonché docente presso la Facoltà protestante di Strasburgo, F. Rognon, scrive, nell’Introduzione, che questo libro è nato in occasione di un viaggio con un gruppo di studenti, attraverso la Polonia e la Germania, “sulle orme di Dietrich Bonhoeffer”. Non un semplice pellegrinaggio, ma piuttosto un “itinerario teologico”, che ha avuto come obiettivo la rilettura dei «principali testi di Bonhoeffer, nei luoghi stessi in cui egli li aveva scritti» (6).
Il testo è diviso in tre parti, più un’introduzione e una conclusione. Nella prima, l’Autore presenta un excursus biografico sul teologo luterano. La lettura data agli eventi biografici riportati avviene dalla prospettiva del tema della pace. La sintesi che si offre è ben costruita, anche se manca il riferimento a Sequela, dove Bonhoeffer tratta il tema della pace con grande ricchezza di affermazioni, andando al di là di una riflessione teologica e quindi integrando quanto affermato negli scritti a cui Rognon fa riferimento.
Nella seconda parte l’Autore, seguendo l’ordine cronologico delle pubblicazioni di Bonhoeffer, tratteggia l’ecclesiologia, la cristologia, l’approccio esegetico, l’omiletica, la soteriologia, il contributo dato a una teologia della vita comune, l’etica e alcune tematiche che Bonhoeffer ha affrontato negli ultimi mesi della sua vita: il rapporto con la politica, il futuro del cristianesimo, la santità.
La prospettiva da cui legge le opere del teologo luterano è quella cristocentrica. Nel presentare la prima opera, di carattere ecclesiologico, l’Autore attribuisce a Bonhoeffer l’identificazione tra Cristo e la chiesa (cf.62) ed afferma che bisognerà attendere il corso L’essenza della chiesa perché il teologo luterano mitighi questa posizione. Rognon, purtroppo, non prende in considerazione la dimensione soteriologica – la categoria della Stellvertretung – sottesa a Sanctorum communio, la cui logica immanente ne impedisce l’identificazione. Per Bonhoeffer, infatti, è Cristo che pone la relazione con la chiesa, sia perché l’ha realizzata eternamente in Dio, sia perché l’ha attualizzata temporalmente. Il vincolo che ne deriva e l’evidente dimensione sociale della chiesa sono riassunti nell’espressione “Cristo esistente come comunità”, che indica, da un lato – conformemente alla tipologia paolina Adamo-Cristo –, Cristo quale persona collettiva; dall’altro – rifacendosi all’immagine sempre paolina del corpo di Cristo –, Cristo quale Signore della comunità.
Nel presentare il testo di omiletica, che risale ai tempi dell’esperienza di Finkenwalde, l’Autore afferma che l’insegnamento del Nostro ha avuto una evoluzione nel corso del tempo: «dapprima, nel 1935, l’omiletica appare strettamente collegata all’ecclesiologia, mentre successivamente viene ancorata sempre più nettamente nella cristologia» (77). In realtà la parola della predicazione bonhoefferiana è collegata da subito alla cristologia sin dal primo semestre invernale 1935/36: essa, afferma Bonhoeffer, è il Cristo stesso che è in cammino come parola attraverso la sua comunità.
Ben calibrato è il riferimento alla dimensione soteriologica presente in Sequela: l’Autore evidenzia come il teologo berlinese recuperi la sua modalità dialettica di ragionamento per affrontare il problema del rapporto tra fede e obbedienza. Un’altra sintesi ben riuscita è la presentazione del testo Vita comune. Rognon fa emergere l’insegnamento più paradossale e innovativo del breve libro: «il cristiano è colui che vive nel contempo da solo e nella comunione fraterna, la sua è una “solitudine accompagnata”» (97), cogliendo, così, in pieno, la sottile dialettica che Bonhoeffer sottolinea.
Poche pagine – soltanto otto – vengono dedicate alla grande incompiuta: Etica. Sorprende leggere l’affermazione secondo la quale Bonhoeffer vi abbia lavorato «dal 1940 al 1943» (100). Etica nasce molto prima, con il Seminario dal titolo C’è un’etica cristiana? tenuto nel 1932; in questo, infatti, sono presenti le prime intuizioni che saranno riversate nel grande manoscritto. Non solo, ma la stessa riscoperta della Parola, avvenuta agli inizi degli anni ’30, permette a Bonhoeffer di risolvere il problema etico nell’ottica della imitatio Christi. Tale prospettiva, lungi dall’essere, come potrebbe sembrare, un ripiegamento nella cura animae, costituiva il recupero di un pensiero cristologico forte che dava strutturazione alla realtà sul fondamento della realtà di Cristo. In altre parole, siamo già all’interno del primo manoscritto dell’Etica. Maggiore attenzione è dedicata a Resistenza e resa, dove Rognon mette ben in evidenza alcuni snodi fondamentali delle ultime riflessioni bonhoefferiane. Un’ultima sezione è riservata alla corrispondenza dal carcere con la fidanzata Maria. L’Autore lascia emergere la dimensione di pastore e fidanzato del prigioniero di Tegel. Da un lato, quindi, scopriamo un Bonhoeffer che dà libero corso ai propri sentimenti, «pur iscrivendoli a un livello superiore: la prova della separazione, che si aggiunge a tutti gli altri motivi di afflizione, si converte in appello a una sovrabbondanza di fede e di speranza» (132).
Nella terza parte viene offerta dapprima un panorama della ricezione della teologia di Bonhoeffer, poi una rapida analisi degli eventi che hanno portato alla riabilitazione del Nostro in campo ecclesiale e sociale ed infine un tentativo su cosa possa dire Bonhoeffer oggi. Sul primo punto, Rognon scrive che la storia della ricezione dell’opera di Bonhoeffer, “complessa e paradossale”, è dipesa da diversi fattori.
Tra questi, l’incompiutezza e la frammentarietà dei suoi scritti, l’evoluzione del suo pensiero e infine il ritmo relativamente lento della pubblicazione dell’intera produzione (cf.140). Sull’incompiutezza di Etica si è già detto; per il resto, con riserva si potrebbe parlare di frammentarietà di Resistenza e resa, mentre tutte le altre opere che gravitano attorno all’area teologica hanno una loro sistematicità. È evidente che Rognon si trovi più a suo agio quando deve trattare l’aspetto biografico del Teologo. In una sintesi molto chiara, che abbraccia un arco di tempo che va dalla fine della seconda guerra mondiale al 1996 – anno in cui un tribunale di Berlino ha deciso l’annullamento del giudizio di Flossenbürg –, presenta la riabilitazione dell’uomo Bonhoeffer e del pensatore. Tornano le incertezze quando tenta di offrire spunti per leggere Bonhoeffer oggi. In poco più di tre pagine l’Autore pone, infatti, trentaquattro domande e altre ventitré nelle due pagine della Conclusione. Senz’altro alcune delle questioni sollevate dal Nostro sono lungi dall’essere obsolete, anzi, come afferma Rognon, «la loro pertinenza e la loro urgenza si è accresciuta con il tempo» (154). Tuttavia, l’Autore non offre alcun tentativo di risposta, ma si dice soddisfatto se le pagine di questo libro, sull’esempio di Bonhoeffer, alimenteranno nel lettore una “personale ricerca di senso”, il desiderio di costruire un “pensiero autonomo” e di continuare il pellegrinaggio terreno «con un gioiello in più nella bisaccia» (157).
Tratto dalla rivista Lateranum n.3/2014
(http://www.pul.it)
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Umberto Masperi il 8 ottobre 2013 alle 16:16 ha scritto:
La figura ed il pensiero del teologo tedesco erano maggiormente oggetto di attenzione, al di fuori degli studiosi specialisti, per i lettori di media cultura, nel secolo scorso , soprattutto negli anni sessanta e settanta. Gli orientamenti teologici allora ‘recuperavano’ alcuni pensatori ponendoli sulla linea di nuove proposte, anche per certe riletture del messaggio cristiano più vicine agli indirizzi della cultura del tempo ( impegno nel sociale, demitizzazione,secolarizzazione, “Dio tappabuchi”,“morte di Dio” ecc. ). La storia ci ha sempre insegnato che il tempo è il miglior giudice ( non occorre essere hegeliani per affermarlo): solo ciò che viene costruito sulla roccia resiste. Eppure ,nel presente , è utile riandare al passato, studiare di nuovo,recuperare aspetti validi che siano di arricchimento per il nostro tempo. Anche sull’ “oggi “ il tempo esercita la sua signoria : la memoria, perciò, non è nostalgia ma fonte di arricchimento. Bonhoeffer è una figura che merita di essere nuovamente considerata: innanzitutto la sua ‘persona’, nel suo contesto e tempo così particolari ( Germania anni venti,anni trenta, e del conflitto mondiale ). L’opposizione ( e poi la congiura) al nazismo, il travaglio della chiesa protestante con tutte le vicende che la caratterizzarono. Partendo da questo breve cenno si potrà cogliere l’utilità del libro, la cui lettura non è impegnativa, ma alla portata di tutti. Già l’inizio ( pp. 9-10: “Una vita tragica”) ci rende immediatamente consapevoli che l’uomo di fede non è chi vive beato e tranquillo,magari cullandosi su certezze incrollabili: “Tutta la vita di Bonhoeffer sembra posta sotto il sigillo del tragico. Il semplice fatto che sia morto a trentanove anni,appeso alla forca in un campo di concentramento,dopo una parodia di processo,basterebbe a indicarlo, ma ci sono altri elementi a sostegno di questo dato. …”. ( E non tralasciamo il post mortem: la sua “rimozione” in Germania, negli anni del dopoguerra ;cfr. p. 145. Chissà se qualcuno avrà ripensato alle sue parole:”Temo che i cristiani che osano stare sulla terra con un piede solo,saranno con un piede solo anche in cielo”; cfr. lettera a Maria,12 Agosto 1943).L’autore Frédéric Rognon (pastore della chiesa riformata di Francia) in poco più di 150 pagine offre , a livello informativo, un utile strumento qualora volessimo poi leggere gli scritti del teologo : la prima parte (pp. 9-57) presenta la sua vita con precisione di dati, evidenziando (elemento cui non si presta tanto attenzione) anche le ‘evoluzioni’ di pensiero ( non dimentichiamoci di quegli anni tragici e di come un credente cristiano deve prendere posizione su problemi così difficili). Un decennio di vita intensa ( studio,viaggi,insegnamento,iniziative).La seconda parte (pp. 59-138: “Un’opera di grande portata”) espone il pensiero nei suoi scritti, seguendo la cronologia:senza dilungarsi eccessivamente, ma, nello stesso tempo, cogliendone efficacemente i contenuti , ne presenta anche gli sviluppi. La mia considerazione iniziale è ‘confortata’ dalle due parti finali (pp. 139-54:”Un’eredità feconda”; pp 155-57:”Conclusione”. Qui l’autore si rivolge direttamente al lettore; pone domande. Io,lettore,sono chiamato a rispondere, dentro di me.).
** Grazie a Libreria del Santo per aver segnalato nella sua newsletter questo testo :a chi , da giovane studente , desiderava tanto di poter avere a portata di mano,nel corso degli studi, delle “introduzioni” come questa! L’editrice? Edizioni Qiqajon. Comunità di Bose.
^^^ “… settantacinque anni dopo la sua morte, Bonhoeffer continua a porre ai cristiani alcune domande quanto mai attuali per il nostro tempo” ( p.151).