Dal carcere le straordinarie poesie sull'amore, l'amicizia e la libertà.
Testo originale a fronte
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Dietrich Bonhoeffer trascorre da prigioniero il lasso di tempo compreso fra il 5 aprile del 1943 e il 9 aprile 1945, giorno della sua impiccagione, a 39 anni da poco compiuti. Il teologo che era fuggito dalla Germania verso gli Stati Uniti nel 1939, e che dopo solo un mese e mezzo vi ritornava per farsi responsabile della colpa e della storia del suo popolo, era figura nota della Berlino colta. Libero docente e pastore dal 1931, aveva a lungo elaborato il suo contrappunto luterano a Barth; già dal 1933 s'era battuto per rifiutare - nel "comma ariano" - ogni penetrazione nella prassi della chiesa della legislazione nazista; quindi aveva lavorato alla formazione "illegale" dei pastori della chiesa confessante nella comunità di Finkenwalde; e infine, dopo la svolta del 1939, aveva avvicinato e poi sostenuto l'attività dei cospiratori contro Hitler, guidati da von Dohnanyi e Canaris.
Arrestato mentre lavora alle note per la sua Etica - dapprima con l'accusa di aver fatto fuoriuscire alcuni ebrei, poi come disfattista, e solo dopo incriminato come membro della cospirazione che voleva decapitare il nazismo - Bonhoeffer vivrà una prigionia insieme "privilegiata" e drammaticamente lacerante (militante pacifista, egli era sottoposto a giurisdizione militare in quanto membro dell' Ainvehr, il controspionaggio nel quale era entrato per poter partecipare alla congiura). La decisione del cristiano e dell'intellettuale Bonhoeffer era stata quella di usare tutte le proprie possibilità - è figlio d'un famoso psichiatra, membro di una famiglia colta e rispettata, conosciuto nel mondo ecumenico - per compromettersi fino in fondo con una storia, e a tale opzione resta fedele anche quando questa diventa storia reclusa.
Nello spazio del carcere, le riflessioni sull'assunzione del mondo nella croce non costituiscono la fondazione di atti conseguenti, ma la consapevolezza di una responsabilità identica davanti a Dio e al mondo, l'atto di coincidenza fra esistenza e resistenza, fra disciplina del cristiano e disciplina del congiurato, fra assunzione della colpa come colpa e l'impulso di libertà come libertà. Sono temi che attraversano le fonti pertinenti a quelle che vengono considerate le tre fasi della carcerazione bonhoefferiana.
La prima, superato un momento di iniziale disperazione, è quella degli interrogatori di Roeder, suo inquisitore e censore (aprile-giugno 1943):è il periodo in cui Bonhoeffer aspetta che il processo militare per la fuga degli ebrei si sfaldi, grazie alla tenuta e all'azione infiltrante della rete dei cospiratori. In seguito (dall'aprile al settembre 1944), quando l'accusa viene deru bricata, ma non tolta, egli attua una tattica d'insabbiamento dilatorio che dovrebbe dare il tempo al antihitleriano di aver luogo (è del 20 luglio il fallito attentato contro Hitler); questo questo sogno, come quello di riuscire ad evadere, svanisce dopo l'arresto del fratello Klaus e di altri resistenti. La Gestapo, che da luglio prende in mano il caso, trova le carte che provano la cospirazione di Canaris il 22 settembre 1944: Bonhoeffer, come gli altri scoperto e spacciato, verrà trasferito 1'8 ottobre 1944 dal carcere di Tegel alla prigione sotterranea della Gestapo alla Prinz-Albrecht-Stra&, sempre a Berlino; da li sarà poi spostato a Buchenwald, poi trasportato a Schaberg, e infine condotto precipitosamente a Flossenbiirg dove sarà processato e condannato a morte; la sentenza verrà eseguita poche ore prima della liberazione di Flossenbiirg. Solo in quest'ultimo tratto di tempo - quello nel quale le possibilità di sopravvivenza sono unicamente legate alla sconfitta tedesca - s'interrompe la corrispondenza con l'amico Eberhard Bethge, con i genitori, i famigliari e altri amici, con la fidanzata Maria von Wedemeyer.
Il filo epistolare aveva invece connotato la carcerazione a Tegel, da dove Bonhoeffer riuscì a far filtrare - ora sottoponendosi alla censura, ora aggirandola con qualche sotterfugio e complicità - note e riflessioni che costituiscono un innovativo contributo alla riflessione teologica. Al loro interno spicca la famosa lettera del 30 aprile 1944, sulla possibilità di "vivere senza Dio, con e al cospetto di Dio".
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Prof. Stefano Coccia il 30 aprile 2019 alle 19:33 ha scritto:
Libro davvero molto bello ed appassionante. Mi sto appassionando sempre di più alla lettura di questo santo pastore, morto martire durante la seconda guerra mondiale. Le sue poesie non le avevo ancora lette e quando ho scoperto questo libretto l'ho acquistato subito. L'introduzione del libretto è molto interessante perché il curatore spiega le poesie quasi una ad una. «Dieci poesie» scrive Melloni nella prefazione: «poche pagine di versi di un uomo che ha invece dedicato un grande impegno ad una scrittura diversa e corposa, di un uomo che - al di là di qualche tentativo giovanile - non aveva una familiarità con la forma poetica, e verso la quale possono averlo attirato qualche ricordo o qualche lettura».
In cella Bonhoeffer legge Memoria da una casa di morti di Dostoevskij e Rilke. Questi due autori influenzeranno notevolmente la scrittura dei suoi testi poetici. Il teologo è diventato nell'ultimo periodo della sua vita poeta per un forte bisogno interiore. La poesia, nella solitudine della sua cella, diventa preghiera attraverso la quale si rivolge a Dio e agli uomini per rinsaldare l'importanza dei valori fondamentali senza i quali nessuna vita può essere possibile.
Le poesie che più mi hanno colpito sono "Passato" dedicata alla fidanzata e scritta dopo che essa è andata a trovarlo in carcere e "L'Amico" dedicata a E. Bethge. Davvero un libretto che vale la pena leggere e meditare.