Più che il genere dell’intervista, il vol. ripercorre il modello del dialogo filosofico. Il teologo (Brancato insegna allo Studio teologico di Catania) interloquisce con il filosofo (Natoli insegna all’Università di Milano) sui temi del limite della vita: la speranza, la storia, il penultimo, la felicità, la risurrezione, la morte, l’etica del finito. Ma verte soprattutto nell’ambito dell’escatologia, nell’area dei «novissimi» (giudizio, purgatorio, inferno, paradiso). L’originalità non è nelle convergenze reali o immaginarie fra un credente e un neopagano, quanto nell’argomentazione che porta l’uno e l’altro a specificare il proprio pensiero e ad alimentare le domande fondamentali.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 22 del 2009
(http://www.ilregno.it)
Ideale continuazione di Delle cose ultime e penultime (Milano 1997), saggio che riporta il confronto tra Bruno Forte e Salvatore Natoli, questa pubblicazione è frutto di alcuni incontri tra due pensatori, don Francesco Brancato, teologo e Salvatore Natoli, filosofo, entrambi siciliani. Il primo, docente di Teologia della creazione, Escatologia e Antropologia Teologica presso lo Studio Teologico S. Paolo di Catania, è autore di articoli e studi di approfondimento soprattutto su questioni particolari di escatologia. Tra questi segnaliamo: Verso il rinnovamento del trattato di escatologia (Bologna 2002); La questione della morte nella teologia contemporanea. Teologia e teologi (Firenze 2005); L'ultima chiamata. Giovanni Paolo II e la morte (Firenze 2006); Il De Novissimis dei laici. Le realtà ultime e la riflessione dei filosofi italiani contemporanei (Firenze 2008).
Per Città Aperta Edizioni ha pubblicato Creazione ed evoluzione. La grammatica di un dialogo possibile (Troina 2009). Il secondo, il noto professor Natoli, è ordinario di Filosofia Teoretica all'Università degli studi di Milano Bicocca. Tra i suoi numerosi scritti vanno ricordati, specie in relazione a questa ultima pubblicazione: L'esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale (Milano 1986); Stare al mondo. Escursioni nel tempo presente (Milano 2002); Il cristianesimo di un non credente (Magnano 2002); Sul male assoluto. Nichilismo e idoli del Novecento (Brescia 2006); La salvezza senza fede (Milano 2007); Edipo e Giobbe. Contraddizione e paradosso (Brescia 2008). Ad una agile presentazione di don Brancato, seguono, in questo ordine, 11 interviste: 1. Per cominciare...Una breve nota biografica; 2. Il penultimo; 3. La speranza; 4. La storia e il tempo; 5. La felicità; 6. La risurrezione; 7. Il De Novissimis (il Purgatorio, il Giudizio, l'Inferno, il Paradiso); 8. La morte; 9. L'etica del finito; 10. Il mondo a venire; 11. Per concludere... Nella sera del mondo la compagnia degli uomini. I temi affrontati sono quanto mai delicati e pungenti, costantemente posti sulla linea di frontiera tra la filosofia e la teologia, perché riguardano direttamente l'uomo e la vita, dal nascere al morire, interrogano il fine dell'esistenza, della storia, il senso di queste realtà e il loro approdo finale, il senso più profondo delle cose. Sia don Brancato sia il professor Natoli hanno voluto mantenere il dialogo sui temi di natura escatologica, come i «novissimi»: morte, giudizio, purgatorio, inferno, paradiso. Interrogativi, suggestioni, provocazioni nascono sempre quando un credente e un pensatore, che ha rinunciato al salto della fede, entrano in relazione, confronto, dialettica, comune riflessione. Il credente cerca di rendere ragione della speranza che è in lui e ricerca le ragione della sua scelta di fede; il «non credente», propugnatore di una felicità intramondana capace di fare i conti con la finitezza e il limite dell'esperienza umana, che a sua volta interpella spesso la teologia, che fa spesso proprie diverse categorie del pensiero biblico e patristico, che utilizza concetti, immagini, analogie attinte dalla Tradizione della Chiesa.
Il lettore, allora, non rinverrà uno sterile tentativo di trovare a tutti i costi facili vie di convergenza di posizioni e visioni a volte molto lontane e distanti, portate avanti da un credente e da un neopagano. Tanto meno leggerà nel colloquio tra Brancato e Natoli lo sforzo pernicioso di mettere in evidenza le inevitabili divergenze tra due diverse visioni del mondo e della vita. Certamente però il lettore incontrerà la fatica di capire, di ascoltare (cosa alquanto difficile ai nostri tempi!), condividere e prendersi cura del mistero della vita e del mistero dell'uomo, denominatore comune e base speculativa affidabile per un sempre possibile dialogo tra gli esseri umani, intimamente consapevoli che «la verità rende liberi e che chi ama il proprio fratello viene alla luce perché è passato dalla morte alla vita» (p. 13).
Tratto dalla rivista "Temi di Predicazione. Omelie" n. 2/2010
(http://www.edi.na.it)
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