La regola di Frate Francesco
(Franciscalia) [Brochure]EAN 9788881350285
La straordinaria circostanza del capitolo delle Stuoie, celebrato dall’Ordinefrancescano ad Assisi nel 2009, ha richiamato con forza non solo la memoria ma anche la vitalita` del testo della Regola quale «motivo di convergenza tra esperienzefrancescane diverse e tuttavia originate (e unite!) dalla medesima fonte di vita» (Introduzione, p. 5). Lo stesso spirito ed entusiasmo ha sostenuto il lavoro dei dodicifrati, appartenenti alle tre famiglie dell’Ordine, nell’operazione di commento condiviso del testo ispiratore della loro vita, tra passato, presente e futuro, tra eredita` e sfida. Il volume che ne e`scaturito si focalizza, dunque, attorno a una Regola che abuon diritto puo`essere definita «nostra»: un testo in cui «le tre famiglie francescanesi riconoscono e al quale vogliono proclamare l’adesione comune, al di la` delle diversita` degli abiti e delle appartenenze giuridiche, in nome della stessa identita`evangelico-minoritica» (Introduzione, p. 6).
I diversi contributi si articolano in due sezioni, la prima delle quali costituisceuna introduzione generale alla Regola, che fornisce al lettore i presupposti per unalettura e comprensione del testo, mentre la seconda analizza i singoli capitoli dellastessa, considerandone solitamente tre aspetti, anche se non in tutti gli interventicon la medesima efficacia e in maniera del tutto coerente con il disegno complessivodel volume: il testo nel suo contesto, il contenuto del testo, il testo nel nostro contesto.Il contributo di Felice Accrocca, che apre la prima parte del volume, evidenziacome la lunga gestazione caratterizzante la storia redazionale della Regola ne facciaun «cantiere aperto», che esige la «complessita`» come chiave di lettura: dal primitivo proposito di vita alla Regola bollata, infatti, il tragitto e`travagliato e insiemefecondo, alimentato da un compartecipato tentativo di comprendere all’interno della fraternita` – mediante il discernimento comunitario attuato nella sede privilegiatadel capitolo di Pentecoste – i fondamenti della propria via evangelica. «Quel cheemerge con evidenza da questo percorso – sottolinea Accrocca – e` il fatto che i fratiinsieme compresero le scelte fondamentali della loro vita e insieme presero atto delle situazioni via via differenti» (p. 24). In tal senso vanno anche colti gli elementi dicontinuita` e di discontinuita` della Regola bollata (Rb) rispetto alla non bollata (Rnb),tenendo presente il ruolo svolto dai tre «poli dialettici» intervenuti nell’elaborazionedel testo finale: Francesco, il cardinale Ugo, le gerarchie dell’Ordine e i frati provenienti dagli ambienti universitari. A questo iter vanno ascritte la ricchezza, la dinamicita`, le tensioni – di cui offre significativa testimonianza il Testamento del Santodi Assisi – e la natura inquieta (cf. p. 55) della Regola, che esprime in ogni sua partela ricerca e «il tentativo difficile di decodificare – tra le alterne vicende della storia –la volonta` di quell’Altissimo Signore che Francesco e i suoi frati avevano scelto diseguire» (p. 55).
I due interventi seguenti, di Attilio Bartoli Langeli e Priamo Etzi, hanno comeoggetto di studio la bolla Solet annuere con la quale il papa Onorio III, il 29 novembre 1223, conferma definitivamente la Regola dei frati minori. Attilio Bartoli Langeline considera la portata documentaria, analizzando i due esemplari pervenutici del la lettera stessa: l’originale, conservato ad Assisi, e una copia di «cancelleria», custodita nell’Archivio segreto vaticano. Il minuzioso esame dei documenti coglie gli «indizi di una genesi sofferta, di una procedura in piu` punti straordinaria, di un itinerario non rettilineo» (p. 90). Priamo Etzi si sofferma invece sull’approvazione pontificia ivi espressa, delineandone il contesto storico-giuridico e considerandone irisvolti attuali. La bolla Solet anuere colloca la Regola francescana nel novero delletradizionali Regole religiose (basiliana, agostiniana, benedettina), ma entro una novitas rispetto alle esperienze precedenti, quella dell’Ordine minoritico, all’internodel quale – specie dopo la morte di Francesco e la glorificazione della sua persona– la Regola stessa diviene «lo strumento piu`valido per la salvaguardia della fraternita`» (p. 129), assumendo pero` una connotazione precettiva e obbligatoria. Un decisivo impulso all’aggiornamento e a una lettura piu` contestuale del testo normativo siattua con il concilio Vaticano II in un processo di ricomprensione che promuovel’attenzione all’ambito vitale in cui esso si da`come fondamento imprescindibile della vita minoritica, colto nel «suo dinamismo spirituale, in rapporto diretto con lapersona di Francesco d’Assisi, con il suo ideale evangelico e nel contesto di tutti isuoi scritti» (p. 130).
La seconda sezione del volume, dedicata al commento di ciascun capitolo dellaRegola, si apre con la sinossi latino-italiana tra la Rb e la Rnb, a sottolineare la natura storica del testo, quale risultato «di un’elaborazione condotta a piu` mani» (Introduzione, p. 8), nel confronto – a volte difficile – tra esigenze e prospettive diverse. Aquesto riguardo, intento fondamentale della lettura del testo e`– nella confluenza diesegesi ed ermeneutica – cercare di cogliere che cosa esso intendesse dire ai destinatari del tempo, quali siano state le ragioni delle trasformazioni intercorse tra unaredazione e l’altra, quali intenzioni abbiano suggerito determinate scelte.Il primo capitolo, affidato all’analisi di Dino Dozzi, in entrambe le redazionidella Regola presenta l’essenziale dell’esistenza evangelica di Francesco che l’autoreconsidera secondo tre ambiti: vita di obbedienza, sequela di Gesu`, vita evangelica. Ilnucleo immutato del testo normativo nelle sue successive elaborazioni (Protoregola,Rnb, Rb) e`«obbedire a Cristo che parla nel vangelo vissuto nella Chiesa da fratelliminori» (p. 204) e a questa fondamentale esigenza intendono rispondere anche oggileCostituzioni degli Ordini francescani, «ricreando», a partire dalla via tracciata dalvangelo, costantemente la loro vita. Francesco, inoltre, attribuisce un valore normativo alla sequela di Gesu` Cristo (cf. Rb I e Rnb XXII) quale cammino di fede e di progressiva interiorizzazione-attualizzazione della Parola che si esprime in una vita secondo il vangelo.
Essa si incarna innanzitutto nell’alveo della fraternita`e a partiredalla previa condizione del «sine proprio» che «permette di fare spazio in se stessial Signore e di vivere sempre da fratelli di chiunque» (p. 220), in obbedienza, poverta`e castita` quali spazi di gioia, di lode e di riconoscenza per la bella notizia evangelica ricevuta (cf. p. 228).Del secondo capitolo della Regola si occupa Leonhard Lehmann: esso e` il piu`esteso e concerne una tematica unitaria, ossia l’iniziazione di coloro che vogliono intraprendere questa vita. L’autore ne considera in primo luogo la struttura, mettendoin luce le parole di collegamento con il capitolo precedente, le differenze, le tracceche possono far risalire alla «voce» di Francesco, le citazioni e allusioni bibliche.Passando quindi a valutare il testo nel suo contesto storico-religioso, Lehmann attua un interessante confronto con le Regole agostiniana e benedettina e con la Regola dei Trinitari, notandone divergenze e affinita`. Paragonando il testo della Rb conquello della Rnb l’autore evidenzia uno «sviluppo da un’iniziazione piu` carismaticain tappe a un’ammissione piu` giuridica, riservata ai ministri provinciali» (p. 250). I due testi – alla cui analisi Lehmann fa seguire il raffronto con altri scritti di Francesco – riflettono, inoltre, un clima diverso: se nella Rnb, infatti, i frati sono incoraggiati a fare il bene anche se disprezzati, nella Rb sono messi in guardia dalla tentazione di disprezzare gli altri, gloriandosi del proprio successo.
L’autore conclude ilsuo interevento offrendo cinque prospettive attualizzanti: l’accoglienza capace oggidi accompagnare e di mediare con sano realismo l’entusiasmo e gli ideali dei giovani candidati; la dialettica tra liberta`e rinuncia-distacco come parte integrante delprogetto evangelico francescano; l’opportunita` di un’iniziazione graduale che siesprima anche nell’abito; l’attuale difficolta` a perseverare in una scelta definitiva;l’abito come segno di fedelta`creativa e di appartenenza.Nell’affrontare il commento al terzo capitolo della Regola, Fernando Uribe distingue due registri letterari nello svolgimento delle tre tematiche qui considerate:uno stile giuridico o statuario nella prima parte, concernente l’Ufficio divino e il digiuno, e uno stile esortativo nella seconda, dove si tratta del modo in cui frati devono andare per il mondo. Per quel che concerne la normativa sulla preghiera comunedei frati, emerge la preoccupazione di Francesco di «salvaguardare l’unita` internadel suo Ordine e di rassicurare la sua fedelta` alla Chiesa» (p. 298), mediante l’equazione fedelta` nella recita dell’Ufficio «secondo la Regola»-cattolicita`.
Le norme suldigiuno – quale preparazione ai tempi liturgici piu` importanti – sono formulate inmaniera concisa e si richiamano, anche a confronto con le norme monastiche coeve, alla prassi comunemente diffusa nella Chiesa, adottata da Francesco nel discernimento delle reali necessita` di una vita itinerante e indubbiamente subordinataalle esigenze dell’apostolato esercitato in minorita`, evangelica liberta` e spirito di pace. Puntualizzazioni, queste, che nell’oggi spronano i seguaci del santo di Assisi acustodire la preghiera personale e comunitaria dall’«eresia dell’attivismo» (p. 327),a vivere il digiuno come opportunita` di «superamento dell’egoismo e dell’affannodi appropriazione» (p. 329) e ad essere nel mondo presenze «umanizzanti», «strumenti di riconciliazione e di pace» (p. 331).I tre interventi seguenti articolano, secondo tre differenti prospettive, l’interpretazione francescana della poverta`evangelica. La liberta` dal denaro e`tema centraledel quarto capitolo della Regola, commentato da David Flood.
L’autore, anche se ipassaggi non risultano sempre chiari e immediatamente evidenti, spiega come nelcontesto dell’economia comunale l’atteggiamento di Francesco e dei suoi frati neiriguardi del denaro rappresenti certamente una controtendenza, nel segno dellagratuita`(«Il loro non era una lavoro utilitaristico, ma metteva in relazione le persone», p. 340) e della solidarieta`tra fratelli e con gli altri lavoratori (elementi su cui e`possibile puntare anche oggi per realizzare un’autentica giustizia distributiva).Flood rileva che se, secondo il dettato della Rnb, la fraternita` poteva giovarsi in casodi bisogno di cure mediche o per le urgenze dei lebbrosi dell’aiuto di amici «spirituali», questa possibilita` e`riservata, nella bollata, solo al ministro o viceministro, segno di un mutamento nell’amministrazione dell’Ordine in rapporto alle autorita` civili ed ecclesiastiche (cf. p. 344). In continuita` con la questione relativa all’uso deldenaro si pone il capitolo quinto, incentrato sulla grazia del lavoro, oggetto dellostudio di Luigi Pellegrini. Nel panorama della societa`feudale, strutturata su gerarchie e funzioni sociali corrispondenti, l’impegno lavorativo viene percepito da Francesco non nei termini di un «ruolo», bens?` in quelli di «vocazione». In particolarenella Rnb si fa riferimento a una variegata tipologia di attivita` lavorative, tra cuispicca il servizio presso i lebbrosi per il bisogno dei quali – pur vigendo l’assoluto divieto di accettare denaro – si da` la facolta` di chiedere l’elemosina.
La Rb e` molto piu`sintetica rispetto al testo del 1221: l’unica preoccupazione normativa pare sia assicurare che non venga posto in subordinazione lo spirito di orazione e di contemplazione. «Si ha l’impressione netta – nota l’autore – che il lavoro venga «monasticizzato», ridotto unicamente, com’e`, a ‘‘strumento per evitare l’ozio’’» (p. 361). Questopassaggio, confermato anche dal Testamento, corrisponde alla tendenza ad abbandonare la fatica del lavoro manuale cui Francesco reagisce rimarcando il pericolodello stare in ozio. La progressiva clericalizzazione dell’Ordine ha fatto s?`che lestesse Costituzioni delle tre famiglie francescane si riferiscano prevalentemente all’impegno pastorale. Unanime e`, comunque, l’insistenza sul valore di «testimonianza evangelica» che deve animare il lavoro, con un’attitudine di apertura al contestosociale ed economico, salvaguardando in maniera propositiva lo spirito di minorita`e di fraternita`.La centralita` del vivere «senza nulla di proprio» e` messa a tema dal capitolo sesto della Regola. Francesco Costa ne coglie l’attuazione in cinque ambiti: il non appropriarsi di nulla, l’essere pellegrini e forestieri in questo mondo, il chiedere l’elemosina senza vergognarsi, l’amore tra fratelli e il servizio specialmente ai malati(cf. p. 377).
L’espropriazione, che trova il suo modello nell’umilta`e poverta` di Cristo, non e`finalizzata ai soli beni temporali, ma a tutto cio`che distoglie da Dio e trova il suo parallelo nell’idea di restituzione quale riconoscimento, cioe`, di aver ricevuto tutto dal Signore e opportunita` di condivisione con il fratello. Gli aspetti evidenziati in questo capitolo della Regola trovano un costante richiamo – seppur conrilievi diversi – nelle attuali Costituzioni delle tre famiglie francescane, la` dove si fariferimento a una gestione compartecipata – poiche´tutto deve essere comune – deibeni della fraternita`e si insiste su un uso «povero», responsabile e solidale deglistessi, specie del denaro. La condivisione dei beni con i poveri resta una dimensionefondamentale accanto alla «testimonianza del distacco dalle cose della terra comeaffermazione del primato assoluto del regno di Dio, che e` da cercare prima e al disopra di ogni altra cosa, cos?` come dice Gesu` nel vangelo» (p. 398).
Il capitolo settimo della Regola, significativamente intitolato dal commentatoreCesare Vaiani La misericordia della correzione, affronta la delicata questione delcomportamento da tenere nei confronti dei fratelli che sbagliano. Dopo aver esaminato le normative atte a regolare le penitenze nella vita religiosa dell’epoca (in particolare nelle Regole monastiche e nella legislazione ecclesiastica), l’autore effettuauna lettura diacronica degli Scritti di Francesco (Rnb, Lettera a un ministro, Letteraa tutto l’Ordine, Testamento) ricavandone sostanzialmente due vie di correzione deifrati che peccano: tre ammonizioni e quindi ricorso al ministro per le colpe esterne,confessione sacramentale ai sacerdoti dell’Ordine dei «peccati mortali». Nel testodella Regola l’«amministrazione della penitenza e`regolata dalle espressioni cum misericordia e secundum Deum» (p. 420), a partire dall’iniziativa del peccatore stesso,tenuto a ricorrere al ministro esortato, a sua volta, a comminare o a far comminarela penitenza con misericordia e secondo Dio, nel pieno rispetto dell’individuo, quindi, e mantenendo un clima relazionale fraterno, che pone attenzione prima all’uomo e poi alla punizione.
La riflessione sul contesto attuale sottolinea l’imbarazzocontemporaneo – che traspare dal rinvio della questione al diritto canonico da partedelle Costituzioni dei tre Ordini – nel trattare della punizione/correzione dei religiosi. La via della misericordia appare, dall’intervento di Vaiani, la chiave di volta: essainfatti coniuga, «secondo Dio», verita`e accoglienza fraterna.Il capitolo ottavo, affidato all’analisi di Antonio Ramina, delinea la normativaessenziale riguardo alla figura del ministro e servo generale e al Capitolo generale,entrambi elementi costitutivi della fraternita` minoritica. Un’ambiguita` a livello giuridico e`ravvisata dall’autore per quel che concerne l’elezione e la durata dell’incarico di ministro generale: la codificazione non e` precisa e presumibilmente supponela prassi ormai consolidata di eleggere il nuovo ministro generale subito dopo la morte del predecessore, nell’ambito di una celebrazione capitolare (cf. p. 440).Quanto al capitolo generale, se esso nasce come incontro fraterno «irrinunciabileper la formae vitae professata da Francesco» (p. 444), occorre constatare che, conl’espansione dell’Ordine, si trasforma da capitolo di tutta la fraternita` a capitolodei soli ministri, espressione di un Ordine centralizzato. Tuttavia continua ad esserefraternitas il termine che qualifica l’identita` del gruppo, secondo «una modalita`relazionale complessivamente di indole paritaria» (p. 448).
L’analisi puntuale del testo,nel confronto con il dettato di Rnb XVIII, tratteggia la figura e i compiti del ministrogenerale, dei ministri e custodi e del capitolo generale, cogliendo la portata attualedella mediazione della fraternita` quale luogo di discernimento comunitario e dicondivisa responsabilita` nell’individuare, ieri come oggi, percorsi autenticamenteevangelici.Il servizio della parola, il ministero della predicazione, e` il tema del capitolo nono della Regola, commentato da Luciano Bertazzo. L’autore, contestualizzando iltesto, afferma come l’epoca di Francesco si connoti quale «tempo della parola» (p.473), una parola nuova e vitale che esce dagli spazi del monastero e delle scholaeper riversarsi nelle piazze, nei mercati, per le strade, per divenire – mediante le artespraedicandi – nuovo ambito di evangelizzazione. «Francesco proviene da questo‘‘spazio’’ vitale della parola» (p. 482) che si manifesta in vari generi espressivi: dall’invettiva all’exemplum, dalla comunicazione fortemente simbolica del Natale diGreccio al linguaggio giullaresco, con un’accentuazione, nel santo di Assisi, del carattere penitenziale della predicazione, secondo una tonalita`esortativa nella Rnbper divenire poi, nella Rb, concreto e normato impegno pastorale di un Ordine dipredicatori a servizio del rinnovamento della Chiesa (cf. p. 496).
La tematica trovauna sua risonanza e attualita` nelle Costituzioni delle tre famiglie francescane, nellaconsiderazione del rapporto tra predicazione e mezzi moderni di comunicazionesociale, tra parola evangelica e annuncio nel contesto di una nuova ulteriore rivoluzione culturale, che pone urgente la sfida del confronto con il «pensiero digitale»(cf. p. 502) e una ricomprensione attualizzante dell’invito di Francesco a utilizzareparole «esaminate e caste», essenziali, non fini e a se stesse, ma capaci di relazionare-rinviare l’uomo ad «altro».I rapporti fraterni sono ancora messi a tema dalla Regola al capitolo decimo, delquale si occupa Pietro Maranesi. Il contesto storico in cui il testo in esame va collocato e` quello di una societa` medievale che, come sottolinea l’autore, tra XII e XIIIsecolo conosce con la nascita del comune, accanto alla struttura gerarchico-piramidale, «nuovi parametri relazionali improntati a una ‘‘circolarita`’’» (p. 508): e` in quest’alveo che va situata l’opzione francescana per la fraternitas. La lettura sinottica diRnb e Rb evidenzia come il redattore abbia nel testo definitivo riunito in un unicoblocco passaggi dispersi concernenti la vita fraterna nella Regola precedente. Il progetto della fraternita`evangelica elaborato in Rb X ha i suoi capisaldi nelle relazionidi obbedienza e servizio reciproci tra ministri e sudditi, fondate sulla mutua accoglienza misericordiosa e corresponsabile.
Tutti i fratelli sono chiamati a custodirela qualita`evangelica della loro vita rifuggendo lo «spirito della carne», i vizi, e ricercando lo «spirito del Signore», le virtu`(cf. pp. 532-544): la vocazione evangelica della fraternita` minoritica francescana e` verificata dal «ribaltamento di ogni logica dipotere e di domino» (p. 546), essenza del richiamo all’«obbedienza attiva e responsabile» – e quindi autenticamente fraterna – cui fanno riferimento le Costituzionidelle tre famiglie francescane del primo Ordine. Che i frati non entrino nei monasteri delle monache: sulle relazioni con le sorellee, piu` in generale, sulla questione della «salvaguardia della castita`e della liberta` deifrati da quei legami che possono impedire loro di vivere la sequela di Gesu` Cristopromessa nella Regola» (p. 553), si concentra il capitolo undicesimo della stessa,commentato da Marco Guida. Analizzando il testo e il suo contenuto l’autore notache il primo divieto espresso da Francesco non concerne i rapporti con le donne,ma soltanto quelle relazioni che possono configurarsi come «sospette», qualificazione chiarita dal confronto con il capitolo XII della Rnb e con le Regole precedentia quella francescana (agostiniana e benedettina).
Il secondo divieto rivolto da Francesco a tutti i suoi frati riguarda l’ingresso nei monasteri, aspetto questo particolarmente delicato – e pertanto oggetto di un’accurata riflessione da parte dell’autore(pp. 567-575) – soprattutto in rapporto all’impegno scritto dall’Assisiate (Forma divita per Chiara e sorelle) di aver cura di quello che sara` dagli anni ’20 chiamato Ordine di San Damiano. Il terzo divieto – norma non esclusiva della legislazione minoritica (cf. p. 576) – e` di non farsi «padrini di uomini o di donne»: anche in questo caso,come nei due precedenti, la finalita`essenziale e`«aiutare i frati a vivere il vangelo inobbedienza, senza nulla di proprio e in castita`» (p. 579), in un’attitudine di liberta`affettiva, esigenza quanto mai attuale nel nostro tempo di grandi risorse e potenzialita` comunicative che rischiano, pero`, la virtualita` e la dispersione.L’ultimo capitolo della Regola definitiva, oggetto dello studio di Edoardo Scognamiglio, si concentra su due aspetti: in primo luogo quello della missione dei fratiper il mondo, in particolare quanti «vanno tra i saraceni e gli altri infedeli»; secondariamente affronta le questione della figura del cardinale protettore quale garanziadi uno «stretto legame con la Chiesa cattolica» e della «continuita` della Regola, all’interno dell’Ordine» (p. 610).
Riguardo al primo punto, la posizione di Francescorappresenta certamente un’inversione di tendenza rispetto alla coeva mentalita` della crociata, di «una Chiesa in lotta contro i pagani e le nazioni» (p. 590). Il santo diAssisi rifiuta la lotta armata e la guerra santa, come dimostra l’episodio del suo incontro con il sultano d’Egitto e si mostra quasi «profeta» della nuova evangelizzazione, nel segno dell’ascolto, dell’inculturazione e del dialogo (cf. pp. 614-620). Nella lettura del testo, inoltre, l’autore coglie come, rispetto al capitolo XVI della Rnbcaratterizzato da un maggiore afflato teologico e spirituale, la Rb si specifichi insenso normativo e disciplinare, a sottolineare anche la non provvisorieta` dell’impegno missionario che non si esaurisce con la conversione dei pagani e degli infedeli(cf. p. 609), ma prosegue nella sollecitudine dell’annuncio di pace.A Thadde´e Matura e` affidata la conclusione generale del volume: egli coglie, anche alla luce dei commenti di ogni singolo capitolo della Regola, nel «vangelo di Cristo nella sua totalita`e pienezza» (p. 621), il polo unificante non solo della Rb, ma,infine, di tutti gli scritti di Francesco. «Evangelium observare», dunque, e` la sintesidel suo progetto esistenziale, norma e riferimento imprescindibile per se´e per i fratelli, da vivere nella minorita`e nel servizio, «lavandosi i piedi» gli uni gli altri.
Oggi la ri-scoperta e ri-comprensione dell’identita`francescana non puo` che partire da unri-ascolto attivo, corroborato dalla tradizione viva della fede e aperto al futuro, dellaparola evangelica, nella consapevolezza del fatto che «nessuna corrente spiritualecristiana, nessuna spiritualita` particolare puo`compiere ne´esaurire la pienezza delvangelo, ma ciascuna apre delle vie possibili per avanzare» (p. 633).Dodici fratelli radunati attorno alla comune eredita` lasciata da Francesco d’Assisi, la peculiare e personale risonanza del vangelo nella sua esperienza di fede, simbolicamente rimandano all’immagine dei Dodici riuniti attorno a Gesu` e da lui inviati come missionari della «buona notizia» nel mondo: strade diverse dagli orizzonti comuni, perche´ unico e` il punto di partenza. La comunione delle proprie radici – la «nostra» Regola che plasma, secondo una tonalita`condivisa, la «nostra» vita –sollecita alla sfida dell’ascolto e del dialogo, a una convergenza evangelica capace diripensare e trovare prospettive che rilancino al futuro la sempre sorprendente e vitale ricchezza del carisma francescano. L’operazione intrapresa da questo volume,«un unicum nella storia dei tre Ordini francescani» (Introduzione, p. 5), si ponequale opportunita` di riscoprire nell’unica forma mentis l’unica forma vitae: lo spazioconsegnato dallo Spirito e dalla storia per riconoscersi, sui passi di Francesco, fratres-fratelli.
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LII, 2012, fasc. 3
(http://www.centrostudiantoniani.it)
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