Il volume scritto da mons. Felice Accrocca, e pubblicato nella collana “Presenza di san Francesco”, raccoglie insieme brevi riflessioni e analisi dei testi, secondo le parole dell’A.: “I saggi riuniti in questo volume, nati in contesti e momenti differenti, sono tutti accomunati dalla medesima volontà di meditazione” (p. 9). Infatti, tra i dieci contributi che formano il libro, nove sono stati già pubblicati in diversi luoghi, nell’arco degli anni 2004-2015, solo uno (il capitolo IX del presente), è un inedito. Accrocca richiama l’attenzione del lettore sulla lezione di vita data dai due santi d’Assisi, che è radicata e forgiata nell’osservanza del Vangelo di Gesù Cristo, la loro unica fonte di saggezza e di riferimento in ogni circostanza.
Il primo saggio è dedicato alla misericordia e alla sua intesa in Francesco. Basandosi sugli Scritti dell’Assisiate, l’A. rilascia un quadro della pratica e consapevolezza francescana sul tema del presente Anno Giubilare, così caro a papa Francesco. “Il Francesco che ne emerge è – come si diceva – un uomo pacificato, forgiato dalla sofferenza, bruciato dall’amore per Cristo, desideroso di comunicare a tutti la salvezza ottenuta dal Signore” (p. 19).
La seconda riflessione focalizza il tema della distribuzione dei beni, della ricchezza e dell’elemosina, dunque di tutto ciò che confluisce nell’evangelica intesa della povertà. Secondo tale visione l’elemosina è “restituzione ai poveri di quanto è stato loro indebitamente tolto. […] come giustizia dovuta ai poveri” (p. 24-25). Il terzo contributo analizza il tema della pace, un altro dei capisaldi dell’esperienza dell’Assisiate. Richiamando gli episodi bellici di Francesco, le Regole e l’augurio con cui salutava tutti “Il Signore vi dia la pace”, l’A. traccia un suo percorso nella promozione dell’incontro e del dialogo, che è capace di disarmare e di pacificare gli opponenti.
Sulla scia del precedente, il quarto saggio propone l’esempio dell’incontro e del dialogo tra Francesco e il Sultano Malik al-Kamil, nipote di Saladino, testimoniato dalle fonti cristiane e avente “una qualche, seppur debole traccia” nelle fonti musulmane. Accrocca, concludendo la sua riflessione, ribadisce: “A distanza di otto secoli da quei fatti, dobbiamo riconoscere che è ancora questa la profezia per il futuro… […] Una via che rifugge dall’irenismo a buon mercato e chiede rispetto reciproco, accoglienza, conoscenza dell’altro; una via che ricerca la verità attraverso il confronto e il dialogo, aborrendo ogni forma di violenza” (p. 39).
La questione del creato, recentemente riflettuta nell’enciclica Laudato sì di papa Francesco, costituisce il tema del quinto capitolo del libro. L’A. propone il corretto visone di san Francesco sulle realtà create e sul rapporto con esse, che toglie diverse strane o tendenziose interpretazioni o manipolazioni, di cui sono pieni la letteratura e il giornalismo odierni. Esponendo gli Scritti e le agiografie francescane, colloca la visione dell’Assisiate, impossibile da comprendere “nei riguardi del creato e degli animali al di fuori di un orizzonte teocentrico, prescindendo cioè da Dio e dall’obbedienza che gli è dovuta” (p. 60).
Il sesto contributo apre un nuovo orizzonte sul termine “pianticella” di frate Francesco. Accrocca cita quest’auto definizione di Chiara d’Assisi, inclusa nella sua Regola, ma espone un fatto meno noto, che cronologicamente fu trasmesso per primo da Tommaso da Celano, nella VbF 116. Le indagini sulle testimonianze agiografiche fatte dall’A. rivelano che non era solo santa Chiara a godere di tale titolo, ma pure fra Bernardo da Quintavalle, nonché l’Ordine dei frati Minori. Infatti concludendo scrive: “Alla luce di quanto emerge dalle fonti, sono perciò propenso a credere che Francesco possa aver utilizzato la metafora della pianticella per Bernardo, Chiara, l’Ordine dei Minori, parlandone come di pianticelle di Dio” (p. 81). Il settimo capitolo espone la panoramica storico-sociale e religioso-culturale nel tempo del passaggio tra il XII e il XIII secolo, in prospettiva di Chiara e dell’universo femminile in quell’epoca. L’A., con mestiere da storico consumato, offre una sintesi molto organica e lineare degli eventi e dei personaggi chiave per la formazione e il vissuto della santa d’Assisi.
L’ottava riflessione è sempre dedicata a santa Chiara. Accrocca presenta in essa la scelta di vita della santa, la sua perseveranza nell’osservare gli ideali di Francesco, ribadendo “che la scelta di Chiara fu sin dall’inizio una scelta consapevole di vita stabile…” (p. 105), e non itinerante a modo dei frati, come ne testimoniano le fonti parlando di alcune “sorelle Minori”, che “vissero tranquillamente la loro esperienza religiosa fino al 1240, quando furono condannate per la prima volta da Gregorio IX” (p. 106). L’A., successivamente affronta la difficile questione del contrasto tra Chiara e il papato riguardo la forma della vita delle Povere Dame di san Damiano, affermando: “La scelta di scrivere una Regola era di per sé indicativa della volontà di Chiara e della sua comunità di porsi al di fuori dell’Ordine di S. Damiano, contraddicendo in tal modo il progetto papale che sin dalla fine degli anni Venti aveva puntato a fare proprio di lei la pietra angolare del nuovo Ordine femminile” (p. 119).
Come si è accennato sopra, il nono saggio è un inedito nel presente volume. La questione di mangiare la carne nel giorno di Natale, qualunque giorno di settima cadesse, tratta dal Memoriale, nel famoso episodio con il frate Morico (Mem 173, 1-3), serve all’A. per proporre un’articolata spiegazione legata sia alla fonte stessa, di cui è il curatore dell’edizione critica (2011), sia alla nota tensione verso la monachizzazione della fraternità minoritica, rivelatasi durante la permanenza del Fondatore in Terra Santa. Sulla scia dell’insegnamento di Francesco, fondato sulla centralità dell’Incarnazione, Chiara nella sua Regola (RsC III, 9) permette alle sorelle a Natale di prendere il cibo due volte.
L’ultimo, il decimo capitolo, illustra la discussione sul crocifisso di S. Damiano, solvendo i dubbi sull’autenticità dell’icona conservata e venerata fino ad oggi nella basilica di S. Chiara, quella dalla quale, secondo le testimonianze delle fonti, Francesco udì le parole di Gesù e davanti alla quale Chiara pregò e contemplò il Signore crocifisso.
L’A. conclude il libro con un breve epilogo, ribadendo che l’esperienza di entrambi i santi d’Assisi sgorga dalla stessa sorgente che è il Vangelo. “A tutti, i due santi insegnano che il Vangelo è possibile, che è possibile mettersi alla sequela di Cristo Gesù e vivere in conformità con Lui…” (p. 155).
Secondo il detto iniziale, il volume infatti offre gli spunti di riflessione, ma non tralascia le puntuali analisi storico-critiche delle fonti francescane, nonché delle informazioni storiche documentate. Il libro si presenta come un felice connubio tra due modi di illustrare il fenomeno di Francesco e di Chiara, quello accademico e quello spirituale, senza che questi si escludano a vicenda, come non si può escludere e separare i due polmoni del francescanesimo – maschile e femminile – da sempre complementari nel rispecchiare la bellezza del carisma originale.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. III-IV/2016
(http://www.seraphicum.com)
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