Il cingolo di Santa Chiara
(Tau) [Brochure]EAN 9788879622233
Il libro di G. P. Freeman, pubblicato nella collana Tau, propone una lettura della storia iniziale, poco conosciuta e condivisa tra gli studiosi italiani, del movimento francescano femminile, ispirato da s. Chiara e dall’ordo del monastero di San Damiano. Il testo è preceduto dalla presentazione di G. Boccali, noto e apprezzato ricercatore ed editore delle fonti agiografiche e documentarie sugli inizi della storia clariana, che riassume il contenuto e le conclusioni dello studioso olandese. Boccali riconosce il valore dello studio che presenta, infatti afferma: «Questi studi e questo elenco di documenti non costituiscono materiale di lettura scorrevole, ma sono indispensabili per chi vuol fare storia; e sembra ormai giunto il momento di riconsiderare e rivedere tante asserzioni contrarie alla storia, dataci da questi documenti, compresa la convinzione che Chiara, ottenuta l’approvazione della sua Regola due giorni prima di morire, sarebbe morta fuori dell’Ordine di S. Damiano» (p. 11). La pubblicazione è composta di due capitoli, a cui seguono tre Allegati, e quelli ultimi riportano rispettivamente: l’elenco dei privilegia communia per le damianite del XIII secolo; il privilegium commune per il monastero di S. Maria di Monteluce a Perugia del 1229 (Religiosam vitam eligentibus); il privilegium commune per il monastero di Mercatello del 1230. Il primo capitolo riprende, ma con aggiornamenti e adattamenti, la conferenza tenuta nel 2012 ad Aachen in Germania, invece il secondo presenta l’edizione della forma vite o Regola redatta dal cardinale Ugo/Ugolino, il futuro pontefice Gregorio IX, tra il 1218 e il 1219, per le “povere donne religiose”. L’A. comunque non la tratta come un’edizione critica, affermando nell’introduzione al testo ugoliniano: «Quella che pubblichiamo nelle pagine seguenti non è propriamente un’edizione critica, per fatto che ho lavorato con testi stampati. […] Lo scopo di questa edizione è ricostruzione della versione più antica, perché in tal modo si dà la possibilità di studiare lo sviluppo redazionale di questa Regola e la storia iniziale delle donne religiose che sono state raccolte nell’Ordine di S. Damiano» (p. 60). La versione più antica proveniente dal manoscritto di Bruxelles (Bibliothèque Royale, Doc. Ms. IV.63), datata al 1221 (p. 1724), viene confrontata con gli altri otto testimoni del XIII secolo che tramandano il testo della Regola.
Il primo capitolo è estremamente interessante e molto significativo dal punto di vista del contenuto e delle affermazioni dello studioso. Infatti Freeman discute con molte tesi e convinzioni che hanno fatto la scuola della storia delle damianite nell’aerea dei ricercatori italiani e tedeschi, che elenca sulle pagine del saggio (p. 15-16). Soprattutto l’A. polemizza con le opinioni, specialmente con la presentazione del conflitto tra Chiara e il cardinale Ugo: «La storia delle damianite è rappresentata come lo sviluppo di un dissenso tra Chiara e Ugolino riguardo alla povertà, alla possibilità di rapporti con i frati minori e alla forma di vita propria di Chiara» (p. 16). Lungo la sua argomentazione basata sull’analisi della Regola e dei documenti pontifici (p. 17-49), Freeman giunge alle nuove e importanti conclusioni che, si augura, saranno un fattore per lo studio più approfondito e oggettivo degli inizi della storia del movimento francescano femminile. Afferma che il monastero di S. Damiano fu dagli inizi modello per le altre case delle damianite, e prova che: «…la prassi quotidiana della vita di S. Damiano sia stata per le norme contenute nella Regola di Ugolino…» (p. 50). Nelle pagine della argomentazione Freeman scrive in modo esplicito: «Riassumendo, possiamo dire: la fonte che la Regola di Ugolino utilizza per delineare la vita quotidiana dei monasteri era la prassi esistente a S. Damiano; la curia invece era responsabile delle norme della clausura. Su cura e povertà la Regola tace. Questo significa che almeno riguardo a tutte le cose importanti del quotidiano è possibile affermare che la Regola di Ugolino e le Osservanze di S. Damiano sono identiche, il che significa che S. Damiano è il modello a cui si ispira questa formula vite e quindi anche la vita negli altri monasteri, Chiara poteva seguire senza problemi la Regola di Ugolino senza tradire la sua spiritualità o la fedeltà a Francesco» (p. 38). Inoltre affronta la questione, esageratamente amplificata, della divergenza sulla vita delle povere dame di s. Damiano tra Chiara e il cardinale Ugolino. Citiamo qui il brano conclusivo abbastanza lungo, ma crediamo molto riuscito e onesto, scritto dall’A. sul problema: «È uno strano paradosso che negli ultimi anni la ricerca abbia recepito un divario sempre maggiore tra Chiara e la curia, mentre i documenti recentemente ritrovati vanno esattamente nella direzione opposta: la curia ha promosso Chiara e il suo modello di vita in misura molto maggiore di quanto anch’io fino a poco tempo fa ero disposto a credere. Sono consapevole di andare in direzione opposta rispetta a molte convinzioni assodate della ricerca: la separazione tra S. Damiano e i monasteri ugoliniani e la conseguenza differenza della forma di vita di S. Damiano rispetto alla Regola di Ugolino, il modo in cui la Regola di Chiara fu approvata, perfino la centralità dell’altissima povertà. Le fonti che qui abbiamo presentato testimoniano, a un esame attento, una concezione diversa da quella comune. Uno studio delle fonti accurato e spregiudicato, che non si accontenti di considerare solo i documenti su Chiara e S. Damiano, ma anche i numerosi dati sugli altri monasteri, può contribuire a ripensare l’immagine che abbiamo dei rapporti tra Chiara e la curia, anche se questo comportasse di abbandonare l’immagine tradizionalmente recepita» (p. 51).
Come già detto sopra il secondo capitolo offre ai lettori e agli studiosi una nuova edizione della forma di vita composta dal cardinale Ugolino di Ostia tra il 1218 e il 1219. L’A. descrive in dettaglio i criteri della presente edizione, anche se non la considera definitiva, a causa dell’impossibilità di consultare i manoscritti originali e non solo i testi trascritti o stampati. L’alta probabilità che vengano scoperti altri testimoni del testo gioca un ruolo importante, perciò Freeman non chiama la sua ricostruzione come edizione critica. La Regola ugoliniana che presenta è frutto della collazione dei nove manoscritti, già pubblicati altrove, che spaziano tra il 1221 e il 1257. Il testo occupa le pagine 75-97 con le versioni in calce alla pagina. Concludendo il suo lavoro Freeman indica l’esistenza di molti documenti sugli inizi del movimento francescano femminile che sono poco studiati e considerati dai ricercatori. Di conseguenza alcune visioni e interpretazioni moderne sono incomplete o a volte non corrispondenti alla realtà storica del XIII secolo. Allora l’A. suggerisce: «In questo senso vorrei fare la proposta di un maggiore interesse alle fonti dei singoli insediamenti del XIII secolo…» (p. 160) Il libro è arricchito dell’ampia bibliografia sulla problematica studiata da Freeman (p. 163-177), e dell’indice dei nomi di persona e di luogo.
Crediamo che la pubblicazione susciti non solo le discussioni accademiche, ma sia stimolo alla ricerca sempre più guidata dal principio irrinunciabile per la verità storica sine ira et studio. Il libro di Freeman apre nuove prospettive e traccia possibili piste future nello studio critico delle fonti riguardanti i primordi del movimento francescano femminile nel XIII secolo.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2014
(http://www.seraphicum.com)
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