Intorno a francescanesimo e minoritismo. Cinque studi e un'appendice
(Presenza di S. Francesco)EAN 9788879621700
Si tratta di un volumetto in cui l’Autore, noto storico ed esperto delle questioni francescane, raccoglie cinque saggi e quattro interventi in un’appendice, che trat- tano di diversi aspetti della storia degli inizi dei Frati Minori. Nella premessa informa il lettore che due dei cinque articoli vengono pubblicati per la prima volta, gli altri tre e le appendici invece sono stati già stampati tra gli anni 2005-2008 (p. 9).
Una proposta interessante sono proprio le appendici, che riportano conclu- sioni congressuali, perché, secondo le parole di Merlo, «di solito pochissimi le leggono […] se taluno lo farà, non avrà forse perso tempo, poiché in esse qualche sparsa “idea”, qualche frammentaria analisi, qualche non peregrina suggestione si può rinvenire» (p. 175). I cinque studi abbracciano il periodo storico che va dalla ? ne del secolo XII alla metà del secolo XIII, con aperture storiche e concettuali all’epoca contemporanea. Le tematiche sono varie, come risulta dai titoli qui riproposti in sequenza: Incontri romani presso la Sede apostolica; Gli inizi della religio di frates Minores e soro- res Minores; “Paucis verbis sed simpliciter”: il guscio delle parole semplici; Frate Giovanni da Parma, ministro generale; Frati Minori come “intellettuali” militanti. Il primo illustra la storia della povertà volontaria e le sue manifestazioni, nonché le reazioni uf? ciali della Curia romana di allora.
Viene messa in luce anche la presenza dei movimenti pauperistico-evangelici del XII secolo e dell’inizio del XIII secolo, rispetto ai quali l’Autore pone due domande: «…davvero i frati Predicatori subentrarono agli Umiliati? davvero i frati Minori subentrarono ai Poveri di Lione del gruppo di Bernardo?» (p. 18).
Esponendo la storia di questi movimenti in base ai documenti ponti? ci, Merlo non dà una risposta nettamente negativa alla doman- da, poiché dalla sua valutazione di essi emergono alcuni fatti, somiglianze e strade percorse verso Roma prima dell’avvento dei due ordini mendicanti del XIII secolo. Il secondo studio, pubblicato qui per la prima volta e redatto in occasione del giubileo francescano, affronta la tematica della nascita dei Frati e delle Sorelle Mi- nori, problema trattato largamente da quasi tutti gli storici francescani.
L’Autore, seguendo il percorso cronologico, illustra i primi passi della comunità maschile, in base alla prima Regola e ai ricordi del Testamento di san Francesco, e succes- sivamente quelli della comunità femminile. Tenta però un’analisi comune per tut- ti e due, basandosi largamente sulla nota lettera del vescovo Giacomo di Vitry del 1216; scrive tra l’altro: «Per altro verso quell’occhio, oltre agli stessi frates Mino- res, ben vede le sorores Minores, come componente femminile della unitaria reli- gio minoritica. […] Siamo, dunque, in un momento nel quale la religio dei Mino- ri comporta la presenza di mulieres: donne tra i “compagni di frate Francesco” per una religio che diremmo doppia» (pp. 63-64).
La sua conclusione è scontata per chi studia la storia dei due rami della stessa famiglia francescana: «se a Roma nel 1209 si recano soltanto fratres, passano pochissimi anni e a loro si af? ancano so- rores. Gli uni e le altre sono Minores» (p. 70). Il terzo contributo, che nel titolo riporta le parole del Testamento di san Fran- cesco, ruota intorno alla questione circa la continuità tra l’esperienza religiosa di frate Francesco e l’istituzione dell’Ordine minoritico. Riferendosi ai cambiamen- ti già visibili durante la vita dell’Assisiate nella comunità organizzata dei fratelli, scrive: «De?nirei la cesura nel modo seguente: la natura del francescanesimo di frate Francesco è subordinativa, quella del minoritismo dell’Ordine dei frati Minori è dominativa.
L’esistenza di siffatta distinzione, con accento sulla dimensione dominativa, è una scoperta, a livello di ricerca storica e di ri? essione storiogra? ca, relativamente recente» (pp. 80-81). Nel contributo vengono apportati argomenti e supposizioni, basati sugli scritti di Francesco, che servono ad appoggiare tale con- vinzione, la quale sottolinea una discontinuità tra la proposta di vita del Fondatore e la sua concretizzazione da parte della comunità nel momento della sua trasforma- zione in un ordine religioso.
L’Autore è dell’avviso che «al termine della sua vita, il Poverello ben sapesse che l’evoluzione della sua fraternitas aveva comportato cambiamenti che egli aveva accettato o aveva dovuto accettare, ma che gli impo- nevano tuttavia di non rinunciare a riproporre, in termini rinnovati, i punti fondamentali del suo francescanesimo subordinato» (pp. 101-102). L’Autore in questo saggio, come del resto anche in pubblicazioni precedenti, si dimostra alquanto po- lemico con l’istituzione dell’Ordine minoritico.
Riguardo a questa sua valutazio- ne si può osservare che la proposta di Francesco era di testimonianza evangelica e non giuridica, tuttavia la dimensione evangelica non può essere assolutizzata, poi- ché non renderebbe comprensibile la santità di tanti frati che attraverso la fami- glia francescana istituzionalizzata hanno lasciato esempi luminosi di vita cristiana, senza pretendere che essere migliori, per usare parole dell’Epistola ad quendam ministrum.
Il quarto studio è dedicato alla ? gura del ministro generale Giovanni da Parma e alle sue vicende personali; si tratta d una relazione, che a suo dire, «seguirà piuttosto un itinerario analitico ed espositivo a ritroso, attraversando le più importanti e signi? cative fonti cronachistiche della testualità francescana» (p. 107). Merlo fa ricorso alle testimonianze delle cronache trecentesche di stampo “spirituale” che descrivono in toni molto laudativi la persona di Giovanni da Parma: come frate esemplare, saggio, dotato di elevato livello di santità personale.
La domanda basilare che l’Autore si pone è mossa dal dubbio se la sua forzata rinuncia al generalato non fosse in realtà conseguenza della sua adesione a idee gioachimite, come suggerisce Salimbene de Adam, il suo concittadino di Parma. Richiamando le voci polemiche contro Bonaventura da Bagnoregio e la sua azione nei confronti di Giovanni da Parma, Merlo propende per la conclusione che non fu questo il vero motivo dell’abbandono del servizio da Ministro generale, ma piuttosto diverse questioni interne dell’Ordine: «Le strade per arrivare a risposte maggiormente attendibili cominciano a intravedersi.
Di sicuro esse si dipartono così dall’interno dell’Ordine dei frati Minori come dalla curia romana o, se si vuole, muovono dai complessi e non sempre lineari intrecci tra Ordine dei frati Minori e curia romana» (p. 146). L’ultimo saggio tratta dell’impegno intellettuale dei Frati Minori nella vita ecclesiale e accademica del XIII secolo. L’Autore, in un lungo excursus tra le pagine 147-156, passa in rassegna le pubblicazioni contemporanee che discutono il termine intellettuali nel medioevo, per poi prendere in considerazione l’azione dei Frati Predicatori e dei Frati Minori. Come è suo solito Merlo presenta la questione degli studi, della clericalizzazione dell’Ordine, del ricambio generazionale dei frati e dell’azione organizzativa di san Bonaventura come un allontanamento dall’esempio di vita cristiana di san Francesco voluto e ideologizzato.
Riportiamo due passi signi? cativi, tipici della posizione dell’Autore, contrario all’idea di una qualunque metamorfosi della comunità francescana primitiva dopo la morte del Fondatore, fosse anche positiva: «la proposta religiosa di frate Francesco viene fatta propria da uomini di cultura che in tal modo placano le proprie inquietudini rispetto all’esistente e soddisfano le loro attese; ma, così facendo, quella proposta, grazie anche agli strumenti della cultura, viene modi? cata in funzione di quelle inquietudini e di quelle attese che diventano parte del francescanesimo, allontanandolo dalle sue scaturigini e complicandolo di altre componenti. […] La povertà evangelica, che era stata al centro dell’esperienza religiosa di frate Francesco d’Assisi, fu ideologizzata, enfatizzata quale fondamento ineliminabile della identità minoritica» (pp. 167; 172).
Nella parte conclusiva del libro seguono le quattro parti dell’appendice di diversa lunghezza che riassumono i lavori di alcuni Convegni e consegnano al lettore una visione sintetica delle tematiche ivi trattate. Si tratta di sintesi dalla forma aperta che sollevano tante domande, anche provocatorie, in grado di ispirare studi futuri o semplicemente esprimono la posizione dell’Autore riguardo alle relazioni esposte. Il 47 numero della serie Presenza di san Francesco viene arricchi- to con una bibliogra?a.
Il volume, nella scelta delle tematiche e nel modo di presentarle, rispecchia la visione dicotomica di Merlo, che valuta positivamente la proposta religiosa di san Francesco e negativamente l’esperienza dell’Ordine dei Frati Minori nel suo sviluppo e nella sua organizzazione, e dunque ricalca la lotta ideologica e storica tra gli Spirituali e i Conventuali.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n.III-IV/2010
(www.seraphicum.it)
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