Nel numero precedente, dedicato alla lettura delle impasse della civiltà e alle attuali forme di legame, diversi autori si sono soffermati sull'odio che J. Lacan individua come una delle tre "passioni dell'essere", insieme all'ignoranza e all'amore, e che si differenzia e distingue dagli affetti, dalle emozioni, come A. Turolla chiarisce nel suo articolo. L'odio, l'amore e l'ignoranza sono le passioni alle quali il soggetto... si appassiona con tutto il suo essere. Ma il termine passione ha anche il senso di patire di, essere mossi da passioni che hanno origini pulsionali e che sono anch'essi, come gli affetti, modi di godere. In particolare l'articolo di P. Lacadée ne analizza la matrice pulsionale e ne mostra l'impatto nel tempo dell'adolescenza. É. Laurent, in "Passioni religiose del parlessere", estende l'analisi delle passioni anche a livello politico: «Un corpo è il luogo che sperimenta affetti e passioni, tanto il corpo politico quanto il corpo individuale. Delle passioni politiche nuove sorgono come eventi di corpi politici nuovi, poi si trasformano» e mostra fino a che punto può spingersi un soggetto che si fa oggetto dei significanti che predominano nel discorso proprio dell'epoca. Affetti e passioni sono manifestazioni dei modi con cui il linguaggio colpisce il corpo, sono effetti del significante e tra gli affetti l'angoscia è il più potente, l'unico che non mente, afferma Lacan. G. Grisolia lo prende in esame a partire dalla relazione madre-bambino e nella sua relazione con il desiderio. «Per esistere, l'essere umano necessita che le parole, il dire, gli plasmino un corpo, un corpo che diciamo "nostro" ma è del linguaggio», scrive G. Di Giovanni, e nel suo articolo ne mostra l'incidenza nella dimensione clinica, nella struttura del soggetto. Un corpo che oggi è diventato un oggetto di passione, come rileva C. Leguil, il principale oggetto di preoccupazione del soggetto contemporaneo, con effetti che influenzano i modi di vivere la sessualità. A. Barbui interroga la questione dell'amore sui due versanti, uomo e donna: «l'amore funge da limite e quando viene a mancare c'è una sofferenza senza limiti e chi si pone in una posizione femminile viene invaso da una passione sfrenata che prende le forme della devastazione». R. Cavasola si occupa di quel godimento al di là del fallo detto "femminile" nel suo piacevole scritto sulla passione di alcune donne...per i gatti. Il testo di E. Cece analizza le "Passioni criminali" mettendo in luce gli apporti fondamentali di J. Lacan alla psichiatria e alla psicoanalisi grazie alle sorprendenti chiavi di lettura sui "passaggi all'atto" e i "delitti immotivati". "Diagnosticami!" Anche questa una passione attuale, come dice M. Bolgiani, così come attuale è la passione di farsi vittima di cui si occupa G. Lo Castro. Un'analisi può chiarire quale sia, per ogni soggetto, la passione che lo muove e il passaggio da un "senza saperlo" a un "saperlo dire" consente di farne uso, di decidere che cosa farne. L'entusiasmo di fine analisi ha a che fare con questo, con il cambiamento di segno di una passione che si fa vitale e può tradursi in entusiasmo. Un entusiasmo in questo caso per la psicoanalisi che ognuno declina a suo modo e i tre testi della rubrica "Passe e fine analisi" lo illustrano. Oltre alla parte monografica, questo numero ospita un saggio di Sergio Sabbatini con cui seguitiamo a interrogare la contemporaneità e i suoi sintomi e che ci consente di situare le origini del concetto di desiderio in Freud e Lacan. Il numero si conclude con quattro interviste dedicate principalmente alle psicosi ordinarie, tema dell'XI Congresso dell'Associazione Mondiale di Psicoanalisi di Barcellona e con un articolo della grecista R. Ioli, "Le passioni tragiche nel mondo antico", in cui con piacere ritroviamo Gorgia e le passioni come effetto della potenza della parola poetica.