Verità del corpo.
-Una domanda sul nostro essere
EAN 9788873961086
Sono pubblicati in questo libro gli Atti del XXI Convegno Nazionale di Filosofia, organizzato dall’ADIF (Associazione Docenti Italiani di Filosofia), sul tema “Verità del corpo”, tenutosi a Cividale del Friuli dal 6 all’8 settembre 2007. In ordine all’argomento si sono confrontati 19 relatori, offrendo il contributo secondo la propria competenza: sulle funzioni del corpo (B. Mondin), sui rapporti salute e malattia (P. Miccoli), sulle scoperte in ambito bioetico (M. T. Russo) e in ambito medico (C. Caltagirone), sugli apporti della psicanalisi (V. L. Castellazzi). Seguono poi i saggi miranti a ricuperare le intuizioni di notevoli filosofi e teologi, sia del passato: Aristotele e Tommaso d’Aquino, anche nella ripresa fattane da A. Ghelen (J. Lombo), sia più recenti: Merleau-Ponty ed Eduardo Nicol (A.Fantinel e S. Santasilia), senza dimenticare la complessa relazione tra mente, corpo e anima (M. Bizzotto, V. Ceneri, C. Giorgini) e le conseguenti ambiguità (. L Mugnoli).
Sono presenti, inoltre, le considerazioni sulla differenza tra i sessi - questione del gender - che non è solo biologica, ma anche ontologica e relazionale (G. Salatiello); le riflessioni che toccano l’elemento trascendentale (G. Chimirri) e mistico (P. Zovatto) e, infine, le complesse implicazioni psicosomatiche e linguistiche (G. Natoli). Da questa mappa emerge non solo la pluridimensionalità con i complessi risvolti impliciti nell’”universo” corpo - vocabolo apparentemente semplice - ma anche quanto ampio e in continua espansione sia l’orizzonte delle trattazioni sulla corporeità umana. Una sottolineatura speciale mi sembra vada fatta, tra i numerosi interventi, a quello di A. Molinaro e di F. De Macedo, dato il taglio metafisico del loro discorso. Il primo, col suo consueto rigore, scandaglia, infatti, gli aspetti propriamente metafisici della questione “corpo”, partendo da quella che, a prima vista, è una semplice affermazione (“io ho un corpo”), ma che finisce per diventare un’insanabile frattura tra un io totale e un io parziale.
Infatti “io ho un corpo sdoppia il significato dell’io in un io che è soggetto comprensivo e totale dell’io e di un corpo, e in un io che è solo una sua parte, di cui si può dire che è posseduta, avuta quella parte che denominiamo corpo. L’io comprensivo e totale - soggettività come tale - ha e possiede l’io parziale e il corpo” (p. 10). Strenuo assertore dell’unità dell’uomo, Molinaro, riprende e sviluppa le intuizioni di quanti, come G. Marcel, sostenevano che “la corporeità è zona di frontiera tra l’essere e l’avere” (p. 13). De Macedo analizza il senso del corpo morente, la sua identità e autonomia, domandandosi: “Il corpo e l’uomo sono due realtà distinte o formano una unità verso l’altro nella sua assoluta pienezza?” (p. 212). Domanda che riguarda il significato ultimo della corporeità e sfocia nell’aspetto più intimo e profondo della vita, che si manifesta appunto nell’incontro con la morte. Da qui la scoperta.”Il ragionamento che ha inizio affermando che, il corpo muore o è in situazione di morte oppure sta sempre morendo, dimostra fermamente che ‘ogni corpo è per la morte’” (p. 213). Ma proprio ciò apre alla trascendenza, in quanto costante anelito verso quella totalità di corpo e spirito che postula di oltrepassare “la finitezza superandola dal di dentro” (p.218).
Il libro termina con la sezione “Studi liceali”, frutto di ricerche in tre licei dell’area che ospitò il Convegno: il liceo Bertoni di Udine, che ha analizzato il pensiero di C. Fabro in ordine a ‘essere’ e ‘corpo’; il liceo scientifico P. Diacono di Cividale del Friuli, che ha trattato il tema dell’amore con le sue tante implicazioni; il liceo socio-psico-pedagogico, pure di Cividale, che ha messo a fuoco la paura, vista come verità del corpo. La disamina presente in questo libro è oltremodo interessante, sia per il rigore con cui procede, sia per le molteplici suggestioni aprenti ad ulteriori ricerche, sia infine per l’equilibrio con cui la corporeità è esaminata, rifuggendo dall’errore per difetto- eredità del passato - e dall’errore per eccesso del nostro tempo che, obbedendo alla legge del contrappasso, esalta il corpo non di rado assolutizzandolo.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 3/2009
(http://www.pfse-auxilium.org)
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