"Liturgiae cultor et amator, servì la Chiesa"
-Memorie autobiografiche
EAN 9788873671602
«Rivista Liturgica» ha di recente dedicato un fascicolo monografico alla figura e all’opera di mons. Annibale Bugnini (1912-1982) nel centenario della sua nascita (cf. «Traditio et progressio». Nel ricordo di mons. Annibale Bugnini, in «Rivista Liturgica » 6 [2012]). La convinzione è che manca ancora quella distanza, non solo temporale, che permette di poter comprendere e valorizzare al meglio l’azione promotrice e l’apporto teologico che il Bugnini ha impresso alla riforma liturgica conciliare e, soprattutto, postconciliare. È indubbiamente un personaggio discusso, come lo può essere chi credendo fermamente nella bontà di una causa vi si dedica completamente, senza risparmiarsi e senza temere ostacoli e avversità. Personaggio discusso perché discussa è stata ed è ancora la riforma liturgica, non certamente per ragioni altre. Per questo rattrista sentire ripetere ancora oggi su certi pamphlet, alcuni noti siti e blog della rete dicerie, chiacchiere, calunnie intono alla sua persona e alla sua azione promotrice della riforma liturgica. In genere si tratta di «voci» lontane per età e impostazione «mentale» dagli anni e dagli eventi criticati e che hanno di mira una radicale inibizione della spinta riformatrice del Vaticano II.
Non potendo avversare direttamente i documenti conciliari solennemente emanati, ne «aggrediscono» i fautori e i promotori. Non è il caso, tuttavia, di riprendere la discussione su questa «strana» vicenda che si protrae sin dai giorni dello stesso concilio, ma ne va evidenziata l’ambigua condotta che prende di mira le persone quando non riesce a rendere persuasive le proprie ragioni. È in questa direzione che andrebbe considerata l’intera vicenda che ha visto protagonista mons. Bugnini. E questo libro chiarisce bene i contorni dei fatti dentro la non comune caratura di un vero servitore della chiesa. «Queste “memorie autobiografiche” di mons. Annibale Bugnini fanno parte degli scritti da lui elaborati negli ultimi anni di vita, dal luglio 1975… al 3 luglio 1982» (p. 11) e sono presentate (pp. 11-23) e concluse (pp. 189-194) da G. Pasqualetti, suo ultimo segretario e collaboratore. A lui si deve anche la cura dell’importante volume-testimonianza sulla riforma liturgica edita nel 1997: A. Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975) (CLV-Ed. Liturgiche, Roma 19972, pp. 1002), indubbiamente la raccolta di materiali più imponente e importante per conoscere la nascita e lo sviluppo della riforma liturgica conciliare.
Un testo che andrebbe letto e approfondito proprio dai più giovani detrattori della riforma stessa. Il primo capitolo (pp. 25-66) delinea il percorso di vita del Bugnini, dalla nascita, agli studi e all’attività che l’ha visto protagonista. Il secondo capitolo ne traccia la «vita difficile» (pp. 67-109). Il curatore ne antepone una Nota redazionale (pp. 67-68) indubbiamente interessante perché in poche righe sintetizza le principali vicende «reazionarie» che hanno interessato e ostacolato in ogni modo i percorsi del rinnovamento della liturgia (Commissione preparatoria del concilio, Commissioni conciliari, «Consilium») e le persone dei lori segretari (Bugnini, Lercaro, ecc.). Il terzo e quarto capitolo (pp. 111- 187) riguarda il periodo dell’incarico presso la nunziatura in Iran. Utile la Bibliografia di Annibale Bugnini (pp. 195-208) e le venti pagine di Documentazione fotografica. «Mons. Bugnini ha lavorato per il concilio, si è battuto per difenderne le acquisizioni, si è sacrificato per vederne le attuazioni» fino ad accettare l’«esilio» dalla riforma conciliare per il bene della riforma stessa e del suo più convinto assertore il papa Paolo VI. È un dovere oggi preservarne la memoria nella verità dei dati e dei contorni, perché è pur sempre un grave peccato contro la giustizia quanto gli è accaduto.
Non mancano ancora oggi coloro che, sentendosi unici interpreti autorevoli del magistero e della tradizione della chiesa, si prestano a queste frodi nel tentativo di difendere idee, usi, costumi non più in grado di reggere il dialogo e il confronto con i tempi. In questo cinquantesimo anniversario del concilio è necessario tornare alle sue fonti per superare quel deficit conoscitivo che emerge ancora in molte delle letture che si fanno sia dei documenti sia anche delle vicende storico-teologiche che l’anno preparato, celebrato e soprattutto attuato. Il necessario e importante dibattito intorno all’ermeneutica conciliare non deve dimenticare il suo fine, che è il bene della chiesa e la sua possibilità di rimanere in dialogo fecondo con i tempi, le culture e quindi con gli uomini di oggi e di domani. Per farsi un’idea di quel che è stato e che ha effettivamente detto il concilio Vaticano II non servono slogan ma la responsabilità dell’analisi e della comprensione «critica» dei fatti e dei dettati nel contrappunto delle varie riflessioni teologiche, pur distinte ma mai contrapposte. Positiva o negativa che sia, l’esperienza conciliare dei padri che l’hanno promossa e vissuta in prima persona va attentamente e rispettosamente ascoltata e accolta, compresa nella temperie teologicoculturale che l’ha caratterizzata. Resta poi a ciascuno la responsabilità di viverne lo «spirito» e la «lettera», rendendo testimonianza della fede, anteponendo al proprio bene quello della comunità ecclesiale, nel rispetto, se non proprio della carità, almeno della giustizia e della verità.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 3 del 2013
(http://www.credereoggi.it)
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Padre Marco Repeto il 15 ottobre 2019 alle 17:35 ha scritto:
Nel libro vi sono le memorie di uno degli artefici della riforma liturgica conciliare. Annibale Bugnini è un personaggio controverso che la storia giudicherà. Utile leggere le memorie di un figlio di San Vincenzo de Paoli che operò su mandato di Paolo Vi la riforma liturgica.