Perfezione cristiana e contemplazione
(Opera spiritualia) [Copertina in plastica]EAN 9788872633823
In due volumi viene ripubblicata (la prima edizione in lingua italiana fu del 1933 dell’Editrice Marietti) dalle Edizioni Viverein (traduzione di Palma Camastra) una delle opere fondamentali di uno dei piú grandi maestri di teologia cattolica della prima metà del ?900, il padre domenicano Réginald Garrigou-Lagrange. La presente traduzione è stata condotta sul testo originale Perfection chrétienne et Contemplation, selon S. Thomas et S. Jean de la Croix, Editions de la Vie Spirituelle, Saint-Maximin 1923 (4 ed.), che a sua volta traduceva in francese un corso di teologia ascetica e mistica tenuto in latino alla Facoltà di teologia dell’Angelico a Roma.
Diamo subito una panoramica generale dell’opera. Lo scopo esplicitato fin dall’inizio è quello di «far conoscere che cos’è la via unitiva, per indurre le anime ad aspirarvi e a fare sforzi generosi per raggiungerla» (vol. 1, p. 13). Dietro a questo fine pastorale, ce n’è un altro, di natura teologica, che Lagrange formula con una domanda: «La contemplazione è, sí o no, nella via normale della santità?» (vol. 1, p. 14). Tutta l’opera intende dimostrare precisamente questo: che la vita mistica, di cui la contemplazione è l’espressione piú elevata, «è il punto culminante dello sviluppo normale della vita della grazia» (vol. 1, p. 38). Questa visione unitaria della vita cristiana e del suo progresso, Lagrange l’attinge dai maestri della mistica tradizionale. Il titolo dell’opera ne menziona soltanto due, san Tommaso d’Aquino e san Giovanni della Croce.
In effetti, essi sono le due guide maggiori scelte dal domenicano. Tuttavia egli non smette di confermare il suo pensiero attraverso una miriade di autori, antichi e moderni. Basti vedere il VI capitolo (vol. 2) dove in piú di cento pagine egli passa in rassegna almeno 60 maestri. Lo sviluppo dell’opera procede per grandi capitoli, suddivisi in articoli. Il primo capitolo è consacrato al problema mistico. Di particolare interesse è il tentativo di offrire una definizione alla «teologia ascetica e mistica». Egli la considera come «l’applicazione piú elevata e il coronamento» (vol. 1, p. 25) delle grandi illuminazioni della teologia morale e dogmatica. I due metodi, induttivo e deduttivo, sono già ben delineati e nella loro sinergia consiste la specificità della disciplina. Il secondo capitolo espone le basi solide del pensiero tomista. Le dottrine della soprannaturalità della fede e dell’efficacia della grazia conducono l’A. ad affermare che per san Tommaso «la contemplazione mistica non è che la pienezza della vita della fede» (vol. 1, p. 84), «la normale fioritura della vita teologale, unita alla carità e ai doni dello Spirito Santo» (vol. 1, p. 90).
Questi due ultimi elementi (la carità e i doni dello Spirito) sono studiati rispettivamente nel terzo e quarto capitolo. La perfezione cristiana, infatti, consiste anzitutto nella carità. Ma questa non può essere raggiunta senza quelle che san Giovanni della Croce chiama le purificazioni attive e passive dei sensi e dello spirito, che distaccano l’uomo da se stesso per congiungerlo a Dio. Ora, in questo progresso avviene quello che Lagrange, seguendo san Tommaso, chiama il passaggio dal regime delle virtú al regime dei doni. La vita cristiana, cioè, entrerebbe nella sua fase mistica proprio nel momento in cui il predominio del modo umano delle virtú lascia il posto al predominio del modo sovrumano o divino dei doni dello Spirito Santo (vol. 1, 299). La contemplazione infusa, allora, frutto del dono della sapienza, sarebbe quella conoscenza amante di Dio che viene unicamente dallo Spirito e che l’uomo, lungi dal poter produrre da sé, può soltanto ricevere.
Il quinto capitolo (vol. 2) rilegge quanto detto precedentemente alla luce del concetto di «chiamata». Distinguendo una chiamata generale e remota alla vita mistica da una individuale e prossima, l’A. riesce a giustificare il fatto che, sebbene in linea generale tutti i cristiani siano chiamati alla perfezione della carità e alla contemplazione, nella realtà ben pochi riescono a raggiungere queste vette. A distanza di quasi cent’anni da quando fu scritta quest’opera, essa non smette di stupire il lettore per l’ampiezza e la coerenza con cui è condotta la ricerca.
La sistematicità dello stile non scade nell’aridità, e non è raro imbattesi in pagine dalla profonda levatura spirituale. D’altra parte, alla luce delle acquisizioni posteriori della teologia spirituale, l’opera di Lagrange mostra qualche limite. Qualunque possa essere, per esempio, il valore della dottrina tomistica dei doni dello Spirito santo, è difficile oggi ridurre a essa l’essenza della vita mistica.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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