Una nuova edizione rivista e corretta della Notte Oscura di San Giovanni della Croce, con la traduzione di Silvano Giordano e un'introduzione di Federico Ruiz.
L'opera più celebre di Giovanni della Croce commenta i versi intitolati "En una noche oscura", che il carmelitano ha composto durante i nove mesi trascorsi nel carcere del convento di Toledo. È qui che Giovanni della Croce matura l'esperienza della notte.
INTRODUZIONE
Notte oscura suggerisce un'esperienza esistenziale lunga e sconcertante di contrasti dolorosi e allo stesso tempo fecondi: luce e tenebra, assenza e presenza di Dio, morte e vita nuova. Con questa mescolanza confusa di esperienze vissute, san Giovanni della Croce crea un simbolo, frutto maturo della sua originalità umana, mistica e poetica. Le dà il nome misterioso di notte oscura. Lo sviluppa in una breve poesia di otto strofe, che poi commenta parzialmente in un libretto di poco più di cento pagine. Lo stesso nome o titolo vale per tre realtà: simbolo, poesia, libro. Questa opera profonda, breve e incompiuta si dimostra veramente inesauribile nella sua costante novità e nelle sue innumerevoli applicazioni.
E un'esperienza di vita, segnata da un sentimento forte di oscurità e di mancanza di senso, di vuoto e di sofferenza, che il soggetto affronta con aridità e fortezza. Si applica a esperienze intensive più o meno brevi. Quando riveste una particolare intensità e durata, si classifica come una delle fasi del cammino spirituale. In senso più ampio, notte oscura indica il carattere di mistero e di trascendenza che avvolge l'intera vita del credente e della persona con senso di trascendenza e valori di eternità. Questi diversi aspetti sono raccolti da san Giovanni della Croce nella sua opera Notte oscura.
La notte oscura acquista anche connotazioni positive e gioiose nella mente e nel linguaggio dell'autore, forme velate e gratificanti della comunicazione di Dio: «Conosco bene la fonte che sgorga e scorre, benché sia notte!». «La notte calma, la cena che ricrea e innamora» (C 15). «Nella notte serena, con fiamma che ricrea e non dà pena» (C 39). Tutte espressioni di un'intensità che già presentiamo e pregustiamo, benché solo parzialmente, come annuncio di pienezza. È Dio rivelato e nascosto nella mente e nel cuore, che trasforma la complicata storia degli uomini in storia di salvezza.
Giovanni della Croce la descrive con tanta naturalezza, che non sembra stia esplorando nuovi mondi con la sua dottrina e la sua intuizione. Per lui è una cosa familiare: la notte oscura è lì, c'è sempre stata e lì continua ad essere presente e attiva nel cuore delle persone e nel corso della storia umana, in diverse forme di azione e di reazione. Come chi semplicemente indica e illumina un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia non era e non è tanto facile vedere e vivere con gli occhi della fede questo strano fenomeno.
1. LO SCRITTORE E I LETTORI
1.1. Originalità cosciente
D'altra parte, Giovanni della Croce è cosciente di aver ricevuto lumi particolari per muoversi su un terreno così difficile e poco esplorato. Allude solo brevemente alle prime manifestazioni, perché vuole «passare a trattare più in particolare della notte spirituale, perché dí essa si è parlato pochissimo, tanto in forma orale quanto in forma scritta, come anche si trova molto poco in fatto di esperienza» (1N 8, 2); «di essa abbiamo grave parola e dottrina» (1N 13, 3).
Riconosce con franchezza il suo interesse per l'esperienza e per il tema. Tra i diversi motivi che lo muovono ad occuparsene, ne indico tre: 1) si tratta di una grazia particolare, concessa da Dio a persone che Egli vuole condurre alla sua intima amicizia; 2) molte delle persone provate si ribellano e sprecano la grazia loro offerta perché non vogliono o non sanno ricevere l'aiuto opportuno e «restano in un basso modo di relazione con Dio»; 3) ignoranza colpevole di molti maestri spirituali, i quali, «non avendo luce ed esperienza di queste vie, ostacolano e danneggiano tali anime piuttosto che aiutarle nel cammino».
Sono momenti critici di dolore e di oscurità nell'esistenza personale e collettiva, difficili da interpretare e da vivere come presenza di Dio, grazia trasformante, gestazione di una vita nuova. Sconcertano tanto le persone che li vivono quanto coloro che cercano di aiutarle. L'autore osserva la confusione che regna negli ambienti spirituali, nei libri e nella mente delle persone e ciò lo muove a scrivere una parola chiarificatrice: «per la molta necessità che hanno molte anime» (S prologo, 3). «Molti maestri spirituali fanno molto danno a molte anime» (F 3, 31). Qui non si tratta di opinioni o di dottrine. E in gioco la vita e la vocazione di persone, con il rischio di gravi perdite e danni per loro e per la Chiesa. «Le cose di Dio si devono trattare con molto tatto e con gli occhi ben aperti; soprattutto in un caso di tanta importanza e in una vicenda tanto elevata come è quella di queste anime, dove si rischia un guadagno quasi infinito se si riesce e una perdita quasi infinita se si sbaglia» (F 3, 56).
Tratta in modo lucido e originale queste situazioni cruciali della vita. Elabora una sintesi di alta qualità quando ancora non esisteva una riflessione sistematica sul tema. Presenta una visione organica del fenomeno su tre livelli: crea il simbolo notte oscura con le sue possibilità e i suoi ambiti di applicazione; percepisce e descrive l'esperienza oscura e contraddittoria; ne analizza le cause, le componenti e le funzioni.
1.2. Merito riconosciuto
Quest'opera è ritenuta la creazione più originale del dottore mistico. I suoi meriti sono oggi universalmente riconosciuti. «Una delle parti più originali e profonde della dottrina di san Giovanni della Croce, con la quale ha fatto maggiormente progredire la teoria mistica e ha meritato il titolo di dottore, è quella relativa a ciò che egli chiama la notte passiva dello spirito» (R. Garrigou-Lagrange).
Esiste un cambiamento sensibile nell'atteggiamento del pubblico di fronte alla poesia e al libro di san Giovanni della Croce. Ha subito a lungo l'emarginazione e il rifiuto a motivo dei suoi contrasti con le idee correnti sulla contemplazione infusa e per l'apparente annichilazione delle facoltà intellettuali e affettive della persona. Appariva come un libro misterioso, riportante le opinioni e le possibili grazie personali dell'autore, che poteva essere di qualche utilità per anime provate in quel modo eccezionale e strano.
Ora che la fede e la cultura ci fanno sentire in carne viva il silenzio di Dio e le assurdità della storia umana, tutti andiamo a leggere quelle pagine oscure e luminose, vera fonte di luce e di coraggio per la notte che stiamo vivendo. Recentemente è stato dato a san Giovanni della Croce il titolo di «pneumatologo», ossia specialista delle malattie dello spirito, precisamente per la diagnosi e le cure che propone circa la notte oscura.
La Notte oscura è un libro pieno di vita propria e altrui: Bibbia, tradizione patristica, spirituale e mistica, teologia, antropologia, poesia. La lettura richiede applicazione, sforzo e perseveranza per creare una sintonia spirituale in cui si compenetrano le luci dell'autore con le esperienze e le aspirazioni dei lettori. Come lettori, condividiamo in questo campo la dichiarazione che l'autore fa su se stesso nel prologo della Fiamma viva d'amore: «Si parla male nell'intimo dello spirito se non lo si fa con spirito intimo».
La grazia e l'esperienza della notte oscura è oggi una categoria spirituale di prim'ordine a motivo della forza e della precisione che le ha dato Giovanni della Croce. Il nome simbolico, nato come parte della poesia, passa intatto al vocabolario tecnico della teologia spirituale e all'uso corrente, non solo nell'ambito religioso, ma anche in quello culturale e sociale, come vedremo più avanti. La Notte oscura è divenuta un'opera classica, identificandosi con la stessa realtà che descrive. Sembra che siano nate e vissute sempre assieme. Pur essendo breve e incompiuta, l'opera è divenuta insostituibile a causa della sua originalità mistica, dottrinale e letteraria. Molte persone si identificano con la Notte oscura, pur essendo fondamentalmente mistica, mentre la Salita del monte Carmelo, che in apparenza è maggiormente pratica e comprensibile, suscita obiezioni e critiche.
2. SIMBOLO, POESIA, SPIEGAZIONE
Nell'intenzione e nel progetto dell'autore si tratta di una grazia e di un'esperienza religiosa profonda, presente solo in chi l'ha vissuta o la sta vivendo. Ad essa si ordinano e si subordinano i molteplici fattori psicologici e ambientali che fanno parte dell'esperienza e dell'opera. Immagini, idee, parole, devono essere costantemente trascese per giungere al cuore della realtà. «La notte oscura in quanto tale non è nella poesia o nel commento. Unicamente è stata nell'esperienza vissuta. La poesia e il commento sono pure immagini, diverse ed entrambe necessarie, di approssimazione, solo approssimazione, all'esperienza reale» (J.L. Aranguren).
2.1. Simbolo
Il simbolo notte oscura, o semplicemente notte, così come il nostro mistico lo intuisce e lo elabora, evoca di per alla vocazione.
La notte oscura è un modo integrale di vivere, non semplicemente un modo di soffrire o di pregare. Benché sia Dio a portare avanti l'opera, è la persona a vivere e ad aver bisogno di «mezzi di vita» adeguati a questi momenti sconvolti e cruciali. Non si possono affrontare con semplici reazioni di gusto o di disgusto.
Il vero atteggiamento e l'azione di risposta la dà la vita teologale in fede, amore, speranza. E la contemplazione è forma e modalità del suo esercizio.
Fede, speranza e carità hanno il compito di mantenere la comunione divino-umana in questo deserto spirituale. Avendole già ampiamente presentate nella Salita, Giovanni della Croce si riferisce ad esse nelle descrizioni, ma senza elaborare un nuovo sistema. Offre una descrizione breve e condensata in 2S 21, in tono vitale e descrittivo, sintetizzando le esperienze del cammino lungo e penoso e i frutti a cui è giunto. Il rimandare la trattazione del tema sino alla fine della notte si deve al fatto che ha aspettato a commentare «travestita», verso della seconda strofa. Ma sembra che influisca piuttosto il voler esporre l'esperienza della notte in tutta la sua crudezza spirituale e psicologica. Un'ampia spiegazione teologale inclusa nei capitoli 5-10 avrebbe svigorito la sofferenza purificatrice dell'esperienza reale.
Con il termine contemplazione è indicata l'azione delle virtù teologali. Giovanni della Croce lo utilizza nella Notte un centinaio di volte. È una parola ricca di contenuti e di suggerimenti nella sua opera, come in tanti classici del suo tempo e di tempi precedenti. Nel linguaggio e nella sensibilità attuali ha perduto vigore: a) per il suo tono filosofico e culturale di pensiero astratto ed estatico rispetto alla realtà; b) religiosamente, in quanto associata a forme di orazione elevata. Giovanni della Croce, tanto nella Salita quanto nella Notte, amplia il significato e i compiti della contemplazione. La porta fuori dal recinto dell'orazione e la colloca pienamente nell'ambito e nell'esercizio della vita teologale purificata e intensiva.
[..] 4. FRUTTI DI VITA NUOVA
L'autore, al concludere ogni passo importante del processo, nel momento in cui spiega il verso «Oh, felice ventura» descrive i frutti della nuova vita. Il poema riserva solo tre delle sue otto strofe a narrare gli aspetti duri e tenebrosi della notte oscura. Le cinque successive si riferiscono alla vita che germoglia nelle tenebre. Esse avrebbero offerto la possibilità di narrare in dettaglio le eccellenze della vita nuova in pienezza, ma l'autore, senza offrire giustificazioni, interrompe la spiegazione e le lascia senza commento.
C'è una soluzione a questo problema, dato che nel corso dell'opera Giovanni della Croce espone ampiamente i «frutti» e gli effetti di trasformazione nella misura in cui essi emergono nel processo. Ne enumero alcuni. I diversi «frutti» coltivati e raccolti durante questa notte oscura costituiscono in realtà un insieme unitario, che è la qualità di vita, un altro essere, un altro vivere, un altro modo di rapportarsi con Dio, con le persone, con le cose. Con l'autore ne enumeriamo alcuni in particolare.
Rivelazione di Dio, che appare in tutta la sua trascendenza e soprattutto nella sua misericordia salvatrice. Dio si rivela e si fa sentire come radice e fondamento dell'essere e del vivere dell'uomo. Non è un'idea religiosa o frutto di convinzioni. Come Giobbe, riconosce alla fine della sua storia: «Prima conoscevo Dio solo per sentito dire, ora l'ho visto con i miei occhi». Riferimento abituale a Dio nella vita e rapporto familiare sotto forma di comunione filiale o di preghiera esplicita.
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Prof. Tiziano Gallo il 3 febbraio 2012 alle 14:31 ha scritto:
Importante testo di San Giovanni della Croce.
Questo importante volume può essere senza dubbio inteso come un grande classico della spiritualità cristiana.
Il titolo rende l' idea della notte di tormenti che ottenebra la nostra vita e cerca di aiutare il lettore a raccapezzarsi in questo insieme di moti spirituali.
ALESSANDRA PRIVITERA il 28 maggio 2012 alle 20:00 ha scritto:
Capolavoro della tradizione mistica, la Notte oscura di Giovanni della Croce accompagna il lettore attraverso i tortuosi sentieri della fede,configurando le tappe del credente in un continuo processo di purificazione attiva e passiva da parte di Dio. Nonostante il linguaggio desueto e l'utilizzo di termini che ormai sono usciti dal nostro patrimonio culturale e spirituale, l'opera resta un punto di riferimento per tutti coloro che vogliano cimentarsi nel cammino della ascesi e della perfezione, sotto la guida di un illustre maestro e dottore della chiesa.
Ing. C.I.M. Italia Imp. Exp. di Aiello Luigi il 16 luglio 2019 alle 10:47 ha scritto:
Un Libro che racconta l'esperienza di un Santo. La Notte Oscura: un momento terribile dell'animo umano al quale tutti siamo chiamati nel corso della vita. Una esperienza dura, difficile da affrontare, a tratti distruttiva, che ti annienta dentro e fuori dal corpo.
L'assenza di ogni punto di riferimento umano e spirituale, la disperazione incalzante, la sensazione di morte intensa. Tutto e nero, niente ci risana su questa terra, niente ci soddisfa, niente ci acquieta e la depressione bussa alla nostra mente e al nostro cuore. Un libro difficile da digerire senza l'aiuto della forza redentrice di Cristo. Solo che vive, oppure ha vissuto la notte oscura può comprendere di cosa parla il libro e di cosa voglio dire in questo breve commento. Un Libro che si legge e si affronta con la preghiera del cuore e l'abbandono totale alla Divina Misericordia. Un libro che può anche cambiarti la vita e darti una forza spirituale intensa per affrontare i momenti più bui dell'esistenza umana.
Don Giovanni Frisenna il 18 febbraio 2022 alle 10:20 ha scritto:
Tra i classici della spiritualità carmelitana si pone quest'opera di san Giovanni della Croce. Il testo presenta una buona introduzione che aiuta nella comprensione. Si parla infatti della vita, delle opere e della teologia dell'autore.