E relativamente semplice essere cristiani di facciata, in modo borghese, frequentando la chiesa o il mondo del volontariato o anche pregando un po’ per proprio conto; diciamo quel tanto che basta per sentirsi in pace con la propria coscienza. Non faccio male a nessuno, anzi, ai miei «titoli» borghesi (laurea, famiglia regolare, lavoro di un certo livello) unisco, come titolo aggiunto, l’essere un benpensante cristiano. Sono, insomma, la classica brava persona. Se invece si accetta di lasciarsi sconvolgere la vita dal Vangelo, tutto si complica e, improvvisamente, hanno un senso le misteriose parole: «Avete inteso che… ma io vi dico».
Significa accorgersi che il cammino cristiano e un cominciare e ricominciare infinite volte, accettando di procedere a piccolissimi passi, senza mai potersi sentire arrivati. Inoltre spesso ci si muove in circostanze non chiare e sentendo dentro di se la voce di Dio, ma lieve, cosi tanto lieve che può essere facile dubitarne. E facciamo attenzione a quel sentimento tanto di moda oggi: la tristezza!
Il Nemico si serve della tristezza per portare le sue tentazioni contro i buoni; da un lato cerca di rendere allegri i peccatori nei loro peccati e dall’altro cerca di rendere tristi i buoni nelle loro opere buone.
Ma contro la tristezza il rimedio c’è. San Giacomo dice: «Se qualcuno e triste, preghi». La preghiera e il rimedio più efficace.
«Meglio dirlo subito. Don Ermanno ha una grave colpa. È uno che parla chiaro. Uno per il quale l’evangelico «sì sì, no no» non è solo un modo di dire, ma un tesoro da custodire e difendere, costi quel che costi. E una colpa così, al giorno d’oggi, non viene perdonata.
Ma don Ermanno, come se non bastasse la prima, di colpa ne ha poi anche un’altra. Per lui esistono il bene e il male, il buono e il cattivo, il bello e il brutto, il vero e il falso. Esistono in senso oggettivo, motivo per cui non è mai disposto a scendere a compromessi…
Questa raccolta di suoi articoli è proprio tutta da gustare, perché riconcilia con il buon senso. Che si parli del gender, del Papa, di scuola, di amicizia, della vita di tutti i giorni, delle grandi questioni riguardanti la vita della Chiesa o dei fenomeni sociali tipici del nostro tempo, don Ermanno ha sempre una parola di buon senso. Ma buon senso cattolico. Cioè fede e ragione. Ragione alluminata dalla fede, come ci ha insegnato san Giovanni Paolo II» (dalla “Prefazione” di Aldo Maria Valli).
Don Ermanno Caccia (Bergamo, 1969) approda agli studi teologici all’età di trentasette anni dopo avere svolto varie attività, dalla consulenza commerciale al giornalismo.
Segue un periodo di discernimento presso l’Opera don Calabria a Verona, di cui fa parte anche don Antonio Mazzi, entra quindi nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Verona, per passare tre anni dopo a quello di Chioggia dove viene accompagnato all’ordinazione sacerdotale. Svolge per un anno il ministero sacerdotale presso la diocesi di Chioggia. Dopo il terremoto del 2013 si trasferisce alla diocesi di Carpi, dove per cinque anni ricopre la carica di direttore del settimanale diocesano Notizie.
Nel 2020 rientra nella Congregazione dell’Oratorio di Chioggia, per seguire la canonizzazione del Servo di Dio Venerabile Padre Raimondo Calcagno di cui è il Postulatore Generale.
Scrive per diverse testate giornalistiche. Ha un proprio blog molto seguito. Maggiori informazioni visitando il suo sito www.padreermannocaccia.com.