Le argomentazioni, le vicende e la storia personale di monsignor Lefebvre non sono sovrapponibili a quelle di nessun altro pastore o teologo di questi ultimi cento anni. Ma questo fatto è tanto più significativo poiché dimostra quanto fu miope ridurlo in una sorta di riserva dove si pensava che il tradizionalismo sarebbe andato a morire... Tanto più quando la scomunica latæ sententiæ colpì nel 1988 il vescovo francese, monsignor Antonio de Castro Mayer e i quattro vescovi da loro consacrati al fine di garantire la sopravvivenza della Fraternità San Pio X... Ora, non si può tacere che due degli atti più importanti del pontificato di Benedetto XVI siano il motu proprio Summorum Pontificum, con cui ha ridato cittadinanza alla Messa in rito antico, e la revoca del decreto di scomunica. Due atti voluti dal Papa a costo di drammatiche e prevedibili reazioni. Due atti che, anche in virtù della loro eccezionalità, costringono chiunque a leggere in nuova chiave la vicenda di monsignor Marcel Lefebvre... In altre parole, anche se fra certo episcopato, a fronte dei segnali provenienti da Roma, circola il timore di un «virus tradizionalista inarrestabile», è giunto il momento di considerare questo «fenomeno» per ciò che è sempre stato: pensiero cattolico. Lo devono fare i progressisti, lo devono fare molti conservatori. E perfino certi «tradizionalisti».
(Dalla Prefazione di A. Gnocchi e M. Palmaro)
Monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), una delle figure del Novecento più rilevanti negli ambienti ecclesiastici, si distinse per il suo grande attaccamento alla Tradizione bimillenaria della Chiesa cattolica e per la sua opposizione alle riforme innovatrici del Concilio Vaticano II (1962-1965). Educato, fin dagli anni del seminario a Roma, all’amore per la Chiesa e per il Papa, fu per gran parte della vita missionario in Africa, poi vescovo, delegato apostolico, superiore generale di uno dei più importanti ordini religiosi missionari del tempo (i Padri dello Spirito Santo), membro della commissione centrale preparatoria del Vaticano II e, dopo, padre conciliare. Nel 1970 fondò, con l’approvazione ufficiale della Chiesa, la Fraternità Sacerdotale San Pio X, un istituto religioso con lo scopo di difendere il sacerdozio e la Messa tradizionale e fronteggiare la crisi postconciliare. A lungo perseguitato dalle gerarchie ecclesiastiche per essere andato controcorrente con la sua difesa degli insegnamenti tradizionali della Chiesa, si spense in pace con la propria coscienza per aver fatto tutto il possibile per continuare quella che definiva « l’esperienza della Tradizione». Due gesti di papa Benedetto XVI hanno riportato sulla sua vicenda l’attenzione dei media: la liberalizzazione del rito latino tradizionale della Messa (2007) e la revoca del decreto di scomunica che da vent’anni gravava sui vescovi della Fraternità fondata da Lefebvre (2009).
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Prof. FRANCESCO GRAZIANO il 19 maggio 2011 alle 23:12 ha scritto:
"TRADIDI QVOD ET ACCEPI" (Vi trasmetto quello che ho ricevuto) è il programma episcopale del Venerabile Mons. Marcel Lefebvre che si inserisce a pieno titolo nel solco del perenne "Depositum Fidei" trasmesso dagli Apostoli alla Chiesa di Cristo e dell'insegnamento dell'Apostolo San Paolo. Quanta umiltà, serenità d'animo, si intravedono in questi sublimi scritti del Fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, con l'intento unico e solo della trasmissione fedele della Dottrina Apostolica, lontana da ogni contaminazione e corruttela della Rivelazione di N.S. Gesù Cristo!
Il centro della vita della Santa Romana Chiesa (Mater et Magistra totius Ecclesiae) è l'Eterno Sacrificio perpetuato da Nostro Signore per la salvezza delle anime affidato ai Sacerdoti che devono essere santi ed immacolati come il loro Divin Maestro!