Lo presi per mio avvocato e patrono il glorioso San Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui era in gioco il mio onore e la salute dell'anima mia. Ho visto chiaramente che il suo aiuto mi fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l'intercessione di questo santo benedetto.
Ad altri santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell'altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso San Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuole darci ad intendere che, a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, altrettanto gli sta ora in cielo nel fare tutto ciò che gli chiede. Ciò hanno riconosciuto per esperienza varie altre persone che dietro mio consiglio gli si sono raccomandate. Molte altre si sono fatte da poco sue devote per avere sperimentato questa verità... Per la grande esperienza che ho dei favori di San Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad essergli devoti. Non ho conosciuto persona che veramente gli sia devota e gli renda qualche particolare servizio senza far progressi in virtù. Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda a lui. (Santa Teresa d'Avila). Angelo Figurelli vive a Milano. Da 19 anni è conduttore del programma in onda su Radio Maria "Vite dei Santi". Alterna all’impegno radiofonico ed apostolico quello di consulente marketing nello sport. La lunga esperienza in radio e il suo profondo senso di professionista cristiano lo hanno convinto a presentare – in un’apposita collana – le meravigliose figure di vari santi nella speranza che possano essere una testimonianza che illumini il cammino di tante persone.
INTRODUZIONE
di Padre Livio Fanzaga
Alla figura stupenda di San Giuseppe, Papa Giovanni Paolo II intitolò un bellissimo documento: Redemptoris Custos, il Custode del Redentore. Ebbene, vorrei indicare alcuni punti di riflessione per comprendere la grandezza di questa figura che certamente, benché sia molto discreta, è tanto radicata nella fede del popolo cristiano.
Noi non abbiamo idea di quanto San Giuseppe sia vivo nella Chiesa, sia presente in essa, Corpo mistico di Cristo. Innumerevoli sono le chiese, le opere, le Congregazioni religiose a lui dedicate. Ma direi che è soprattutto oggi che viene riscoperto, in relazione al ruolo della figura sponsale e paterna all'interno di una dinamica educativa familiare.
Consideriamo innanzitutto la divina missione di Giuseppe: nessuna creatura ha cooperato, proprio per disposizione divina, all'opera della redenzione come Maria, ma subito dopo di lei e in unione con lei vi è Giuseppe, suo sposo e padre putativo di Gesù. A mio parere la missione che Dio ha affidato a Giuseppe è così grande che solo quella di Maria è da considerarsi superiore; il suo assoluto silenzio, per cui di lui non conserviamo neppure una parola, la sua discreta uscita di scena, prima dell'inizio della vita pubblica di Gesù, non devono ingannarci, non devono oscurare il compito altissimo di cui Dio ha investito questa umile figura di falegname.
Giovanni Paolo II, nella sua lettera su San Giuseppe, giustamente sottolinea: « Il Padre celeste ha deposto nelle mani di Giuseppe i tesori della redenzione che sono Gesù e Maria ». Consideriamo quindi quale grande responsabilità Dio abbia affidato a Giuseppe e quale incondizionata fiducia abbia riposto in lui.
Giuseppe è indubbiamente colui che ha protetto l'opera della Redenzione fin dal suo germogliare. Infatti Dio ha affidato il mistero nascosto nei secoli e reso presente nel grembo verginale di Maria sua sposa alla fede, alla prudenza, alla purezza, al coraggio, alla laboriosità, alla discrezione e all'amore fedele di Giuseppe. Egli è il più grande cooperatore all'opera della redenzione dopo Maria. Vorrei sottolineare in Giuseppe la virtù dell'obbedienza, che rispecchia in modo tutto particolare la santità di Maria, quasi ne fosse l'immagine riflessa. Infatti in Giuseppe vi è fede intrepida, docilità ai disegni del cielo, sconfinata generosità nel mettere a disposizione dell'Onnipotente la propria vita, tipiche virtù della Madre di nostro Signore. Egli si rende totalmente disponibile a compiere quella missione piena di rinunce e di sacrificio che l'Altissimo gli indica. È incredibile come Giuseppe con i fatti e non con le parole abbia detto il suo « sì » — ecco, sono il servo del Signore, fai di me quello che tu vuoi — e diventi casto sposo di Maria, padre putativo di Gesù.
In lui non vi è dubbio, esitazione, ma solo l'obbedienza pronta e senza riserve della fede.
In che cosa consiste allora il vincolo matrimoniale che unisce Maria e Giuseppe? Citerò Sant'Agostino e San Tommaso, i quali dichiarano che il rapporto matrimoniale tra Maria e Giuseppe consiste nella indivisibile unione degli animi, e questa è l'essenza stessa del matrimonio. Infatti Maria e Giuseppe realizzarono fra loro l'unione dei cuori, condividendo il medesimo cammino di fede, compiendo la medesima missione loro assegnata dalla volontà di Dio, sostenendosi reciprocamente nel cammino di santità.
Queste virtù devono essere patrimonio di tutti gli sposi; tutti gli sposi devono realizzare l'indivisibile unione degli animi, tutti gli sposi devono cercare di vivere insieme, condividendo il cammino della fede, vivendo la famiglia come missione da portare avanti insieme, percorrendo lo stesso cammino di santità, sostenendosi a vicenda come Maria e Giuseppe. Ed è chiaro che proprio di questo amore casto e forte si è nutrito Gesù Cristo. Ed è grazie a questo amore che il Figlio di Dio, secondo la sua umanità, è cresciuto in sapienza, età e grazia.
Giuseppe insegna agli sposi che il rapporto sponsale consiste innanzitutto nel camminare insieme verso la vita eterna. Come padre, Giuseppe ci mostra i veri valori della paternità. Egli, che non, è padre secondo la carne, ci insegna che non si e i solo perché si genera il figlio ma si è padri padre perché si accoglie il figlio, lo si protegge, lo si educa, lo si introduce alla vita.
Dal momento in cui l'Angelo gli ha rivelato la divina maternità di Maria fino al momento della morte, Giuseppe si è completamente dedicato a Gesù e a Maria proteggendoli, custodendoli, sostentandoli con il lavoro quotidiano, edificandoli con la sua laboriosità, la sua umiltà, il suo silenzio e la sua preghiera. Come abbiamo bisogno di questo esempio di paternità! Abbiamo bisogno di padri che imparino da Giuseppe ad essere veri padri e sposi, a proteggere la moglie e i figli, custodendoli, sostentandoli, edificandoli con la propria laboriosità, il silenzio, la preghiera, il buon esempio. È quindi indubbio che ogni uomo, che senta la responsabilità e la vocazione alla paternità, abbia in Giuseppe un modello ineguagliabile di perfezione.
Vorrei infine tratteggiare la figura di San Giuseppe quale patrono dei moribondi. Giuseppe è morto tra Gesù e Maria nella Santa Famiglia. Dopo una vita da uomo giusto portata a termine con perfezione d'amore, quale morte poteva essere più dolce? Giustamente la pietà cristiana considera Giuseppe patrono dei moribondi. La morte è sempre un appuntamento colmo di timori e di terrori. Sono pochi coloro che, come San Francesco, vedono nel suo volto quello di una sorella.
Ecco un breve ritratto di questa grandissima figura la cui missione fu inferiore soltanto a quella di Maria, missione compiuta con grande fede, obbedienza e perfezione di amore, esempio agli sposi, ai padri, esempio ai lavoratori. Esempio di chi, accanto a Gesù e Maria, attende con serenità il transito alla vita eterna.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
OMBRE E SPLENDORI
UMILTÀ E GRANDEZZA
Normalmente, anche tra i buoni cristiani non si ha un'idea abbastanza precisa di San Giuseppe. Forse questo è dovuto al fatto che la sua persona è così vicina a Gesù e a Maria, che tanta luce diffondono intorno a loro, da porla in penombra, ed è per questo che, probabilmente, molti la degnano appena di uno sguardo distratto.
Accade quindi un fenomeno strano e quasi incomprensibile riguardo a San Giuseppe, infatti noi restiamo stupiti ed ammirati dall'ardore apostolico di San Paolo, dalla carità inesauribile di San Vincenzo de' Paoli, dal serafico amore di San Francesco d'Assisi, dalla semplicità incantevole di Santa Teresa del Bambino Gesù, e poi restiamo indifferenti davanti alla figura di San Giuseppe. Eppure questo grande santo riunisce in sé, in grado sommo, tutte le virtù, le bellezze e i pregi che vediamo presenti nei santi appena citati.
Così afferma San Gregorio Nazianzeno (329-390): « Iddio ha concentrato in San Giuseppe gli splendori di tutti i santi ». Potremmo quindi fare esperienza di una scoperta meravigliosa, la nostra anima potrebbe trarre grande giovamento nel contemplare le bellezze interiori ed esteriori e insieme le virtù e i pregi di questo santo, che, presi ad esempio, farebbero più spedito il nostro cammino spirituale e ci renderebbero di conseguenza più agevole la vita di ogni giorno.