La tematica riguardante i vizi capitali ha conservato un immutato interesse lungo il corso dei secoli. Si tratta infatti di conoscere noi stessi, in quelle profondità che ci sfuggono e che nel medesimo tempo ci condizionano. Nell’uomo ci sono tendenze e aspirazioni al bene, anche se arduo e spesso irraggiungibile. Nessuno di noi potrebbe vivere senza un ideale nobile al quale dedicarsi. Ma nel medesimo tempo ognuno sperimenta dentro di sé una potenza di tenebra che lo inclina al male che lo fa gemere sotto la schiavitù degli istinti e delle passioni. L'obiettivo di queste riflessioni, che affondano le radici nella tradizione biblica e filosofica, è quello di aiutare ad identificare le ferite e le debolezze della nostra natura, per poterle guarire con l’unica medicina possibile, che è la buona volontà protesa nella pratica della virtù.
PRESENTAZIONE
di Maria Luisa Cigada
Questo nuovo libro di padre Livio Fanzaga nasce da una lunga serie di conversazioni sui vizi capitali tenute a Radio Maria qualche tempo fa. Si tratta di un quadro ampio e sistematico della vita morale, che prende le mosse dalla situazione concreta dell'uomo peccatore, descritta secondo lo schema tradizionale dei sette vizi capitali, e passa poi ad offrire una prospettiva di superamento del male, per mezzo delle virtù che si oppongono a ciascuno dei vizi e ne sono il rimedio.
Realismo e speranza costituiscono pertanto l'anima di queste pagine, in cui l'Autore richiama e recupera un patrimonio di dottrina, di esperienza ascetica e di sapienza pastorale elaborato dalla Chiesa nel corso di duemila anni. E una ricchezza — oggi un po' dimenticata — la cui sola contemplazione intellettuale riempie di meraviglia, tanto molteplici, diversi e concordi sono gli apporti che la costituiscono: dalla filosofia greca alla Bibbia, ai Padri della Chiesa orientale ed occidentale, alla vita dei Santi di ogni tempo, alle definizioni dei Concili, ai documenti del Magistero, alle riflessioni e ai consigli di tante anime illuminate dalla sapienza dello Spirito Santo.
Se poi, dal piano intellettuale e culturale, passiamo al confronto diretto tra i temi che sono trattati qui e la nostra vita, la lettura di questo libro ci tocca molto intimamente. Chi non ha sperimentato — magari senza individuarne chiaramente i motivi — l'incertezza paralizzante del dubbio, l'inquietudine della tentazione, la mortificante tristezza del peccato, la nostalgia dell'innocenza? C'è esperienza più dolorosa di quella del male che sta dentro di noi e ci avvelena?
Nonostante possano sembrare per qualche aspetto inattuali, queste pagine nascono da una profonda conoscenza della natura umana, immutata nel tempo. Perciò ci aiutano a prendere coscienza di noi stessi e rispondono al nostro disperato bisogno di guarigione: il cuore di queste pagine è la buona notizia che il Signore ci ama. In lui ci conosciamo per quel che siamo, in lui otteniamo la salvezza e la forza di parteciparvi attivamente.
A ciascuno di noi si accosta Cristo, incarnando in gesti di gentile amicizia la sua potenza redentrice: ci salva silenziosamente, come l'adultera, dalla condanna a morte dovuta ai nostri peccati, e ci manda liberi verso la pace; ci guarisce, come la suocera di Pietro, e ci solleva prendendo-ci per mano: metterci a servirlo, con umile e felice riconoscenza, è nello stesso tempo segno della salvezza che abbiamo ricevuto da lui e cooperazione personale al suo dono di grazia.
È Filocalia: richiamo della bellezza eterna, costante tensione a conseguirla e contemplarla già negli anni bui e faticosi della nostra vita terrena.
INTRODUZIONE
« Conosci te stesso! »
La dottrina tradizionale della Chiesa sui vizi capitali più di ogni altra ci aiuta a conoscere noi stessi per quanto riguarda le radici del male che sono in noi; inoltre, dal punto di vista pedagogico, attraverso l'applicazione concreta su questo o quel vizio capitale e su quelli che ne derivano, ci aiuta in modo molto pratico nel cammino di purificazione.
Non ci soffermeremo solo sui vizi capitali, ma su tutto il complesso degli argomenti che riguardano ciò che san Paolo contrassegna come « il passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo », cioè quel lavoro di trasformazione di noi stessi in Cristo che costituisce una delle tappe fondamentali nel cammino di santità. Solo san Tommaso conduce una trattazione sistematica di tutti i vizi, soffermandosi in particolare sui sette vizi capitali; ma l'esplorazione di quella che potremmo chiamare la potenza delle tenebre nell'uomo ha avuto la sua formulazione più profonda, oltre che nell'opera di san Tommaso, in quella di san Paolo e di sant'Agostino, che sono chiamati i « Dottori della grazia », proprio perché la grazia è vittoria sul male, e più di tutti essi hanno scandagliato il mistero del male nel cuore umano.
Vorrei aggiungere a questi un altro genio dell'umanità, il filosofo francese Blaise Pascal, che ha indagato la potenza del male morale, pur senza darne una descrizione organica, e nei Pensieri ha scritto pagine stupende sulla miseria dell'uomo e sulla sua grandezza, paragonandolo a un re decaduto.
La dottrina sui vizi capitali ci permetterà di mettere a fuoco una tappa fondamentale del cammino di santità, la purificazione dal male, che prevede l'identificazione delle sue radici nel nostro cuore e la loro estirpazione.
In fondo, essa rappresenta un tentativo di comprendere chi è in realtà l'uomo: questa domanda ha mosso tutte le più grandi religioni, che si sono interrogate non soltanto su Dio e sul mondo, ma anche — alcune soprattutto, come il buddismo — sull' uomo.
Grandezza e miseria dell'uomo
La riflessione filosofica e religiosa, indagando la natura dell'uomo, ha dovuto cercare una spiegazione ad alcuni dati fra loro contraddittori, che tutti abbiamo davanti agli occhi: come percepisce anche la persona più semplice, o con l'intelligenza, o con il cuore, nell'essere umano si intrecciano tenebre e luce, grandezze e bassezze.
Le varie religioni e filosofie, pur tenendo conto di questi elementi contraddittori, hanno messo in evidenza alcune la grandezza dell'uomo, altre la sua miseria; ma, nell'indagine sul profondo mistero che è l'uomo, la verità consiste in primo luogo nel dare una valutazione complessiva equilibrata, cogliendo e tutto il male che è nell'uomo e tutta la possibilità di bene che è in lui; in secondo luogo, nel tentativo di spiegare questa contraddizione.
San Paolo al riguardo ha scritto pagine famose, specialmente nella Lettera ai Romani in cui, riferendosi anche a se stesso, descrive come una spina che egli porta nella sua carne la lotta fra il bene e il male: « Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio » (Rm 7, 19): parole che ricordano quelle di un poeta pagano, Orazio: « Meliora video proboque, deteriora sequor (Vedo il bene, lo approvo, ma seguo il male) ».
Una visione equilibrata dell'uomo coglie in lui le ragioni della sua grandezza, ma identifica anche le radici del male, spiega questa compresenza e indica nel medesimo tempo una via d'uscita.
Questo è stato il compito delle grandi religioni, che hanno affrontato l'impegno di definire e illustrare la realtà dell'uomo e anche di indicare ai loro seguaci una via morale, quella che noi cristiani chiamiamo una via di santità.
Nessuna religione è andata così a fondo come il cristianesimo nel tentativo di comprendere l'uomo nella sua grandezza e nella sua bassezza. Ne concludiamo che soltanto la parola di Dio poteva svelare le profondità di tenebre e lo splendore di luce dell'essere umano.
L'antropologia biblica
Nella Sacra Scrittura cogliamo le ragioni della nobiltà e della miseria dell'uomo in un discorso molto equilibrato che, oltre a spiegarci questa contraddizione, ci offre anche una prospettiva morale, indicando la possibilità di un cammino spirituale che la
Questo discorso è preliminare alla trattazione dei vizi capitali e naturalmente alla dottrina ascetica e mistica il cui fine è, per usare la terminologia paolana, il passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo.
La dottrina sui vizi capitali che ci accingiamo ad esporre presuppone dunque in primo luogo il tentativo di spiegare chi è l'uomo. Non tratteremo compiutamente l'antropologia biblica; ci limiteremo ad alcuni tratti sintetici e decisivi.
Anzitutto, la Sacra Scrittura conosce la grandezza e la dignità dell'uomo, e ne dà in moltissimi testi un'immagine straordinaria: tra tutti, possono essere sufficienti quelli della Genesi 1, 26: « Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza » e ancora: « Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò » (Gn 1, 27); il Salmo (8, 6) commenta: « Lo hai fatto poco meno degli angeli ». Sono parole che rivelano la consapevolezza della grandezza dell'uomo, immagine di Dio, soprattutto perché è spirito, ha una volontà, è libero, è capace di amare, è capace di parlare con Dio, è interlocutore di Dio: non per sua natura ma per partecipazione, egli è della stessa sostanza di Dio, difatti Dio soffia nell'uomo la sua ruah, cioè il suo spirito, e questa è la ragione vera della sua grandezza.
Ma la Bibbia conosce anche la miseria e la cattiveria dell'uomo, la sua perversione; per tutti i testi biblici che ne trattano, valga l'affermazione di ghiaccio del Salmo 116 (11): « Ogni uomo è inganno ».
Bastano questi sintetici riferimenti testuali dall'Antico Testamento ad inquadrare compiutamente la visione biblica dell'uomo, che è immagine di Dio e male, potenza di luce e potenza di tenebre, grandezza e miseria (per esprimerci con Pascal).
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MARINA GENSINI, marina.gen@virgilio.it il 23 maggio 2009 alle 09:20 ha scritto:
Avevo appena letto "Il falsario" e "I dieci comandamenti" del medesimo autore, il grande Padre Livio, e mi aspettavo una pubblicazione analoga.
L'excursus storico della trattazione dei vari vizi e delle contrapposte virtù - anche se esposto in modo semplice - a volte irrigidisce la lettura, bloccandone la fluidità. Per questo genere di libri preferisco lo stile discorsivo, ma questo è un mio modesto parere.
In ogni caso un buon libro.