«Voi lo chiamate “Bue Muto”: ma io vi dico che questo bue muggirà così forte che lo si sentirà in tutto il mondo». Così Alberto Magno, durante una delle sue lezioni all’Università di Colonia, a proposito di un allievo che tutti dileggiavano perché grande, grosso e taciturno, scambiando il suo umile silenzio per insipienza. E quel “Bue Muto” doveva infatti cambiare le sorti della cultura mondiale, “riabilitando” Aristotele e fungendo da cerniera tra mondo classico e mondo cristiano. Alberto Magno parlava infatti riferendosi a san Tommaso d’Aquino, oggetto di un saggio godibilissimo di Chesterton, recentemente ripubblicato da Lindau assieme all’altro scritto chestertoniano su san Francesco.
Un passaggio fondamentale del lavoro dell’apologista inglese contrappone la rivoluzione culturale tomista alle altre rivoluzioni: la maggior parte di esse non fu che una serie di ridicole contro-rivoluzioni o meglio “rivoluzioni contrarie”. L’analisi delle mode femminili, ad esempio dalla recente liberazione femminile che era una sorta di rivolta non solo contro il preteso maschilismo, ma soprattutto contro la “moda” delle suffragette, che a sua volta si opponeva alla cultura femminile amante di Byron, che la generazione precedente considerava invece come una sorta di proto-bolscevico. Così, risalendo nei secoli, il puritanesimo era stato una ribellione al lassismo del periodo precedente, e via discorrendo. «Soltanto un pazzo può sostenere che queste cose abbiano portato un progresso, trattandosi semplicemente di questioni che prima andavano in un verso e poi in un altro» conclude sconsolato Chesterton.
Cambia invece veramente tutto con il superamento di Platone ed il recupero di Aristotele. Tanto che l’Inglese scrive: «quando i moderni, tirando la più scura tenda dell’oscurantismo, decisero che non c’era stato niente di importante prima del Rinascimento e della Riforma, cominciarono il loro iter moderno cadendo in un errore madornale: quello del platonismo». Il neoplatonismo (ma giustamente Chesterton sottolinea che si tratta di un neo-neoplatonismo anticlericale, quello originale essendo molto vicino alla Chiesa delle origini) era caratterizzato in particolare da due pericolose diversioni: l’amore per l’astrologia e l’universalismo. «La dipendenza dagli antichi è tuttora talmente forte che nel mondo moderno sopravvivono entrambe. L’astrologia campeggia nei giornali della domenica e l’altra teoria trova la sua ennesima espressione nel comunismo». Evidentemente, in mezzo secolo non è cambiato molto…
Chesterton continua a sottolineare l’azione dirompente della Riforma Protestante e del Rinascimento, capaci di spezzare una continuità con la tradizione che non era stata interrotta neppure dalle invasioni barbariche o dal Sacco di Roma («eventi marginali» li definisce lo scrittore, evidenziando ancor più come le rivoluzioni siano essenzialmente un fatto culturale). E questo anche in positivo, come ricorda mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, nella sua introduzione: mentre la Rivoluzione Francese «dal punto di vista della popolarità, non può vantare alcuna consistenza», quella culturale realizzata da san Tommaso «è una rivoluzione autenticamente popolare, una delle più grandi rivoluzioni popolari che l’Occidente abbia mai avuto».
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 41 - Gennaio/Febbraio 2009
In questa celebre biografia del dottore angelico, Gilbert Keith Chesterton accompagna la vita di san Tommaso attraverso le tappe fondamentali, dalla decisione contrastata nella sua famiglia di entrare tra i frati predicatori al periodo trascorso a Parigi dedicato all'insegnamento universitario, prima del rientro in Italia, dove morì nell'abbazia cistercense di Fossanova.
Chesterton illustra seppur sinteticamente i contenuti principali dell'immensa opera dell'Aquinate, che intuendo il venir meno di un'epoca contribuì a ripresentare il cristianesimo di sempre con una modalità originale, frutto in particolare della riscoperta del pensiero di Aristotele.
Tratto da Il Timone n. 77 - anno 2009
(http://www.iltimone.org)
Per quanto possa sembrare paradossale per la distanza di tempo in cui visse rispetto al nostro, la figura di Tommaso d’Aquino ha ancora molto da dirci. Questo sottolinea l’Autore del presente libro che, di fronte alla vasta letteratura fiorita attorno a Tommaso, spicca per la sua originalità. Infatti egli rievoca con la sua abituale ironia e sagacia gli anni giovanili dell’Aquinate, poi quelli che lo hanno visto docente universitario, impegnato non solo nell’insegnamento, ma anche nel difendere, con passione e abilità dialettica, la verità. Alla scuola di Alberto Magno imparò a scoprire il vero pensiero di Aristotele, manipolato ai suoi tempi da Sigieri di Brabante e in seguito dall’averroismo latino. Tale scoperta apportò l’enorme beneficio di poter conciliare l’aristotelismo con il cristianesimo, dando origine a un pensiero cristiano purificato dai tanti dualismi di origine platonica e restituendo alla ricerca filosofica quel rigore scientifico che consentì di armonizzare il messaggio evangelico e la filosofia classica, la fede e la ragione. Mi piace mettere in evidenza quanto è scritto tra l’altro nell’Introduzione :«All’inizio del terzo millennio ci troviamo in una situazione stranamente analoga a quella in cui S. Tommaso visse la sua grande esperienza, nel senso che tanta tradizione cattolica è sentita dal popolo cattolico come una difficoltà, un peso, un condizionamento, e la tentazione di fuga verso compromessi con le ideologie secolari è più forte che mai. In questo quadro Tommaso ha ancora molto da dire alla Chiesa di oggi, non solo per le sue soluzioni di carattere strettamente filosofico, ma soprattutto per lo spirito che ha incarnato, quello perennemente giovane della Chiesa, per il quale la fede va proposta nella sua radicale essenzialità e nella sua capacità di prendersi carico dell’esistenza concreta degli uomini e della società» (pp. 9-10).
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 3/2009
(http://www.pfse-auxilium.org)
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P S, vivetenellagioia@altervista.org il 22 maggio 2013 alle 13:42 ha scritto:
Una bella opera che può aiutare a conoscere il pensiero e la vita (in breve) di questo grande santo che ha influenzato enormemente la storia della Chiesa, con la sua teologia di altissimo livello. I suoi studi, il suo ingegno, le sue abilità, i frutti della sua grande fede, hanno fatto di lui un maestro e un punto di riferimento per tutta la Chiesa. San Tommaso, dice Chesterton, è il santo da riscoprire in questi tempi di assurdità, perché ha saputo conciliare in modo eccellente fede e ragione, producendo opere di altissimo valore filosofico e teologico, che dobbiamo riprendere in mano, se vogliamo imparare a conoscere meglio chi è l'uomo e chi è Dio.