INTRODUZIONE
di Fra Ephrai
La vita di Santa Brigida copre il XIV secolo e non è possibile comprendere questa Santa e le sue Rivelazioni senza capire l'epoca in cui visse. Ella ne è certamente tributaria, eppure, sebbene la scelta dei testi contenuti in questo libro non prenda in considerazione ciò che appartiene unicamente a quel periodo, bisogna riconoscere che a sua volta Santa Brigida ha influenzato in modo considerevole il suo tempo. Su vite come questa è evidente il segno di Dio: contestate e povere di una povertà volontaria o imposta, esse modificano e informano,'o addirittura mutano il corso della storia.
Di per sé avere delle visioni o dei dialoghi interiori non rappresenta nulla di originale. Tuttavia se un'esistenza come quella di Brigida ci spinge a invertire i termini della questione formulando la domanda: «Qual è la parte di vita divina in un destino umano?», allora abbiamo il diritto di pensare che Dio si sia impadronito di una persona per farne l'araldo della sua Parola, per intervenire nella società civile e nella Chiesa.
Il sublime risponde all'orrore, i secoli più caotici sono spesso quelli più visitati dal Dio della misericordia. Il XIV secolo è quello di Ruesbrok il Mirabile, del dolcissimo Suso, di Tauler, di Santa Caterina da Siena. Il XV secolo, inseparabile dal XIV, è quello di Giovanna d'Arco, ossia quello dell'ingerenza di Dio nelle questioni umane.
Per molti storici, il basso Medioevo, che ha fatto seguito all'epoca d'oro della cristianità, rimane una parentesi nella cronologia che porta al Rinascimento. La Guerra dei Cent'anni, le soldatesche allo sbando che rubano e stuprano, che bruciano e massacrano, la peste bubbonica e polmonare che spazza con una terribile danza macabra due terzi della popolazione europea, sono tutti elementi tali per cui fino al XIX secolo, il gotico sarà sinonimo di barbarie. Come potrebbe essere altrimenti? La Francia non è più la Francia, Roma non è più Roma, Parigi collabora con gli inglesi, i re sono maledetti, armagnacchi e borgognoni se le danno di santa ragione, tanto da dover coprire di sale i cadaveri onde evitare le epidemie. Ballo sui tizzoni ardenti in cui il re cosparso di pece, travestito da satiro, il re folle che partecipa a una cerimonia orgiastica, stigmatizza il senso di colpa e di angoscia collettiva che si manifesta ancora attraverso l'esaltazione religiosa dei flagellanti.
D'un tratto Cristo re in trionfo, il bel Dio dell'apogeo della cristianità, come Jacques Le Goff definisce il XIII secolo, si contorce sulla croce e le sue piaghe sono infinite. Rivela a Brigida di avere ricevuto 5475 colpi, ma il secolo continua a infliggergliene altri ancora. È il caso di domandarsi se questa nuova rappresentazione religiosa non sia una proiezione di generazioni malate, perché l'ossessione dell'inferno e la facilità della dannazione è presente persino nelle melodie celesti del Canto d'Amore di Richard Rolle.
Quest'epoca prepara la strada della Riforma e del razionalismo moderno, il regicidio e la massoneria sono in nuce, si consuma il deicidio, e il Rinascimento sta Per assistere alla rinascita dell'antico pantheon. Dio è obbligato a «scendere», così come aveva fatto per il popolo ebraico, e ad assumere le sembianze di un'umanità sofferente per parlarle. Basta osservare le vergini borgognone dell'epoca per capire quale tenerezza Dio desideri manifestare in questi tempi oscuri. L'umanità non è più in grado di attivare le proprie difese, come succede in un corpo sano, il razionalismo di un Abelardo è stato rifiutato da un San Bernardo. Si potrebbe dire che Dio sia presente nel cuore degli uomini dell'alto Medioevo, e che, nel momento in cui si sposta verso la testa dell'uomo moderno che sta per nascere, ne venga espulso. Dio ha bisogno di intervenire e di parlare in una lingua che, attraverso una sensibilità ferita ed esacerbata, comunichi con il più profondo del suo essere. E questo che abbiamo voluto mettere in evidenza in questa scelta delle Rivelazioni di Santa Brigida, ed è anche ciò che la rende attuale. Nelle pagine che seguono, il lettore troverà molte delucidazioni per comprendere il cuore e l'intelligenza di un'umanità che esita fra un razionalismo già in crisi e il rifugio nelle varie forme di religiosità, negli spiritualismi, nei misticismi più insensati e più perniciosi per la vera fede.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
BIOGRAFIA
Santa Brigida di Svezia (1302-1373)
Bella come le principesse delle saghe nordiche, questa bionda donna svedese fu una bambina felice, una ragazza brillante e una padrona di casa oculata. Crebbe otto figli, tra cui una femmina che fu canonizzata; fondò un ordine monastico oggi diffuso in tre continenti; viaggiò moltissimo e, in particolare, fu «il Portavoce, l'Araldo di Dio» in una Chiesa ferita, in un secolo tormentato come il nostro, quello della Guerra dei Cent'anni. Colei che venne chiamata «la mistica del Nord», oggi conosciuta soprattutto grazie alle Quindici orazioni di Nostro Signore, fu celebre a suo tempo per le Rivelazioni celesti e per il ruolo di primo piano svolto presso papi e dirigenti politici svedesi ed europei in genere.
L'infanzia: 1302
Brigida nacque il 14 giugno 1302 nel Castello di Finsta, sulle sponde di un lago nella provincia di Uppland di cui il padre era siniscalco. Era la figlia maggio-nata dal secondo matrimonio fra Birger Persson, uno lei personaggi più importanti della Svezia, e Ingeborg Bengsdotter, imparentata con i re goti attraverso la famiglia regnante dei Folkung. Brigida crebbe in questo paese dove gli inverni sono lunghi, le primavere rapide le notti estive miti, un paese molto poetico che risuona di leggende di foreste e laghi. Sebbene il nome Brigida significhi «altissima» in celtico e «brillante» in sassone, nei primi tre anni di vita la bambina non brillò affatto; era ritenuta muta, ma quando la lingua le si sciolse, la piccola parlò come un'adulta, segno di un carattere riflessivo e molto temprato. Leggere, scrivere, filare, ricamare, assistere alla messa mattutina nella cappella signorile, ascoltare i racconti della madre sui santi evangelizzatori della Svezia — in particolare Sant'Anskar di Piccardia —, correre nei boschi e sui prati, e raccogliersi fra le rocce di Finsta, nella «grotta della preghiera di Santa Brigida»: fu questa la vita della bambina fino alla morte della madre, avvenuta nel 1314.
Ma Brigida non aveva ancora compiuto dieci anni quando, una notte, la Vergine le apparve tenendo in mano una corona e le chiese: «La vuoi?» Poi giunse la promessa celeste. La mamma di Brigida, venuta a conoscenza della cosa, favorì la devozione della bambina lasciando che ascoltasse delle belle prediche. Una di queste diede alla piccola una tale idea delle sofferenze di Cristo, che una sera Brigida non riuscì a prendere sonno; all'improvviso, Brigida ebbe una visione così vivida della croce su cui Gesù sembrava essere stato inchiodato da poco, avvolta da un'immensa luce, che la bambina gridò: «Signore, chi ti ha fatto questo?». La risposta divina fu: «Chi disprezza e dimentica il mio amore!». Da allora la Passione di Gesù alimentò in Brigida un amore così profondo, che ella non poteva ricordarsene senza piangere. Non a caso la Croce sarà l'elemento centrale di tutte le sue meditazioni, e il giorno in cui Brigida manifesterà la grande vocazione che c'è in lei, seguirà le tracce del suo Salvatore.
Alla morte della madre, Brigida ha dodici anni e viene affidata alla zia Caterina, castellana d'Aspenas, la quale una notte trova la nipote inginocchiata ai piedi del letto. Disobbedienza? Capriccio? La verga sollevata per punire la giovane si spezza. Allora, la donna spaventata domanda: «Cosa fai lì?». Brigida risponde: «Ringraziavo colui che mi aiuta sempre». «Chi è?». «L'uomo che ho visto in croce». La zia resta perplessa. Poco tempo dopo, Brigida, intenta a ricamare un disegno difficile nel salone del castello, invoca addolorata l'aiuto della Vergine Maria. Allora donna Caterina vede, china sul lavoro, una giovane donna dalla bellezza straordinaria, che scompare lasciando meravigliosi fiori e frutti disegnati e adorni di colori. Domande e stupore! Brigida non ha visto nessuno, ma questa volta la zia custodisce la reliquia. Dei miracoli per questa bambina! ... Sempre a quel tempo, una visione del diavolo, creatura informe con un numero infinito di piedi e di mani, terrorizza la bambina. Brigida cerca rifugio nella sua camera, ai piedi del crocifisso, ed è confortata dalla certezza che sotto la protezione della croce non avrà mai nulla da temere. Così giovane, ha già il riflesso dei grandi combattenti spirituali.
Moglie, madre e consigliera di Corte: 1316
Brigida è ormai un'adolescente: bellezza nordica, intelligente, straordinariamente istruita per l'epoca, vivace, intraprendente, gentile con tutti e molto generosa. Peretta? No: orgogliosa, indipendente, amante di un'esistenza piena di lussi, difetti di una natura piena di energia e di vita che Brigida, cosciente, combatte soprattutto :on l'obbedienza. Nel 1316, il padre la dà in moglie a Ulf Gudmarson J'Ulfasa che ha cinque anni più di lei ed è figlio di un ragman della Vatergotland. Brigida, che preferirebbe cento volte la morte ma non desidera neppure il convento, si piega alla decisione paterna.
Il matrimonio sarà benedetto e i due coniugi avranno quattro figli e quattro figlie: Màrta, la maggiore, si sposerà giovane e avrà una vita mondana e orgogliosa che preoccuperà la madre; Karl, un ragazzo bravo ma leggero; Birger, che morirà durante una Crociata; Gudmar e Bengt, morti in tenera età; Caterina, la gioia di Brigida, che diventerà santa; Ingeborg, entrata nell'ordine cistercense e scomparsa giovane; e, infine, la piccola Cecilia, la quinta su otto a raggiungere l'età adulta. Ulf insegna alla sua Brigida l'obbedienza verso il marito e il senso di responsabilità. E molto cristiano ed è stato cresciuto presso i cistercensi d'Alvastra; Brigida è ancora più ardente di lui ed è animata da una devozione contemplativa, è ancora più attenta a tutti i suoi doveri ufficiali. Insieme pregano tre volte al giorno, si confessano e fanno la comunione ogni settimana. Prima di ogni pasto, Brigida serve dodici poveri, lava loro i piedi il giovedì e dà prova di una splendida ospitalità, mai rifiutata a nessun viandante, ricco o povero. La giovane castellana è allegra e incantevole: il tempo trascorre fra la caccia e la pesca e fra i canti e i balli al suono del liuto la sera. Questa felicità dura due anni. Quando Ulf parte per la guerra, la devozione di Brigida ha libero corso: un duro pagliericcio, digiuni, penitenze, come ai tempi dell'infanzia, scandiscono le giornate, e tornano le estasi in una profonda unione con Dio. Al rientro di Ulf, la vita attiva e caritatevole riprende più vigorosa che mai: i coniugi vanno insieme a cavallo o in barca, si occupano del dissodamento delle foreste, dello sfruttamento minerario, della coltivazione delle terre. Strada facendo, rendono giustizia e fanno l'elemosina. Poiché il numero dei figli cresce, viene ricostruita la dimora di Ulfase. Brigida studia i piani e dirige i lavori: ama comandare. Il castello viene arredato riccamente e una sera, davanti al suo letto sontuoso, Brigida sente la frase: «Sulla croce, la mia testa non aveva dove riposare». Da allora, commossa, la donna dormirà per terra ogni volta che potrà. Divenuta terziaria francescana con il marito, impara, non senza difficoltà per una donna indipendente e audace come lei, il costo dell'obbedienza, sottomettendosi con umiltà alle istruzioni dei superiori.
I due sposi amano Dio, lo servono, si amano l'un l'altra, fanno del bene. Ma Dio chiede di più ai suoi amici. Ulf è diventato siniscalco e principe di Nericie. Il re ha regalato loro il bel castello di Vadstena; qui Brigida avrà la visione dell'Ordine che dovrà fondare, trasformando il palazzo in un monastero, affinché, secondo le parole stesse di Cristo «questa casa, costruita con il sudore dei poveri e per l'orgoglio dei ricchi, divenga l'abitazione degli indigenti che si serviranno degli oggetti, dei frutti dell'abbondanza e dell'orgoglio, unicamente per ricondurre gioiosamente i ricchi all'umiltà»; proprio come accadrà all'orgogliosa Brigida che dovrà rinunciare a tutti i suoi impegni. Vanitosa e attaccata alla ricchezza, lascerà íl castello e i suoi beni.
Nel 1335, il giovane re Magnus, sposatosi di recente con Bianca di Namur, invita a corte la siniscalca di Nericie, affinché diventi la gran dama di Palazzo. Dopo aver sistemato i figli, Brigida parte per Stoccolma, dove l'attendono due giovani sovrani frivoli. Affascina e stupisce la giovane regina e si guadagna l'amore e il rispetto di quanti la circondano... ma non ne ascoltano i saggi consigli. Su richiesta di Magnus, Brigida dà al re delle regole precise per regnare bene. Ma è una fatica inutile: il sovrano si imbarca in una guerra ingiusta e disastrosa, che lo obbliga a imporre pesanti tasse ai sudditi. Brigida, stanca, chiede di potersi allontanare per qualche tempo dalla corte e nel 1341 si reca in pellegrinaggio a Compostela con Ulf. Durante il viaggio attraverso l'Europa, i due visitano tutti i luoghi santi del tempo: Colonia, Aquisgrana, Tarascona, Sainte-Beaume. A Marsiglia si imbarcano per le coste spagnole dove, con l'aiuto di un bastone da viandanti, giungono a piedi a Compostela. Al ritorno attraversano la Francia messa a ferro e fuoco dalla guerra. Ad Arras, Ulf, gravemente ammalato, guarisce grazie alle preghiere della moglie e dopo aver fatto il voto di entrare in un ordine religioso qualora riveda la sua terra. Egli trascorre gli ultimi tre anni di vita ad Alvastra, presso i monaci cistercensi, dove muore nel 1344 in odore di santità. E menzionato nel menologio di Citeaux del 12 febbraio.
Sposa di Cristo
Nel 1339, cinque anni prima della morte del marito, Brigida visita la tomba di San Botvid, uno degli evangelizzatori della Svezia, che le appare in visione e le dice: «Io ed altri santi abbiamo ottenuto da Dio la grazia che tu possa udire, vedere e conoscere le cose dello spirito, e lo Spirito di Dio avvamperà nella tua anima». Pare sia giunto il tempo della profezia. Dolente, dopo la morte di Ulf, ma decisamente distaccata (si era tolta l'anello ricevuto dal marito sul letto di morte perché la legava come «una catena» al mondo), Brigida distribuisce i suoi beni agli eredi e ai poveri, e si trasferisce ad Alvastra dove conduce una vita austera e semplicissima, in una piccola casa a nord della cinta del monastero.