Vangeli e Atti degli Apostoli hanno in comune il fatto di essere scritti di carattere narrativo. Si tratta inoltre di narrazione storiografica. Del resto, Atti è la seconda parte della cosiddetta opera lucana, il cui primo tomo è costituito dal terzo vangelo, espressamente definito nel suo prologo come "narrazione"(dièghesis: Lc 1,1). Il termine "vangeli" è riservato ai quattro testi (Matteo, Marco, Luca, Giovanni) totalmente incentrati sulla vita, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Gli Atti invece contengono solo pochi frammenti della vita terrena di Gesù (At 10,37-43) e narrano eventi successivi alla risurrezione, interessandosi all'opera di evangelizzazione originata dalla Pentecoste e ai primi passi delle comunità cristiane. A differenza sia dei vangeli che degli Atti, le lettere e l'Apocalisse non sono scritti narrativi: le lettere testimoniano un rapporto dirette fra il mittente e le comunità cristiane colte nel loro presente, mentre l?Apocalisse è una lettura della storia a partire dall'evento pasquale, il Cristo, Agnello immolato, morto e risorto.
AVVERTENZA
Nel Vangelo secondo Matteo, Gesù è presentato come il capo di un nuovo regno, come il principio di una vita nuova che egli reca agli uomini, trasformando il loro cuore. Come nuovo Mosè, egli presenta esigenze nuove al nuovo popolo di Dio. Messia preparato e atteso, figlio di Abramo e di Davide, viene a realizzare una speranza. Re glorioso, rimane ora con gli uomini tutti i giorni, sino alla fine dei tempi, quando verrà per giudicarli sull'amore.
L'evangelista afferma tutto ciò in un susseguirsi di episodi intercalati da discorsi. I fatti narrati sembrano avere soprattutto una funzione liturgica. Poiché prima di essere scritti sono stati raccontati tante volte, hanno perso l'originalità del racconto vivo e sono collocati quasi fuori del tempo. Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che il Vangelo che stiamo leggendo ha la struttura di una catechesi che ha avuto come punto di partenza la passione di Gesù e la certezza della sua risurrezione.
Sarebbe raccomandabile, per penetrarne in profondità il senso, iniziare la lettura da questo duplice avvenimento, per poi cercare di comprendere, alla sua luce, il racconto della vita pubblica, dell'infanzia, della nascita.
I discorsi e le parabole di Gesù formano la maggior parte dei primi due terzi dell'opera. Sono espressi in frasi ritmate e cadenzate, incisive e attraenti, legate spesso tra loro da procedimenti mnemonici.
Quando ci si voglia impregnare delle parole del Signore, è proprio il Vangelo di Matteo che bisogna aprire per primo, tenendo però sempre presente che non si tratta di un libro di storia del tipo di quelli che si scrivono al giorno d'oggi. È, invece, un libro scritto come alla rovescia. Poiché è una testimonianza di fede destinata alle prime comunità, esso deve sempre essere letto a due distinti livelli di interpretazione: quello della catechesi e quello della realtà storica sulla persona di Gesù.
La tradizione attribuisce questo Vangelo a Matteo; la sua chiamata viene riferita al capitolo 9. La composizione si ritiene risalga agli anni 80-90.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
IL VANGELO DELL'INFANZIA
La prima parte del Vangelo di Matteo, scritta per ultima come introduzione a tutto il libro, contiene una riflessione sulla divinità di Cristo. Intende dare gli ultimi tocchi per dimostrare che Gesù compie le Scritture: la legge e le parole dei profeti. Ogni brano comincia con un episodio e si conclude con una citazione profetica.
Si constata così come l'infanzia di Gesù riproduca il destino del popolo di Dio: la nascita per intervento di Dio, il modo e il luogo in cui essa avviene, il viaggio e il soggiorno di Gesù in Egitto e il suo ritorno dall'esilio ricordano il soggiorno degli stessi israeliti nel paese del faraone e il loro difficile viaggio verso la terra promessa. Dal momento che i fatti riferiti non appartenevano alla predicazione apostolica primitiva, si pensa oggi che l'evangelista non disponesse, per questo periodo della vita di Gesù, che di ricordi conservatisi in ambienti periferici. Perciò i testi non intendono presentare una storia dell'infanzia di Gesù nel senso stretto della parola, ma esporre, a scopo catechetico e religioso, soprattutto quegli episodi dell'infanzia di Gesù che, in prospettiva di fede, meglio potevano illustrare la sua missione e la sua figura di Messia.
La genealogia di Gesù, con la lista di alcuni nomi noti, vuole far vedere come egli discenda veramente da Abramo, il padre del popolo ebraico, e da Davide, considerato il re-modello, secondo la predicazione di Isaia 11,1. Invece tutte le donne ivi ricordate figurano in una situazione irregolare per un devoto israelita, oppure nella posizione di straniere. Gesù si inserisce, così, nella grande famiglia umana con tutte le sue debolezze; la sua origine fa già presentire che egli viene per l'insieme degli uomini e non per il solo popolo giudaico. Notiamo infine che le cifre presentate, 3 serie di 14, ovvero 6 volte 7, il numero della pienezza, hanno probabilmente un significato simbolico: è tutta la storia dell'umanità che sale verso Gerusalemme.