Dal convento delle stimmate al mondo
-Storia della Congregazione degli Stimmatini fondata da San Gaspare Bertoni 1853-1953
EAN 9788868794057
L’intreccio tra storia e vita consacrata della congregazione degli Stimmatini e quella del nostro paese rende il libro di Michele Curto interessante e riflessivo, come scrive, nella prefazione, il decano della Sezione S. Tommaso della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Gaetano Di Palma: «la storia di una congregazione religiosa, soprattutto nei momenti della sua fase nascente, presenta sempre qualcosa di fascinoso e misterioso» (p. 5). L’autore, con linguaggio chiaro, dà un taglio agile al testo, ripercorrendo le fasi, dalla genesi della congregazione, fino al 1953. L’ispiratore della nuova famiglia religiosa, Gaspare Bertoni, viene presentato attraverso il racconto dei suoi amici più stretti e successivamente dai suoi confratelli, cogliendone la spiritualità e la lungimiranza pastorale e sociale. La genesi della nuova famiglia religiosa è raccontata con passione e attenzione per i particolari, dal luogo dove spirò il santo, che diede il nome alla futura congregazione, all’aspetto più interiore della comunità, alla descrizione dei più fedeli amici di don Gaspare. Il viaggio, attraverso la fondazione storica, ci porta a Roma, nel Vaticano, presentando la figura del successore del Bertoni, padre Mariani, suo discepolo e braccio destro, come un uomo umile e coraggioso, che non si lascia intimidire dall’immenso potere della Curia romana, anzi, con intelligenza e rispetto, riesce a conquistare il cuore di Pio IX. Non mancano ostacoli sul lungo percorso per il riconoscimento; permessi e decreti esigono formalità e organizzazione.
L’autore sottolinea le difficoltà e le diffidenze incontrate dai futuri stimmatini, ne coglie lo spirito di servizio alla chiesa e l’attenzione al diritto scolastico per i ragazzi meno abbienti, dimostrando intraprendenza e caparbietà a ritagliarsi un piccolo spazio nella grande famiglia della chiesa cattolica. Con regolare descrizione (cf. pp. 33-35), si delinea il percorso, tortuoso, del riconoscimento di una nuova congregazione religiosa, in un momento storico per il nostro paese e per la stessa chiesa molto delicato. Siamo a ridosso dell’unità d’Italia; la politica, le istituzioni e la chiesa non hanno ancora ben chiaro cosa accadrà al neo stato liberale; la scelta di un servo di Dio di costruire una comunità religiosa è un’idea coraggiosa. Rifiuti e sconcerto non mancano ai fondatori, ma la perseveranza e la fede si inseriscono a pieno nei mutamenti sociali della chiesa e dello stato; così, la vicenda di un gruppo di “quattro gatti” segnerà quella di un paese nuovo, timoroso ma allo stesso tempo audace nel pensare al proprio futuro.
Il libro, diviso in diciassette capitoli, segue la cronologia del nostro paese. Viene inserito tra le vicende storiche, un fatto, un aneddoto che, all’apparenza semplice, nasconde un modo di essere, di pensare e di agire. L’impegno sociale della congregazione viene amplificato con l’istituzione di scuole per bambini e ragazzi meno abbienti, non nascondendo difficoltà e talvolta fallimenti; in tal modo l’autore racconta la vita dei confratelli consacrati, che si mischiano alla vita secolare sempre più lontana da una religione ritenuta antiquata e nemica del neo stato liberale. I tempi erano difficili, per qualsiasi organismo, laico o religioso che fosse; gli stimmatini passano attraverso la bufera risorgimentale, pagando il prezzo di una politica anti ecclesiastica, mentre le leggi “eversive”, meglio conosciute come le “leggi Siccardi”, complicano il cammino anche alla piccola comunità degli stimmatini. Vengono descritte le perquisizioni, le confische e la caparbia lotta dei cattolici, dal punto di vista popolare (cf. pp.71-76).
Punto di forza della nuova congregazione era la scuola: una missione, la vocazione degli stimmatini verso la formazione dei più piccoli e bisognosi, ne fece il punto di forza; più volte caduti, si rialzarono forti e determinati nell’agire in favore di una libera istruzione. Non mancarono insuccessi, fasi difficili, come la presenza a Roma o le chiusure di alcune scuole; nel raccontarli, l’autore coglie lo spirito laborioso dei frati, che non si lasciarono mai sconfiggere dalla disperazione, anzi seppero rinnovarsi, come quando crearono il patronato operaio, durante la crisi della scuola del primo Novecento.
Viene dato ampio spazio all’opera missionaria, prima quella italiana e successivamente la grande esperienza oltre oceano, in paesi difficili come quelli sudamericani, negli stessi Stati Uniti e in quelli comunisti, in Oriente, nelle prigioni di Mao. Il racconto si snoda tra la politica estera e le quotidiane difficoltà dei missionari (cf. pp. 244-251).
Il percorso della nuova congregazione passa attraverso il primo conflitto mondiale. Gli stimmatini, come il resto del popolo, non comprendono subito la portata di quel catastrofico evento; risaltano al lettore l’impegno del “tenente prete” e di altri stimmatini al fronte. Attraverso gli occhi dei frati, si assiste alla ricostruzione e alla nascita di una nuova speranza per il popolo di Dio, quella di ritornare alla normalità.
Le pagine più suggestive sono quelle dedicate al secondo conflitto mondiale, più atroce e devastante del primo (cf. pp. 301-320); non mancano generosità e misericordia verso il popolo dilaniato dalla guerra, ma soprattutto l’aiuto agli ebrei, gesto pericoloso e ricco di coraggio. C’è spazio anche per episodi significativi, che raccontano il coraggio e la determinazione di frati davanti alla violenza e la tracotanza delle SS. Gli anni del dopoguerra, difficili e instabili, vedono il laborioso atteggiamento degli stimmatini affermarsi; pian piano ricostruiscono scuole e conventi, fanno sentire la loro presenza al popolo, che speranzoso ne accoglie con gioia la presenza. L’organizzazione è quella delle province, che daranno struttura e metodo alla congregazione. Il libro si conclude con il centenario della morte di Gaspare Bertoni, avvenuta il 12 giugno del 1853, che diede una spinta propulsiva a tutta la comunità degli stimmatini, partendo dall’Italia fino ad arrivare nel Nord America.
Di gradevole lettura sono le pagine della Postfazione, di Giancarlo M. Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, stimmatino (pp. 387-391), il quale, nella ricorrenza del suo cinquantesimo anno di sacerdozio, esprime la sua gratitudine e il suo affetto alla congregazione. In conclusione, il testo di Michele Curto esprime una prospettiva storica che parte da una comunità religiosa e si snoda tra comuni cittadini e autorità, ecclesiastiche e laiche, portando alla luce fatti, all’apparenza privi di interesse storico, che invece determinano il percorso di un popolo e di una nazione, un altro punto di vista, della nostra giovane nazione. Chiaramente, le fonti sono limitate a quello che è l’interesse religioso.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 2-4/2017
(http://www.pftim.it)
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