Beati i puri di cuore
-La nuova evangelizzazione a servizio della persona umana nel messaggio di Madre Liliana del Paradiso
(Collana di Fuoco)EAN 9788868791452
Grazie alla consulenza scientifica della Sezione S. Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale in Napoli, varie iniziative sono state promosse per studiare e portare a conoscenza la vita e il messaggio di Madre Liliana del Paradiso, fondatrice della Compagnia della Regina dei Gigli al servizio della chiesa. Nel volume sono raccolti vari interventi finalizzati all’approfondimento del carisma della purezza evangelica. Dopo una precisa Introduzione di Liliano Zaratti, che in una breve nota biografica mette in evidenza il carisma mariano della fondatrice, l’opera si snoda in due parti. La prima s’interessa del Carisma della purezza. Elementi fondamentali, mentre la seconda analizza L’opera della Regina dei gigli e il carisma della purezza nella prospettiva della nuova evangelizzazione.
Il benedettino Ghislain Lafont tratta della Purezza, una categoria teologica. Una “quaestio disputata”. Con la classica metodologia della “scolastica” analizza la parola “purezza” sezionandola per verificarne la valenza teologica, che a un primo approccio non emergeerebbe, vista la sua secondaria importanza sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, se non menzionata a fini legalistici e rituali. D’altronde, nel corrente vocabolario, anche ecclesiastico, la purezza ha riferimento a connotazioni sessuali, mancando uno spessore concettuale positivo. Ad esempio, è più facile dire in-contaminato, im-macolato, che limpido e trasparente. Lafont analizza la prima enciclica di Benedetto XVI, la Deus caritas est, facendo riflettere che proprio questo è il giro di boa: mettere al primo posto l’amore, la bontà di Dio per cambiare mentalità, per parlare di un Dio innamorato degli uomini. Grazie a brevi esempi biblici: san Pietro, san Giuseppe, Adamo ed Eva, evidenzia che la Parola mette l’uomo alla prova e l’amore consiste nell’ascoltarla e configurare l’atteggiamento sulla base di questa, perché esce dalla persona amata. Il cuore dell’uomo è puro quando risulta capace di tale conversione. Se ci chiediamo allora se la purezza, il cuore puro, sono categoria teologiche la risposta può essere positiva: derivano da Dio e rivelano il vero Dio, pieno di umanità e di amore.
Gaetano Di Palma scrive sul tema “Io sono del mio amato e il mio amato è mio; egli pascola tra i gigli”. Dal Cantico dei Cantici alla rilettura cristiana dell’identità femminile di Maria. Privilegiando il senso letterale, che implica opportunamente l’uso della metodologia storico-critica, spiega il fascino che ancora oggi esercita il Cantico dei Cantici, grazie alla sua abbondante simbologia amorosa. Ovviamente, qui più che altrove, si parla della donna e del suo posto nella cultura e nell’immaginario poetico dell’antico Israele e quindi la trattazione si snoda portando il lettore a fare un breve excursus nei secoli. Dal Pentateuco ai Libri sapienziali, dall’antica Grecia alla Roma prima di Cristo e dei Cesari. Ma volendo trattare i versetti 6,1-3 del Cantico, il biblista Di Palma si eleva da spiacevoli fraintendimenti ricordando il “giardino” di Eden, il rapporto tra la “sinfonia dell’amore” lì iniziata, che nel Cantico si sviluppa come “lirica dell’amore redento” e “il giardino” che “è” la donna. All’ingresso di quel giardino recintato l’uomo deve imparare a bussare e a chiedere il permesso di entrare. Entrando di più nel testo scopriamo che “pascolare” e “gigli” hanno una forte valenza erotica, nella sua accezione più alta. Il giglio (o un fiore a forma di calice o un loto) viene associato dalla cultura egizia al corpo femminile. La lettura ci porta a chiedere se la “purezza” dev’essere soltanto rinuncia, o può essere anche un ideale da vivere in rapporto all’altezza dei valori che il Cantico propone. L’autore non dà risposte preconfezionate, ma fa riflettere il lettore: se Maria è l’immagine della chiesa, la sua vita è, allora, lo specchio della storia tra Dio e il suo popolo, quasi a voler introdurre il contributo seguente.
Stefano De Fiores, il compianto noto mariologo, analizza, infatti, il tema “Regina dei Gigli”. Storia e significato teologico. Egli fa notare come nelle epoche a noi precedenti il sesso era ritenuto una realtà da reprimere ed esorcizzare, mentre nel nostro tempo la sessualità è vista in senso positivo, come un dinamismo insito nella creazione. De Fiores analizza il titolo onorifico di Regina dei Gigli da varie angolature e ne dà la piena paternità a Madre Liliana, nel duplice simbolismo della castità e della bellezza, attribuito a Maria. Con abilità certosina scandaglia come e quando Maria è stata appellata “giglio”, analizzando testi dei padri, medievali, fino all’epoca moderna. Nomi a cui tanto dobbiamo si rincorrono: Massimo il Confessore, Giovanni Damasceno, Pietro il Venerabile, Riccardo di San Vittore, Jacopo da Varazze, Placido Nigico. Dopo aver preso atto degli apporti della tradizione ecclesiale circa i contenuti e gli sviluppi della relazione tra Maria e il simbolo del giglio, De Fiores ne allarga la ricerca in ambito antropologico per poi arricchirla con le esigenze della storia della salvezza come percepita dall’odierna coscienza ecclesiale, anche sulla scorta delle indicazioni della Marialis cultus di Paolo VI. Anzi, conclude, partendo dalle valide indicazioni dell’esortazione apostolica, rimane da compiere un lavoro teologico-pastorale di esplicitazione o di aggiunta dei sensi cristologico-trinitari, biblico, liturgico ed ecclesiologico del titolo Regina dei Gigli.
Ad Alfonso Langella è affidato il tema La Regina dei Gigli. Prospettive etiche per l’oggi. Egli evidenzia come la spiritualità di Madre Liliana trovi la sua motivazione profonda nell’esperienza mariana: la sua vita è vissuta alla presenza della Vergine. Analizzando i testi e le meditazioni scritte dalla fondatrice, Langella ne delinea i tratti caratteristici, considerando che essi, spesso concepiti nei decenni precedenti il Concilio Vaticano II, sono stati pubblicati dopo la svolta mariologica del capitolo VIII della Lumen gentium. Interessante è l’accostamento a Maria, da parte di Madre Liliana del Paradiso, secondo quella che Paolo VI ha chiamato la via pulchritudinis, ossia la via che contempla la bellezza della Vergine, prima ancora che le virtù teologiche e spirituali che la riguardano. Gli scritti di Madre Liliana, le sue parole, l’imitazione della sua profonda venerazione alla Madonna, diventano una specie di manuale a cui attingere per tradurre nell’oggi della chiesa e del mondo l’eterno messaggio di Cristo: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5, 8).
Chiude la prima parte del volume il saggio di Giuseppina Ianniello su La purificazione al Tempio. Formazione morale e testimonianza della verità per la rinnovata conversione del cuore, in cui si tenta un particolare accostamento tra gli assunti spirituali proposti da Madre Liliana e quelli di grandi mistici. La seconda parte è introdotta da Giuliana Boccadamo, recentemente scomparsa, che indaga su La Compagnia della Regina dei Gigli e le congregazioni femminili. La studiosa si sofferma sulla condizione della donna e, in particolar modo, della donna religiosa sul finire dell’Ottocento nel Meridione d’Italia. L’attenta analisi ripercorre tutte le tappe più importanti fino ai giorni nostri, concludendo con l’opera di Madre Liliana.
Un tempio per la nuova evangelizzazione e la missione della Compagnia della Regina dei Gigli è il tema svolto dal cappuccino Fiorenzo Mastroianni. La nuova evangelizzazione è la missione alla quale la chiesa tutta è chiamata nel presente e nel futuro. Anche se il tema è molto presente nel magistero pontificio, già a partire da un’intuizione di Giovanni XXIII, Mastroianni nota che sembra che la “nuova evangelizzazione” non entri nel bagaglio culturale degli stessi membri della chiesa. Forse, e sposiamo appieno la sua ipotesi, una delle cause è che non è del tutto chiaro il significato dell’espressione. Il saggio prosegue descrivendo e motivando la costruzione del tempio dedicato alla Regina dei Gigli, in San Giorgio a Cremano (Napoli). In un certo senso, è intorno a esso che si specifica la peculiarità del carisma della Compagnia della Regina dei Gigli al servizio della chiesa.
Pasquale Giustiniani scrive su La purezza e le sue compagne. Per una “nuova evangelizzazione” delle virtù umane e cristiane. Un accattivante incipit che narra le gesta di Davide serve a Giustiniani per partire dalle indicazioni bibliche sullo sguardo puro e la purezza di cuore, per poi discutere della progressiva acquisizione della nozione di purezza. Tale concetto ha segnato la riflessione teologica della chiesa, ma nel saggio se ne recupera l’originaria prospettiva cristica, per rivalutare la teologia del corpo e la teologia al femminile, con una ricaduta per la dottrina del sacerdozio celibatario. L’attuale stagione di “nuova evangelizzazione” esigerà un più immediato ritorno su questi aspetti della dottrina cristiana, non soltanto in vista della purificazione della fede creduta e della vita vissuta, ma di un nuovo rilancio della purezza, come virtù sociale del terzo millennio.
Il curatore Carmine Matarazzo conclude con lo scritto Vivere secondo “purezza” nella prospettiva della nuova evangelizzazione tra sfide educative e sollecitazioni teologico-pastorali. L’epoca contemporanea sarebbe caratterizzata non solo da una crisi dei metodi, quanto dalla deprecata assenza di responsabilità educativa. Dalla mancanza deliberata, cioè, di precise regole di comportamento e di vita. Abbiamo bisogno, perciò, di educazione, non tanto per essere buoni cittadini o buoni credenti, ma semplicemente per essere persone umane che sanno stare al mondo, dando un senso all’esistenza. L’odierna crisi dell’humaitas dell’uomo rilancia la domanda sull’uomo stesso per segnalare le criticità di un’inevitabile decadenza dell’umanesimo nella prospettiva cristiana e, quindi, della frantumazione dei valori umani. La Chiesa italiana ha già posto sotto i riflettori della riflessione culturale ed ecclesiale l’esigenza di ripartire dall’antropologia, senza la quale non è possibile proporre nessuna riforma del pensiero. Forse è anche tempo di rivalutare i “sognatori”, ossia chi impiega tempo, energie e risorse per indirizzare la propria formazione secondo un’interpretazione cristiana, come fece Madre Liliana, che preferì i contenuti della purezza evangelica. Formare alla purezza significa condividere in pieno le provocazioni e le sollecitazioni di Gesù-pedagogo, senza il quale non potrebbero essere capiti gli ultimi due millenni della storia d’Occidente. La purezza del cuore, nella logica di Cristo, si impara e si alimenta “uscendo” dai limiti delle chiusure egoistiche per contaminare le “periferie” con la purezza redentiva di Dio-Amore. In modo particolare, ricorda il pastoralista, la chiesa è preoccupata di affrontare la crisi della famiglia e ne rilancia la sua centralità, cerca di comprendere le cause delle ferite, rispondendo alla situazione di sfaldamento con una risposta-proposta di accoglienza, ascolto, comprensione. Con la famiglia Madre Liliana rilancia l’evangelizzazione del mondo del lavoro, della cultura, dell’arte; in questi settori deve arrivare la novità della bellezza redentiva con la presenza e la testimonianza di tutti, specialmente dei cristiani.
Chiudono il libro, di cui raccomandiamo la lettura in special modo agli educatori, una sintesi cronologica della vita e degli scritti di Madre Liliana e l’indice dei nomi.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
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