Parlare di "vino migliore" (cfr. Gv 2,10) vuol dire parlare di una "promessa divina". L'unione delle carenze umane e della pienezza divina avviene nell'amore di Dio, che trasforma il credente e lo identifica con Cristo. Da Lui viene la realtà della promessa di quel vino capace di dare senso agli eventi dolorosi e trasformarli per la gloria di Dio. Questa luce è essenziale per la pastorale della famiglia in una realtà così piena di ferite e frustrazioni, come quella attuale.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
"Non hanno vino" (Gv 2,3). Questa è, probabilmente, la frase più triste della Scrittura, poiché nega proprio ciò che essa stessa suggerisce come simbolo più vero della felicità umana. Il vino "allieta il cuore dell'uomo" (S al 104,15)1 e lo fa con una dolcezza che rallegra e che mostra il futuro senza timore. Infiamma il cuore con l'entusiasmo, incita ad uno stato d'animo audace e pronto ad affrontare grandi imprese. Il contesto della lode al vino nella Scrittura è delicato, molto lontano da qualsiasi ebbrezza dionisiaca. Esso presenta una sapienza umana che fa sì che non si faccia riferimento ad eccessi, né si suggerisca una fuga dalla realtà, ma piuttosto si insista sull'eccellenza di celebrare quello che vale la pena di essere vissuto con la grandezza di saperlo collocare nel cuore, nella gioia che emana tale evento. Nel mondo biblico è talmente importante avere cura del rito legato a questa bevanda che causa all'uomo un tale incanto, che il Siracide arriva addirittura a chiedersi: "Che vita è quella dove manca il vino? Fin dall'inizio è stato creato per la gioia degli uomini" (Sir 31,27).
Com'è difficile la sua mancanza; far risuonare nel nostro cuore gli echi di questo richiamo dell'attenzione, ci porta a farla nostra, quando contempliamo la situazione attuale di tante famiglie a noi vicine. Dobbiamo ripetere: "non hanno vino". Non è una lamentela, ma piuttosto un impegno pastorale. L'esclamazione sulle labbra di Maria è più che una supplica, è l'espressione dell'amore che nasce da una comprensione intima del desiderio dell'uomo e che scopre, nel profondo di questo movimento, un disegno di Dio. Nasce dunque da una conoscenza impregnata di grandezza divina, tanto che l'espressione di questa carenza crea lo spazio per una manifestazione più grande di Dio, come vediamo nel racconto.
La Chiesa, seguendo l'esempio del suo Sposo, Gesù Cristo, vero Buon Samaritano (cfr. Lc 10,30-37), non solo insegna, ma agisce curando le piaghe dell'uomo ferito (in questo caso del matrimonio) con "l'olio della consolazione e il vino della speranza'''. È questo il vero modo per riconoscere Cristo come l'invitato principale del matrimonio (cfr. Gv 2,2) che, proprio grazie a questa presenza, diventa il protagonista di tutta la vita. Da Lui proviene la promessa del tino migliore, capace di cambiare il corso degli eventi dolorosi e trasformarli in occasione per la gloria di Dio e in motivo primigenio della fede dei suoi discepoli (cfr. Giv 2,11).
In questo modo, anche dove tutte le circostanze tendono al fallimento, la presenza di Cristo fa scintillare la grandezza del dono divino. Dobbiamo riconoscere la formidabile forza contenuta in questo racconto pieno di desideri, timori, fatiche e illusioni, in questo intreccio che costituisce la vita umana. E la base ferma su cui poggiare una pastorale della Chiesa capace di manifestare in questo mondo la grandezza di Dio nella vita reale delle famiglie che sono, effettivamente, la vera luce del mondo (cfr. Mt 5,14)5. Quello che i dati sociologici pre sentano come situazioni difficili o insormontabili, appaiono ora come delle realtà in cui Dio si rende presente. La debolezza umana non è più la misura delle sue possibilità poiché Dio stesso laprende su di sé e la redime. Ecco il contributo che il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II deve fornire alla Chiesa come parte della missione che gli è stata affidata e che include "la promozione teologica e pastorale sul Matrimonio e la Famiglia a vantaggio della Chiesa universale".
Questo libro, che raccoglie la parte fondamentale delle conferenze organizzate presso la sede dell'Istituto dal 23 febbraio al 17 maggio 2012, manifesta lo sforzo volto ad offrire alla Chiesa una riflessione pastorale sul matrimonio e la famiglia, che sia nel contempo scientifica e vicina alla realtà delle famiglie stesse. In questa pubblicazione si alternano studi teologici e testimonianze vissute di pastorale familiare. Siamo convinti che questa congiunzione sia particolarmente vantaggiosa per la pastorale che deve saper illuminare con un'intelligenza della fede le vite dei matrimoni e, contemporaneamente, ricevere con animo docile l'insegnamento contenuto nella vita testimoniale di sposi e famiglie che sono, di per sé, una Buona Novella, il cui messaggio deve trovare eco ed essere promessa di una fecondità più grande nella vita della Chiesa.
Mi è sembrato utile aggiungere ai contributi che rappresentano la parte centrale di questo libro, un piccolo studio introduttivo per illustrare dovutamente il grande contenuto pastorale che questo suppone per la Chiesa nei tempi attuali e nella prospettiva dell'evangelizzazione.