La Ghirlandina si stiracchia allungando la sua ombra sui tetti aranciati, che sembrano assorbire i colori dell'alba. Ad abitare a Modena sono poche decine di migliaia di abitanti; nei giorni dispari, al campanino del mezzogiorno, la piazza del mercato si anima di commercianti e da lontano si sentono i radiogiornali delle donne, nel quartiere della povera gente tra via S. Agata, Armaroli e S. Michele. È il 1900. Si susseguono antiche botteghe, con l'insegna di legno o di ferro, graziosamente minuscole e cariche dei profumi della tradizione, che faranno la storia del commercio ma soprattutto delle emozioni. Accanto al portone del famoso Albergo Reale, una vetrina. Inconfondibile. Incorniciata da infissi rossi su una base di marmo rosa. La famiglia Allegretti gestisce uno storico forno nel cuore di una Modena attraversata dai tram a cavalli. Dodici anni più tardi un garzone, futuro Cavaliere, lavora sodo, fino a rilevare l'attività e dare il via alla vocazione dell'Antica Pasticceria San Biagio: preparare dolci. Non solo un libro - un insieme di pagine, parole, fotografie - ma anche un pezzo di Modena, rappresentata da una delle sue più antiche Botteghe Storiche: quelle che sopravvivono al tempo innestando la tradizione nella contemporaneità. Per raccontare l'attività dell'Antica Pasticceria San Biagio, giunta a oltre 120 anni nelle mani della famiglia Ronchi-Barbieri, dieci racconti - ognuno per un prodotto - e oltre trenta scatti di Luigi Ottani, in grado di cogliere come oltre un secolo di storia sia racchiuso in un piccolo negozio. Ci sono costanti antiche che sopravvivono al tempo e vivono anche ai giorni nostri, immergendoci nostalgicamente in quella Modena dei primi del Novecento e allo stesso tempo innestandola nella contemporaneità, mantenendone viva la memoria. Una di queste è l'Antica Pasticceria San Biagio.