Spiritualità e immortalità dell'anima. Antologia della «Psicologia»
(Filosofica)EAN 9788864090207
La bibliografia rosminiana conta ormai migliaia di «titoli», ma esiste poco o nulla in materia di «testo con commento a piè di pagina», come si fa usualmente con i «classici del pensiero» e come non si è fatto invece (e si sarebbe dovuto fare) con le opere di Rosmini. La Psicologia, opera della maturità, viene per la prima volta offerta al pubblico nei suoi passi principali, adattati nel linguaggio, introdotti e soprattutto riccamente commentati, aprendo così la strada ad un nuovo modo di studiare Rosmini.
Le opere dei grandi pensatori della storia, non sono mai di facile e breve lettura; ecco allora la necessità di «testi commentati» come questa antologia, che hanno lo scopo di far avvicinare il lettore in modo didattico alle profondità speculative di un pensiero interdisciplinare (come quello rosminiano) che vuol essere nel contempo umanistico e metafisico, psicologico e teologico, scientifico e spirituale.
La psicologia di Rosmini si tenne lontano sia dallo spiritualismo esagerato (non essendo l’uomo un angelo, ma un essere con un «corpo animale») e sia dal materialismo, che voleva all’opposto ridurre la mente umana alle sue cellule cerebrali (misconoscendone i suoi elementi spirituali, ideali, morali, immateriali). La Psicologia del Rosmini non si perde in questioni secondarie e pratiche, ma va al cuore dei problemi e ha di mira null’altro che la comprensione dell’anima umana nella sua essenza, nelle sue principali facoltà (intuire l’essere delle cose, sentire, percepire, ragionare) e nei suoi tormentati rapporti con il corpo attraverso il «sentimento fondamentale».
Ma soprattutto, la Psicologia rosminiana ha come fine ultimo la considerazione dell’anima nella sua natura immortale e immateriale, caratteristiche queste, che le consentono di trascendere il mondo dei mortali e di aspirare ad una meta oltre la storia che la ricongiunga saldamente al «divino».
Questa e non altro è la «psicologia» del Rosmini: ed è per ciò che essa merita di essere studiata proprio da tutti, salvo il caso di quegli uomini che s’illudono di non avere anch’essi un’anima ma di possedere solo una «mente» un po’ più evoluta di quella degli scimpanzè e tristemente destinata a svanire nel nulla con la morte del corpo!
Da qui la grandezza di Rosmini: dare ad ogni conoscenza un saldo fondamento spirituale ed un aggancio alla trascendenza, criticando insieme (e profeticamente) tutte quelle psicologie che la scienza ha registrato negli ultimi due secoli, ma che vere psicologie non possono essere (se vogliamo stare all’etimologia del termine), nella misura in cui negano paradossalmente la consistenza stessa della spiritualità e libertà dell’anima per farne solo un pezzetto di materia, elevata a fantomatica e pagana divinità (= immanentismo, ateismo, nichilismo, panteismo)!
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 3
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Antologia di brani tratti dall’opera del filosofo e teologo roveretano (1797-1855), in particolare dai primi cinque libri (su 10) che compongono la corposa opera Psicologia. Pubblicata a Novara nel 1846, contiene alcuni degli indirizzi d’antropologia di R.: l’anima eccede il corpo e il corpo sentito dall’anima è un elemento della natura dell’uomo, ma non dell’essenza dell’anima; anima razionale e corpo vivente sono il corrispettivo biblico di spirito e carne, una carne viva e sensata. I testi sono presentati, curati e annotati da Giovanni Chimirri.
Tratto dalla rivista Il Regno 2010 n. 10
(http://www.ilregno.it)
Rosmini è una figura di primo piano nella cultura dell’800. Il suo pensiero interdisciplinare, infatti, perviene a noi con dovizia nell’Opera Omnia. La bibliografia rosminiana conta migliaia di titoli, ma esiste poco o nulla in materia di testo con commento a piè di pagina, come si fa di solito con i classici del pensiero e come non si è fatto invece con le opere di Rosmini. La Psicologia, opera della maturità, viene per la prima volta offerta al pubblico nei suoi passi principali, adattati nel linguaggio, introdotti e soprattutto riccamente commentati, aprendo così la strada ad un nuovo modo di studiare Rosmini. Le opere dei grandi pensatori della storia non sono mai di facile e breve lettura, di qui la necessità di testi commentati, come questa antologia, che fa avvicinare il lettore in modo didattico alle profondità speculative di un pensiero, che vuol essere al contempo umanistico e metafisico, psicologico e teologico, scientifico e spirituale. La psicologia del Rosmini, infatti, si tenne lontano sia dallo spiritualismo esagerato, non essendo l’uomo un angelo, sia dal materialismo che voleva, all’opposto, ridurre la mente umana alle sue cellule cerebrali.
La psicologia del Rosmini non si perde in questioni secondarie e pratiche, ma va al cuore dei problemi e ha di mira null’altro che la comprensione dell’anima umana nella sua essenza, nelle sue principali facoltà: l’intuire l’essere delle cose, sentire, percepire, ragionare, nei suoi tormentati rapporti con il corpo, attraverso il “sentimento fondamentale”. Ma soprattutto la psicologia rosminiana ha come fine ultimo la considerazione dell’anima nella sua natura immortale e immateriale, caratteristiche queste che le consentono di trascendere il mondo dei mortali e di aspirare ad una meta, oltre la storia, che la ricongiunga saldamente a Dio. La psicologia del Rosmini merita di essere studiata proprio da tutti perché dà ad ogni conoscenza un saldo fondamento spirituale ed un aggancio alla trascendenza, criticando al tempo stesso tutte quelle psicologie che la scienza ha registrato negli ultimi due secoli, ma che vere psicologie non possono essere nella misura in cui negano paradossalmente la consistenza stessa della spiritualità e libertà dell’anima per farne solo un pezzetto di materia, elevata a pagana divinità, come è il caso dell’immanentismo, dell’ateismo, del nichilismo e del panteismo.
Come in tutte le altre opere anche in questa, dedicata alla psicologia, Rosmini rivela, quale riflesso della sua personalità ricca e colta, la conoscenza di svariati campi del sapere, che intreccia con maestria ed equilibrio, mettendo in luce il pericolo di coloro che enfatizzano gli estremi a scapito della verità dell’uomo. Il saggista Chimirri, attraverso i commenti posti in nota e la bibliografia essenziale, conduce per mano il lettore, specie se inesperto, all’approfondimento adeguato di un pensiero che non è facile e in più espresso nel linguaggio ottocentesco ormai lontano dal nostro.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 1/2010
(http://www.pfse-auxilium.org)
La bibliografia rosminiana conta ormai migliaia di titoli, ma esiste poco o nulla in materia di «testo con commento a pié di pagina», come si fa usualmente con i «classici del pensiero» e come non si è fatto invece (e si sarebbe dovuto fare) con le opere di Rosmini. La Psicologia, opera della maturità, viene per la prima volta offerta al pubblico nei suoi passi principali, adattati nel linguaggio, introdotti e soprattutto riccamente commentati, aprendo così la strada ad un nuovo modo di studiare Rosmini.
Le opere dei grandi pensatori della storia, non sono mai di facile e breve lettura; ecco allora la necessità di «testi commentati» come questa antologia, che hanno lo scopo di far avvicinare il lettore in modo didattico alle profondità speculative di un pensiero interdisciplinare (come quello rosminiano) che vuol essere nel contempo umanistico e metafisico, psicologico e teologico, scientifico e spirituale.
La psicologia di Rosmini si tenne lontano sia dallo spiritualismo esagerato (non essendo l’uomo un angelo, ma un essere con un «corpo animale») e sia dal materialismo, che voleva all’opposto ridurre la mente umana alle sue cellule cerebrali (misconoscendone i suoi elementi spirituali, ideali, morali, immateriali). La Psicologia del Rosmini non si perde in questioni secondarie e pratiche, ma va al cuore dei problemi e ha di mira null’altro che la comprensione dell’anima umana nella sua essenza, nelle sue principali facoltà (intuire l’essere delle cose, sentire, percepire, ragionare) e nei suoi tormentati rapporti con il corpo attraverso il «sentimento fondamentale».
Ma, soprattutto, la Psicologia rosminiana ha come fine ultimo la considerazione dell’anima nella sua natura immortale e immateriale, caratteristiche queste, che le consentono di trascendere il mondo dei mortali e di aspirare ad una meta oltre la storia che la ricongiunga saldamente al «divino».
Questa e non altro è la «psicologia» del Rosmini: ed è per ciò che essa merita di essere studiata proprio da tutti, salvo il caso di quegli uomini che s’illudono di non avere anch’essi un’anima ma di possedere solo una «mente» un po’ più evoluta di quella degli scimpanzé e tristemente destinata a svanire nel nulla con la morte del corpo!
Da qui la grandezza di Rosmini: dare ad ogni conoscenza un saldo fondamento spirituale ed un aggancio alla trascendenza, criticando insieme (e profeticamente) tutte quelle psicologie che la scienza ha registrato negli ultimi due secoli, ma che vere psicologie non possono essere (se vogliamo stare all’etimologia del termine), nella misura in cui negano paradossalmente la consistenza stessa della spiritualità e libertà dell’anima per farne solo un pezzetto di materia, elevata a fantomatica e pagana divinità (= immanentismo, ateismo, nichilismo, panteismo)!
Tratto dalla Rivista di Vita Spirituale n. 2/2010
(http://www.vitaspirituale.it)
Quanto è attuale il tema dell’anima nella riflessione teologica? A giudicare dal dibattito in corso, sembra essere alquanto marginale. Quando la teologia diventa divulgazione teologica, invece, allora il tema sembra diventare centrale, anche se contrastato tra tendenze diverse e presentato, spesso, in chiave polemica. Le nuove scienze che indagano sempre più profondamente gli ambiti al confine tra trascendenza e immanenza, storcono il naso rispetto alle questioni della filosofia classica.
Il recupero della tradizione filosofica, anche per una esigenza di chiarezza, risulta, però, necessario. In essa il pensiero rosminiano, attraverso una complessa vicenda di recezione e di rifiuto, ha dato un contributo notevole alla questione de anima. Purtroppo questo contributo non sempre è stato colto e, quando ciò è avvenuto, in genere si è cercato di portare il filosofo roveretano dalla parte delle proprie posizioni sull’argomento travisando il suo pensiero (cf. V. MANCUSO, L’anima e il suo destino, Milano 2007). In questa prospettiva, la pubblicazione del testo che qui presentiamo è un’occasione per ritornare all’opera di un pensatore che vale sempre più la pena di leggere direttamente. Di Antonio Rosmini Serbati (Rovereto 1797-Stresa 1855) i testi sono conosciuti e studiati. Tra questi, certamente, spiccano i ponderosi due volumi della Psicologia, nei quali la tematica richiamata dal titolo viene affrontata attraverso un impianto filosofico di chiara matrice idealistica e con un approccio empiristico-sensistico. Siamo nell’ambito dello studio dell’anima, frutto significativo della gnoseologia rosminiana.
Di quest’opera notevole, viene presentata, nella Collana filosofica diretta da Giovanni Zenone, un’antologia curata da Giovanni Chimirri, edita con una consistente e chiara introduzione dello stesso curatore. In quest’introduzione, puntualmente corredata di note e riferimenti, Chimirri propone la cornice tematica e offre alcune coordinate per meglio entrare nella lettura delle pagine antologiche dell’opera rosminiana. La psicologia di Rosmini è, naturalmente, la psicologia filosofica (p. 12) e si fonda sull’asse portante della percezione fondamentale. Per il filosofo, il sentimento fondamentale del soggetto coglie sia la realtà corporea che quella spirituale dell’umano. In realtà, le due percezioni non sono distinguibili se non per via razionale. In via esperienziale, infatti, ogni soggetto ha un consoggetto, il corpo, che rimane percepito in maniera sensibile comunque.
L’anima non è, dunque, prigioniera della fisicità (alla maniera platonica), ma fortemente legata a essa, per cui non c’è possibilità che l’una si senta o si avverta senza l’altra. La Psicologia è opera della maturità di Rosmini, pubblicata, come ricordato nell’introduzione all’antologia, a Novara in due volumi tra il 1846 e il 1848. La struttura completa dell’opera è così scandita: introduzione, 2 parti e 2 appendici, 10 libri, 168 capitoli, 2231 “periodi”. La pubblicazione dell’antologia risponde all’esigenza di rendere fruibile al grande pubblico un testo voluminoso e costoso, facendo conoscere il pensiero di questo autore così straordinariamente attuale. Riflessioni critiche rispetto a questo testo di Rosmini sono, per lo più, datate e, comunque, poche (ivi).
La struttura dell’opera completa è attenta all’indagine di tutti i temi fondamentali della psicologia. Di conseguenza, l’antologia qui presentata sceglie di inquadrare la questione attraverso la raccolta della parte più spirituale, teologica e filosofica in essa raccolta: concetto ed essenza dell’anima, primo libro; proprietà dell’essenza dell’anima, secondo libro; l’unione e il reciproco influsso dell’anima col corpo, terzo libro; la questione della semplicità dell’anima, quarto libro; immortalità dell’anima, quinto libro. Nell’introduzione vengono presentate delle note importanti per cogliere lo stile della redazione, le variazioni linguistiche dovute a parole desuete e la libertà di riformulazione dei titoli, rispetto all’originale rosminiano. Anche i corsivi sono stati adeguati per forma e per l’esigenza di stigmatizzare particolari rilevanti. Viene sempre indicato il periodo del testo dell’opera completa cui il lettore può far riferimento.
La pubblicazione di quest’antologia mette in evidenza tematiche tra le più contestate della riflessione del filosofo roveretano. Dopo la pubblicazione della nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2001, che specifica i termini della questione e riabilita l’opera di Rosmini, ripercorrere il sentiero tracciato da lui risulta essere un contributo quanto mai importante. Com’è noto, una storia complessa di scrittura e di lettura ha reso la vicenda rosminiana estremamente contorta. Il Post obitum (1887), pubblicato sotto la spinta di Leone XIII, aveva stilato quaranta tesi (cf. DH 3201-3240) che sintetizzavano sue affermazioni ritenute erronee. Il tema dell’anima, tra queste, risulta essere quello più spinoso (cf. DH 3220-3224). L’accusa che viene fuori dalla condanna è quella di traducianesimo, ma, come la nota del 2001 tiene a precisare, più che essere un tema proposto dall’autore, risulta essere una cattiva interpretazione che dei suoi scritti si poteva rendere e si è resa.
La nota recepisce i risultati della storiografia più recente ed evidenzia lo sforzo di Rosmini volto a realizzare un rinnovamento teologico, nell’impostazione e nel linguaggio, per poter trovare orizzonti di dialogo con la cultura del tempo. Che cos’è l’anima per Rosmini? Andiamo al testo. Il primo libro presenta il concetto di anima a partire dall’esperienza dell’“io”. In un orizzonte idealistico, sebbene in rottura con le idee di Fichte, Rosmini definisce l’anima come principio reale cui si collegano una molteplicità di qualità e di operazioni, come su una base fondamentale: «chi dice io, fa un atto interiore col quale pronuncia la propria anima, e rivolgendo la propria attenzione a se stesso come soggetto intellettivo, si percepisce» (p. 50). L’io, dunque, oltre ad affermare la coscienza soggettiva, esprime una percezione che è sul piano dell’essere.
Da questo assunto deriva la constatazione della realtà dell’anima, della proprietà dell’anima (quando dico “io”, affermo l’anima quale “mia” e non dico l’anima altrui), della relazione di identità dell’anima, in quanto essa non è colta nella dimensione primitiva (p. 51) ma nel suo essere «principio delle sue operazioni» (ivi). Da queste affermazioni deriva la constatazione di una serie di verità. L’anima è unica e non tripartita. A quest’unità si collegano le caratteristiche della immortalità e della incorporeità. L’anima, però, non può essere considerata come una componente distaccata dalla realtà del corpo. Essa è creata da Dio per essere in unità con il corpo attraverso una fondamentale relazione di sensibilità. L’anima, quindi, si percepisce con il corpo e, questa percezione, è un vincolo di unità fondamentale: «Questa percezione primitiva e fondamentale di tutto il sentito fa da talamo dove il “reale” (= sentimento animale-spirituale) e l’“essenza” che si intuisce nell’idea, formano una cosa sola e questa cosa è l’“uomo”» (p. 85).
La ragione opera una distinzione, sul piano gnoseologico, di ciò che si dà unito dal punto di vista ontologico. L’anima, perciò, si qualifica come semplice e individuale. Quest’affermazione risponde alle insinuazioni del materialismo e dell’animismo, nonché alle dottrine che affermano la metempsicosi. La semplicità dell’anima è provata dall’intimità della coscienza, dalle proprietà stesse dell’anima, dalle sue operazioni (per natura; per modo; per termine). L’anima è presente lì dove si genera ogni materia che non ha forza autogenerativa in virtù di una vitalità interna, bensì lì dove «c’è un corpo ivi c’è un sentimento, ovvero un’anima essenzialmente semplice» (p. 107).
Importante la critica al panteismo. Rosmini presenta l’anima come realtà creata. L’uomo ha una individualità diversa e più completa di quella che ha un animale. Da questo deriva la semplicità e l’unicità del principio senziente che ha nello spazio il termine delle sue operazioni. Per Rosmini, l’anima è immortale perché non ha in sé elementi contrari; perché essendo semplice tende al preservarsi e non al disgregarsi e perché, per i diritti della giustizia, sentita intuitivamente come valore che viaggia verso un compimento definitivo oltre tutte le ingiustizie della vita, l’anima dice la sua immortalità. Da questo discende che la morte è la separazione dell’anima dal corpo che avviene quando la percezione primitiva, fondamentale, si dissolve non essendoci più l’unione costitutiva che ne è il fondamento. L’identità personale rimane confermata dal sopravvivere dell’anima che non può essere distrutta da quello che agisce extrasoggettivamente e che non ha in sé contrasto che possa corromperla (essendo semplice) o tendenza alla distruzione (in piena sintonia con la dottrina tomista).
In ultimo, l’anima conserva un’inclinazione a riunirsi al corpo. L’antologia si conclude con un’Appendice, tratta dall’Introduzione alla filosofia (1850), che sintetizza in maniera chiara i temi trattati nei primi cinque capitoli della Psicologia. In conclusione, la pubblicazione di quest’antologia aiuta la comprensione, al di là della complessa vicenda storiografica, di quei tratti del pensiero di Rosmini che, oggi, sembrano apparentemente più datati e che continuano, invece, a esprimere la complessità della ricerca filosofica, della pretesa delle sue domande e delle sue risposte.
Per questo autore non esistono molteplici verità ma una sola, perché uno solo è l’uomo, uno solo il suo Creatore. Sta di fatto che, in quanto cercata dalla nostra capacità spirituale più alta, la verità appare complessa e, quindi, non uniformabile alle ricette precostituite del materialismo o dello spiritualismo. Nelle pagine della sua opera si coglie un’impostazione rigorosa, anche se non sempre chiara per l’inevitabile ambiguità di un linguaggio che si va formando e che si rigenera in un’impostazione filosofica del tutto nuova. Si può certamente affermare che la riflessione di Rosmini risulta quasi anticipatrice di quella prospettiva esistenziale nella quale la filosofia del XX secolo si porrà per guardare all’uomo e alla sua realtà, senza forse mai arrivare alla profondità luminosa cui Rosmini, con la sua sapiente ispirazione, poté arrivare.
Tratto dalla rivista "Asprenas" n. 4/2010
(http://www.pftim.it)
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