Relativismo morale e teologia del bene
(Filosofia cristiana oggi) [Libro in brossura]EAN 9788863620788
«In questo studio», spiega l’autore fin dalle prime pagine, «proponiamo delle riflessioni volte a contraddire quella parte del pensiero contemporaneo che ama flirtare con l’assurdo e simpatizzare con l’irrazionalità della vita, che ama depotenziare la ragione, mistificare la libertà cristiana e la corretta tolleranza,limitare l’amore alla dimensione terrena e carnale,negare il ruolo pubblico della religione».Ponendosi in atteggiamento fondativo, il testo propugna allora «una ragione umana che desidera capire, che cerca cause, che vuole aprirsi al trascendente (…) e mettere un po’ di ordine intorno ai principi primi della morale».
Tratto dalla rivista Concilium n. 4/2013
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
Il titolo e il sottotitolo indicano bene il contenuto e lo scopo del libro. L’autore vuol dialogare con la cultura contemporanea e, al tempo stesso, presentare alcuni elementi fondamentali dell’etica a livello sia filosofico sia teologico.
L’intento perseguito è ben delineato soprattutto nell’Introduzione. È il tentativo di dialogare col pensiero contemporaneo, spesso caratterizzato da un grande pessimismo filosofico. Ai vari problemi dell’uomo di oggi l’autore non oppone anzitutto rimproveri e condanne e neanche la Bibbia e la fede, ma risponde conducendo il dialogo sul campo proprio dell’uomo, cioè la ragione. Egli porta avanti un discorso profondo, a un tempo scorrevole e chiaro, intorno alla verità e ai principi primi della morale e gradualmente conduce il lettore a comprendere che la fede nel Vangelo non ostacola una seria ricerca razionale, ma anzi la porta al suo vero compimento.
Il lavoro si articola in cinque capitoli. Nell’Introduzione si precisano i limiti e le caratteristiche del libro. Nell’opera Giovanni Chimirri riprende in maniera sintetica e a un livello piuttosto divulgativo quanto già esposto in altri volumi di natura più scientifica. In particolare, nel primo capitolo rielabora alcune idee presenti nel Trattato filosofico sulla libertà, pubblicato nel 2007. Nel secondo presenta in una versione più agile quanto sviluppato ampiamente in Libertà dell’ateo e libertà del cristiano, pure del 2007. Invece, nel terzo e nel quarto capitolo rinvia al più recente volume Teologia del nichilismo, del 2012. Nel quinto capitolo opera un rinvio a un articolo del 2010. Il sesto è la rielaborazione di un capitolo di un libro del 2010, intitolato Siamo tutti filosofi.
Il lavoro tratta argomenti attuali alla luce di alcuni principi fondamentali: la libertà (cf. pp. 13-52), in particolare la libertà religiosa (cf. pp. 125-126), il relativismo (cf. pp. 53-56), la tolleranza (cf. pp. 75-84), il rapporto tra religione e morale (cf. pp. 85-110) e tra la morale laica e la morale religiosa (cf. pp. 89-103), il senso cristiano dell’amore (cf. pp. 111-120), la laicità e il laicismo (cf. pp. 125-128). Esamina inoltre il rapporto tra fede e politica, tra chiesa e stato (cf. pp. 128-131), tra etica e diritto (cf. p. 61).
Non mancano utili riferimenti biblici, filosofici e storici. Ecco come descrive il relativismo: è caratterizzato dal negare che esistano valori forti, incontrovertibili, universali e si fonda sugli errori dell’umanità e sulla mutevolezza dei comportamenti (cf. p. 57).
Il soggettivismo assiologico nega che ci siano veri valori, ma esisterebbero solo i valori che si credono esser tali. Questo soggettivismo è alla base del relativismo etico e ovviamente finisce nel nichilismo morale (cf. p. 65) e nell’edonismo (cf. p. 66). Cita Sartre: «L’uomo è una passione inutile. I valori esistono ed hanno la loro sorgente nell’angoscia e nel nulla mediante il quale il mondo esiste!» (L’essere e il nulla, p. 695).
Forse l’aspetto più positivo e interessante del libro è la centralità dell’uomo (cf. pp. 80 e 82), anche in riferimento ai delicati problemi della bioetica (cf. p. 64). Ciò che conta è definire chi è in fondo l’uomo, per dare un fondamento e un senso ultimo alla sua esistenza, senza fermarsi sul piano puramente socio-politico-culturale (cf. p. 82).
Ecco la definizione di “etica” che l’autore mutua da Molinaro: «Scienza della prassi, cioè del porsi e dell’agire dell’uomo in rapporto al tutto e all’Assoluto: la morale non è che antropologia filosofica della prassi» (p. 98). L’etica non ha come oggetto la costituzione filosofica del tutto, ma dipende proprio da tale riflessione. L’etica va inquadrata in una più vasta considerazione del reale: ha un fondamento metafisico, che consiste nella dottrina della creazione e quindi della partecipazione alla legge eterna da parte della creatura razionale. Consequenziale è l’aggancio con la teologia e la metafisica. Così la libertà umana (senza la quale non si può neanche iniziare a discorrere di etica) è rispettata e valorizzata, ma anche delineata come libertà finita, creata e donata ed è ordinata al mistero della redenzione e della salvezza (cf. p. 99).
Ecco le idee di fondo: alla base dell’agire morale conta che ci siano un’antropologia (la conoscenza di che cosa è l’uomo) e una dottrina metafisica e cosmologica (affinché sia chiaro il ruolo che l’uomo possiede nel mondo; il mondo è forse mera apparenza, che sprofonderà presto nel nulla?). Da qui l’importanza della dottrina teologica che ci dirà che il mondo è luogo di prova e passaggio verso una vita di eterna beatitudine in un nuovo modo di essere soprannaturale.
Rifacendosi a Rosmini, l’autore afferma che l’esperienza morale presuppone la cognizione dell’essere e degli enti nel loro ordine gerarchico: la morale è volere il bene di ogni cosa secondo il suo specifico valore d’essere, altrimenti si falsifica l’essere e si ama una sua finzione e, in fondo, il nulla stesso.
Gli esseri (cioè le cose particolari esistenti) hanno bisogno di essere illuminati nell’Essere, altrimenti possono essere assolutizzati, possono diventare altrettanti idoli e così l’uomo ha una relazione falsa col mondo. Verso il mondo l’uomo deve avere un atteggiamento di fruizione, non di dominio e possesso egoistico. Paradossalmente non si tratta neanche di adorare Dio o idolatrare una cosa. V’è il rischio di porsi verso Dio in modo scorretto. Contano gli atteggiamenti di fondo: solidarietà, gratuità, relazione effettiva, reciprocità amorosa (cf. pp. 97-98).
In estrema sintesi: l’etica è la dottrina del bene da fare (dottrina dell’obbligazione, dei doveri e delle virtù) e presuppone l’antropologia (dottrina dell’essenza dell’uomo come soggetto che agisce e vuole liberamente). L’antropologia a sua volta presuppone una cosmologia (grazie a essa il mondo ha un ordine, nel quale l’uomo ha un posto preciso. Tale ordine non è un meccanismo cieco. L’uomo non può essere ridotto a un qualsiasi animale) e una metafisica (cioè una dottrina dell’assoluto, pertanto non esiste alcun ente senza l’Essere) e anche una religione (ovverossia una trascendenza di fede rispetto a una trascendenza semplicemente ontologica).
L’autore conclude il suo lavoro, davvero apprezzabile, collegando ancora una volta l’etica e la verità, le convinzioni personali e la vita pubblica, le singole scelte quotidiane e un’ampia visione della vita, dell’uomo, del mondo. Chiarificatrici le sue parole: «Senza la speranza nel regno di Dio, l’uomo rimane abbandonato all’enigmaticità di un destino che non gli permette di capire cosa sia in fondo il bene e il male, il progresso e il regresso, la vita e la morte, la verità e l’errore, l’essere e il nulla, la materia e lo spirito, le tenebre e la luce» (p. 137).
Questo libro, pur trattando temi molto impegnativi e complessi, è caratterizzato da un linguaggio chiaro, incisivo, accessibile e da uno stile piacevole. La ricchezza delle affermazioni e delle citazioni lo rende utile per i cultori di varie discipline: filosofia, etica, dottrina sociale, politica, sociologia, bioetica, diritto. Al termine della sua lettura, sembra quasi di poter cogliere il riuscito intento di Chimirri: unire idealmente il papa emerito e il papa attuale. L’allora cardinale Ratzinger, nell’omelia della messa del 18 aprile 2005 (pro eligendo Romano Pontifice), fece un cenno breve, ma molto forte alla “dittatura del relativismo”. Papa Francesco, incontrandosi con i vescovi brasiliani il 27 luglio 2013, ha affermato: «È importante promuovere e curare una formazione qualificata che crei persone capaci di scendere nella notte senza essere invase dal buio e perdersi; di ascoltare l’illusione di tanti, senza lasciarsi sedurre; di accogliere le delusioni, senza disperarsi e precipitare nell’amarezza; di toccare la disintegrazione altrui, senza lasciarsi sciogliere e scomporsi nella propria identità. Serve una solidità umana, culturale, affettiva, spirituale, dottrinale». L’auspicio è che l’opera di Chimirri si riveli un utile strumento per diffondere la gioia del Vangelo.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-4/2014
(http://www.pftim.it)
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