Marco
-Nuova traduzione ecumenica commentata
[Con risvolti di copertina]EAN 9788862405140
A leggere bene la Prefazione di don Bruno Maggioni si capisce lo scopo di questo libro: ricercare significati nuovi, penetrare la bellezza e la profondità del Vangelo di Marco, di ciò che è detto, che è lì, quasi in superficie, ma di cui bisogna accorgersi. Anche perché il Vangelo di Marco è il Vangelo più breve che ruota intorno a due interrogativi: “Chi è Gesù? Chi è il discepolo?”. La risposta alla prima domanda è quella di affermare con chiarezza l’identità di Gesù di Nazaret, il Cristo-Messia, il Figlio di Dio, riconosciuto e adorato come il Signore, crocifisso e risorto. La seconda è collegata alla prima, perché l’uomo deve comprendere il mistero di Dio e la sua chiamata. Due domande che si sviluppano parallele e, come in un dittico, mostrano da una parte la Persona di Gesù e la sua incarnazione, dall’altra la resistenza dell’uomo, le sue esitazioni di fronte al grande destino a cui è chiamato.
Invero la disponibilità ai Vangeli in lingua italiana, in testi, saggi, manuali, a tanti livelli scientifici e divulgativi è enorme. Si nota, di contro, una carenza di traduzioni complete che siano commentate da bibliste e biblisti di varie confessioni cristiane. Per cercare, se non proprio di colmare questa lacuna, ma di dare un notevole contributo, l’Associazione Biblica della Svizzera Italiana ha in mente di realizzare il progetto “Per una nuova traduzione ecumenica commentata dei Vangeli”, di cui il presente volume è la prima tappa.
Il Vangelo secondo Marco non ha avuto una grande fortuna nell’ambito delle comunità cristiane per molti secoli: lo si riteneva un testo rudimentale, disordinato, una sorta di abbreviazione delle altre versioni evangeliche. Tale opinione aveva una radice assai antica. La prima testimonianza su Marco risale al 125 d.C., tramandata da Papia, vescovo di Gerapoli in Asia Minore e amico di Policarpo, vescovo di Smirne, «Marco, era l’interprete di Pietro, scrisse con accuratezza quanto ricordò, benché non ordinatamente, delle cose dette e fatte dal Signore…». Fortunatamente nel 1776, grazie a Johann Jakob Griesbach, che pubblicò la sua sinossi dei quattro Vangeli, collocò Marco nella prima colonna e fu l’inizio di un rinnovato interesse, una vera e propria riscoperta di questa versione evangelica. Si ritiene che la versione marciana fosse rivolta prevalentemente a discepoli del Nazareno provenienti dalle culture pagane e che il luogo della redazione finale sia stata una località in cui il latino fosse conosciuto. D’altra parte, come precisato, la prima attestazione della conoscenza di Marco è proprio quella di Papia, dunque proveniente dall’Asia Minore.
Il testo di Marco offre anche indicazioni storiche significative: «…Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia… sarete odiati da tutti a causa del mio nome…» (cf. Mc 13,9-13). L’annuncio delle persecuzioni e delle loro conseguenze non è una semplice previsione, ma traduce una reale esperienza già vissuta dai primi cristiani. La notizia di Tacito, sulla persecuzione di Nerone, ivi compresa la debolezza di alcuni cristiani (lapsi) che permise alla polizia imperiale di arrestare i loro fratelli, offre una base storica a questi avvenimenti. Gli eventi del passato sono riletti, nei testi evangelici, alla luce delle necessità della comunità credente. Una comunità, quindi, composta da persone in gran parte di cultura pagana, soggetta a persecuzioni. Forse questo Vangelo è stato scritto anche allo scopo di incoraggiare a vivere per il regno di Dio nonostante opposizioni e minacce. L’arco di tempo tra il 65 e il 70 resta la collocazione cronologica più sostenibile per il Vangelo secondo Marco. Infatti, anche per quanto fin qui notato si può affermare che teologicamente i destinatari vivevano un’eccitata attesa di una parusia imminente, probabilmente conseguenza di una persecuzione che avevano sopportato. L’evangelista ha realizzato una formidabile opera d’inculturazione che si propone all’attenzione di un contesto piccolo, ma già universale. Ma a noi basti sapere che il “Vangelo” non è una cronaca, non è un testo dottrinale, non è un’antologia: è un racconto narrativo, e il Vangelo di Marco è un’opera unitaria, un racconto compiuto e come tale deve essere letto. Se si vuole capire un racconto, è soprattutto importante studiare i personaggi, le loro azioni, le trasformazioni, le opposizioni, le relazioni.
Per rendersene conto è necessaria una lettura incessante e partecipata, capace sempre di stupirsi, e questo è quanto hanno fatto le redattrici e i redattori del testo, tutti esperti nel proprio campo e accomunati dalla grande passione formativa ed educativa. Nel campo cattolico Stefania De Vito, Ernesto Borghi, don Gaetano Di Palma, don Roberto Geroldi, don Luciano Locatelli, don Francesco Mosetto, tutti insigni biblisti, sono affiancati da altri eminenti studiosi, quali Lidia Maggi, pastora e teologa battista, Eric Noffke, pastore metodista e biblista, Angelo Reginato, che svolge un ministero pastorale nella chiesa battista a Lugano. Il nutrito gruppo di esegeti che Ernesto Borghi ha messo insieme ha realizzato un commento a più voci e senza dissonanze. Lo storico dell’arte Stefano Zuffi, in appendice, illustra le varie interpretazioni artistiche de L’Ultima Cena. Anche se non è più un evento, scrive Claudio Bottini nella Postfazione, che cristiani di differenti confessioni curino insieme un commento alla Scrittura, che questo continui ad accadere costituisce sempre una gioia. Se questo poi avviene per il Vangelo secondo Marco, ritenuto il primo e più antico, la gioia è anche maggiore perché indica che l’ecumenismo va sempre più diritto e deciso ai testi della fede. È un piacere riconoscere che ciò è frutto dell’ormai secolare e intensa attenzione che studiosi di ogni confessione cristiana e di differenti orientamenti ermeneutici portano al gioiello narrativo e teologico che Marco ci ha lasciato. La vivacità del più antico dei Vangeli, rivolto in origine a un pubblico pagano, può parlare in modo efficace al mondo di oggi, dove il pluralismo religioso è il dato fondamentale e può avvicinare all’essenza del Vangelo che è amore di Dio annunciato.
Va precisato, inoltre, che le annotazioni di critica testuale e filologiche sono fatte sempre con un vocabolario semplice e facile da comprendere. Il curatore, e noi con lui, si augura che questo testo possa accompagnare l’attività formativa di tante persone nella chiesa, perché scritto con linguaggio semplice e comprensibile, può essere adottato dalle parrocchie, dai Gruppi di lettura dei testi biblici, da specialisti del settore, seminaristi o semplici lettori, aiutati anche dalla proposta di Roberto Geroldi di alcuni percorsi formativi nella presenza educativa del Vangelo di Marco nel rito romano, e in una prospettiva ad ampio raggio o focalizzati su itinerari da Marco sia al battesimo che all’eucaristia, proposti da Ernesto Borghi. Piccoli sussidi e suggerimenti senz’altro utili, perché non bisogna dimenticare che “Vangelo”, nella sua accezione più comune, significa qualcosa di culturalmente ed esistenzialmente semplice e splendido: la bella e buona notizia dell’amore di Dio in Gesù Cristo per l’umanità.
Non resta che augurare alla benemerita Associazione Biblica della Svizzera Italiana, che il suo progetto “Per una nuova traduzione ecumenica commentata dei Vangeli” segua il felice cammino tracciato dal Vangelo di Marco.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
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Ramona Corte il 21 gennaio 2018 alle 18:09 ha scritto:
La traduzione proposta fa cogliere in maniera puntuale ed essenziale tutta la ricchezza dell'evangelizzare più antico. Tale lettura offre spunti e stimoli per poter riflettere sul cammino di sequela e sulle ricadute delle nostre scelte nella quotidianità.