S. Agostino d'Ippona fu filosofo, vescovo e teologo. ... Universalmente riconosciuto come una di quelle figure che interpellano ogni generazione in modo sempre nuovo, è ritenuto da alcuni il massimo pensatore cristiano del primo millennio e rappresenta ancora oggi una guida sicura verso la ricerca di verità e certezze. Egli è così profondamente umano, e così sinceramente credibile, perché la sua vita, prima della conversione, non ebbe un andamento del tutto lineare e le sue risposte non furono solo pure e semplici teorie.
Questo libro, che con abile sintesi ne ripercorre la vita, il pensiero e le opere, costituisce un buon punto di partenza per conoscere uno dei più granfi santi e pensatori della storia.
INTRODUZIONE
"Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta dentro la sua precarietà e si trascina dietro la testimonianza del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che susciti in lui questo desiderio, perché ci hai creati per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te...".
"Voglio ricordare il mio sudicio passato e le devastazioni della carne nella mia anima non perché le ami, ma per amare te, Dio mio. Per amore del tuo amore m'induco a tanto, a ripercorrere le vie dei miei gravi delitti. Vorrei sentire nell'amarezza del mio ripensamento la tua dolcezza, o dolcezza non fallace, dolcezza felice e sicura, che mi ricomponi dopo il dissipamento ove mi lacerai a brano a brano".
Comincia così, con questo riconoscimento dei propri limiti e della incommensurabile grandezza di Dio, una delle più grandi e più belle opere che il pensiero cristiano conosca: le Confessioni di Sant'Agostino d'Ippona, l'ultimo, solo in ordine cronologico, dei Padri della Chiesa, ed uno dei più grandi santi che la Chiesa medesima, nel corso della sua più che millenaria storia, abbia ricevuto da Dio e tiene tra i suoi figli più cari. Un uomo che ancora oggi, soprattutto nella crisi di valori in cui si dibatte il mondo moderno, rappresenta una guida sicura verso la ricerca della verità e delle certezze, di cui scopriamo, specialmente oggi, in questo nostro mondo contemporaneo, di avere sempre più bisogno.
Agostino Aurelio - il grande Padre della Chiesa, di origine africana, che dovette cercare la propria strada in un'epoca estremamente confusa come quella in cui egli si trovò a vivere, durante le invasioni barbariche - è universalmente riconosciuto, anche dai non credenti, come una di quelle figure che interpellano ogni generazione in modo sempre nuovo. Egli è così profondamente umano, e così sinceramente credibile, appunto perché la sua vita, prima della conversione, non ebbe un andamento del tutto lineare, e le sue risposte non furono solo pure e semplici teorie.
Il suo temperamento estremamente passionale, infatti, gli fece imboccare numerose strade.
La ricerca della verità bruciava in lui con troppa passione perché egli potesse accontentarsi di spendere la propria vita in modo convenzionale, sia come credente sia, prima ancora, come non credente. Egli sperimentò quasi tutte le possibilità dell'esistenza umana, e la sua teologia - contrariamente a quel che si pensa - non nacque a tavolino, ma venne sofferta e maturata nell'odissea della sua intera vita. Il tormento della sua conversione consistette, non da ultimo, nel fatto che diventare cristiano significava, per lui, rinunciare ad una vita fatta di piaceri per dedicarsi interamente, anima e corpo, alla "vita filosofica", cioè ad una vita in una comunità religiosa che fosse interamente orientata a conoscere e a vivere la Verità seguendo tutti i consigli evangelici. "Filosofia" era, infatti, per lui, non l'occupazione solitaria di un grande pensatore, bensì uno stile di vita quanto più austero possibile. Avendo scorto nella fede la vera filosofia, il diventare cristiano doveva necessariamente comportare per lui una vita improntata dalla medesima fede secondo le modalità evangeliche dei discepoli di Gesù Cristo.
Agostino seppe, inoltre, unire, dopo la conversione, in modo originale, tutto personale e proprio, ministero episcopale e monachesimo: così, accanto, ed insieme, a San Benedetto da Norcia, egli è diventato, a buon diritto, uno dei Padri del monachesimo occidentale.
Ma chi era, Agostino, e come ha fatto a diventare uno dei più grandi santi, nonché una delle più grandi figure dell'umanità?
Proviamo a ripercorrere le tappe della sua vita, dalla nascita sino alla morte, alla luce dei suoi illuminati ed illuminanti scritti, prime fra tutti le sue Confessioni.
Le fonti sulla vita ed evoluzione spirituale di Agostino sono di una ricchezza unica per quei tempi. La più importante e dettagliata - dicevamo appena sopra sono i primi nove libri delle sue Confessiones, scritti fra il 4 aprile del 397 (data della morte del suo grande maestro Sant'Ambrogio) e il dicembre del successivo 398, e ci raccontano la vita di Agostino fino alla morte della madre, Santa Monica, avvenuta ad Ostia nell'autunno del 387.
La seconda parte delle Confessioni (libri X - XIII) tratta, invece, il presente della vita di Agostino, descrivendo le sue ascensioni a Dio e le sue meditazioni sul primo capitolo del Genesi.
Preziose informazioni su di lui e sulla sua produzione possiamo ricavare ancora da altre sue opere, specialmente dalle Retractationes (due libri), rimaste incomplete, resoconto sul complesso della sua attività letteraria fino al 427, le quali ci ragguagliano sulle circostanze che diedero origine ai suoi scritti e rettificano, o chiariscono meglio, laddove è necessario, molte cose che, soprattutto nel pieno della sua maturità, gli apparivano ormai erronee o poco precise sotto l'aspetto teologico.
Altre importanti fonti biografiche sono la Vita S. Augustini, composta da Possidio, che nel 391 fu con Agostino nel monastero d'Ippona - opera da cui abbiamo attinto a piene mani nella preparazione del presente lavoro -, e l'Epistolario del Santo. Documento, quest'ultimo, che, oltre a farci conoscere gli elementi esterni della sua attività, lascia trasparire l'anima del grande Dottore, la sua profonda umanità, la sua bontà, la signorilità del suo tratto, il delicato senso dell'amicizia e, soprattutto, un incondizionato amore verso Dio e verso il prossimo. Amore che lo spinse ad essere apostolo e lavoratore instancabile nella vigna del Signore — per usare un'espressione molto cara all'attuale Pontefice, Papa Benedetto XVI — sino all'ultimo respiro della sua vita.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
LA VITA
Nascita e giovinezza
Agostino nacque a Tagaste (oggi Souk-Ahras), nella Numidia proconsolare, l'odierna Algeria, il giorno di domenica 13 novembre del 354 (come egli stesso scrive nel De beata vita: "idibus Novembris mihi natalis dies erat"), quando vi era Papa Liberio e Costanzo II imperatore.
Non sappiamo se i suoi genitori fossero di pura origine romana, visto che Agostino, nell'Epistola 17, si auto-definisce "africano".
Il padre, Patrizio, membro del consiglio municipale, uomo affettuosissimo ma facile all'ira, entrò nella Chiesa come catecumeno solo negli ultimi anni della sua vita, e fu battezzato poco prima della morte, avvenuta nel 371.
Sebbene Agostino, ormai vescovo, nei suoi Sermoni dica di essere "nato da genitori poveri", sappiamo, tuttavia, che in casa sua vi erano dei servi, ed i di lui genitori erano proprietari di alcuni fondi rurali.
La madre, Monica, donna di alte qualità naturali e morali, era cristiana zelante e assai pia.
Il Santo ebbe sicuramente un fratello, Navigio, e una sorella, di cui si ignora il nome, la quale, rimasta vedova, si consacrò a Dio e resse fino alla morte il "monasterium feminarum" ad Ippona, come ci dice il prima citato Possidio.