L'ora dei compiti
-Come favorire atteggiamenti positivi, motivazione e autonomia nei propri figli
(Capire con il cuore)EAN 9788859006503
Angelica Moè e Gianna Friso
L'ora dei compiti
Come favorire atteggiamenti positivi,
motivazione e autonomia nei propri figli
Presentazione di Cesare Cornoldi
Erickson
Indice
Presentazione (C. Cornoldi) 7
Introduzione 9
Capitolo primo
Da dove cominciare' 13
Capitolo secondo
Motivare ai compiti 21
Capitolo terzo
Emozioni e compiti 39
Capitolo quarto
Promuovere l'autonomia 57
Capitolo quinto
L'organizzazione 75
Capitolo sesto
Sostenere il metodo di studio 93
Conclusione 111
Bibliografia 115
Appendice
Strumenti utili per lo studio (a uso dei ragazzi) 119
Presentazione
La mia lunga esperienza con i bambini che incontrano difficoltà
di apprendimento mi ha portato a constatare quanto significativo pos-
sa essere il momento rappresentato dallo svolgimento dei compiti per
casa. Bambini che tirano alle lunghe fino a portare alla disperazione
i genitori o che si paralizzano di fronte alle consegne più semplici,
che a loro sembrano oscure o ambigue. Genitori che investono sui
compiti per casa e sullo studio come se si trattasse di aspetti cruciali
per i loro progetti di vita sui figli o che vivono un giudizio negativo
sul lavoro domestico dei figli come un giudizio sulla loro genitoria-
lità. Insegnanti che assegnano attività per casa senza stimare bene
la difficoltà e la complessità o preferiscono vedere i compiti svolti
interamente e in modo accurato piuttosto che verificare se siano stati
effettivamente svolti dai loro allievi e in autonomia.
La situazione può davvero rivelarsi insostenibile e richiede che
un momento così significativo del percorso di apprendimento di
uno studente sia preso in seria considerazione. Qualche volta mi
sono domandato se, soprattutto per le scuole a tempo pieno, non
sarebbe meglio abolire i compiti per casa (studio orale compreso).
In effetti, se dovessero mantenersi le vischiosità e le inutili sofferenze
cui oggi assistiamo, questa sarebbe la soluzione più ragionevole. In
particolare durante l'attività scolastica pomeridiana, la pratica dello
studio potrebbe essere svolta e monitorata a scuola.
Abolire del tutto i compiti per casa può essere tuttavia poco
realistico e avrebbe lo svantaggio di rinunciare a sviluppare negli
studenti una capacità di lavoro completamente autonoma. Come
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intervenire, allora, per far sì che i compiti per casa si trasformino
effettivamente in un'attività utile, motivante e formativa' Questo
testo fornisce una risposta significativa di cui dovranno tenere conto
insegnanti, famiglie e operatori che aiutano gli studenti in difficoltà.
In questi anni abbiamo assistito alla situazione paradossale per
cui l'insegnante si riteneva non responsabile del momento dei compiti
per casa e ne scaricava l'intero peso sulla famiglia, frequentemente
impreparata a sviluppare un rapporto equilibrato sul tema. È vero:
l'insegnante ovviamente non può intervenire direttamente su quanto
accade a casa, ma può creare condizioni ragionevolmente favorevoli.
Ad esempio, può darne pochi e veramente fattibili in autonomia da
parte dello studente; assegnarli spiegandoli bene e assicurandosi che
lo studente li abbia ben scritti, fatti propri, compresi; valorizzarli e
dedicare ad essi attenzione quando sono riportati, ecc.
E il bambino può essere meglio preparato a organizzarsi nel
lavoro domestico con i compiti. In particolare, mi sono reso conto
che non è sufficiente contare sull'esperienza a scuola e sulla buona
volontà degli alunni quando ho visto le numerose difficoltà dei
bambini, che uniscono a eventuali pigrizie, frettolosità, incertezze,
anche delle specifiche difficoltà di apprendimento.
Ringrazio quindi le professoresse Moè e Friso per aver richia-
mato l'attenzione sull'aspetto rappresentato dallo svolgimento dei
compiti e averci offerto questo importante strumento. Penso che sarà
apprezzato da tutti coloro che si dimostrano sensibili alla maturazione
dello studente, ammettono l'importanza dell'autoregolazione e ne
riconoscono gli stretti rapporti con la motivazione. Le autrici, infatti,
proseguendo un percorso di riflessione avviato da molti anni, hanno
attribuito agli aspetti motivazionali una chiave fondamentale per cre-
are uno studente protagonista del proprio processo di apprendimento.
Cesare Cornoldi
Scuola di Psicologia
Università degli Studi di Padova
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Introduzione
Motivare allo studio e rendere piacevole l'apprendimento
costituiscono importanti sfide educative. A chi tocca e come fare'
Certamente gli insegnanti svolgono un ruolo importante nel
riuscire ad appassionare e fare interessare i ragazzi alle loro discipline.
È dai docenti che i ragazzi traggono insegnamenti non solo concet-
tuali, procedurali o riguardanti specifiche informazioni, ma anche
sul significato che la materia può avere e sulla rilevanza di impararla.
È noto che i docenti in grado di trasmettere se stessi e la passione
per l'insegnamento della loro materia favoriscono un vissuto emotivo
positivo ed espressioni di motivazione intrinseca nei ragazzi, che se
all'insegnante piace meno un argomento, questo difficilmente entu-
siasmerà gli alunni, che le emozioni sviluppate in classe si contagiano
e vengono assunte dai ragazzi. L'insegnante può quindi essere un
importante veicolo di motivazioni ed emozioni. La realtà dei ragazzi
non si esaurisce però con i momenti trascorsi in classe. Al rientro a casa
trovano altri ambienti e altri compiti di apprendimento. L'ambiente
familiare, culturale, ricreativo, dello sport, insomma la realtà in cui i
ragazzi sono immersi, è particolarmente rilevante nel costruire certe
motivazioni, nell'indirizzare e specificare valori, identificare obiettivi.
Anni di ricerche hanno confermato che il sistema di credenze
motivanti (o demotivanti) si costruisce nell'ambiente: genitori, figure
educative, compagni e insegnanti comunicano un modo di vedere,
interpretare, codificare la realtà e dare un significato ai risultati, all'im-
pegno, al fatto stesso di imparare. Tali modalità vengono poi assunte
dai ragazzi, che a loro volta le trasmetteranno alle future generazioni.
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Si tratta, in particolare, del modo con cui si spiegano i propri risultati
e le difficoltà (di chi è la colpa' è mancanza di impegno o di capaci-
tà' è il caso' è l'ambiente'), della visione delle proprie competenze
e capacità (sono innate o acquisibili' si può sempre migliorare o c'è
un limite'), del valore dato all'impegno (come mero esercizio e zelo
o come strumento per sviluppare le proprie competenze e affinare
abilità), del valore dato alle discipline (come semplici strumenti o
come modi per ampliare vedute, conoscenze, possibilità), del perché
e del per chi si studia (per non deludere, per fare bella figura o per sé,
perché lo si ritiene importante e ci fa stare bene'), dell'importanza di
essere autonomi e di scegliere trovando sempre le modalità migliori
per affrontare i compiti, da quelli che l'insegnante richiede a quelli
che la vita proporrà.
In questo contesto il ruolo dei genitori è rilevante, poiché sono
i primi che ' fin da quando i bimbi ancora non frequentano la
scuola ' possono trasmettere motivazioni, emozioni, atteggiamenti
fondamentali per la costruzione della motivazione.
Inoltre, sono loro, molto spesso, ad accompagnare nei com-
piti che usualmente gli insegnanti assegnano, indicando modalità
per affrontarli, ma anche e soprattutto sottolineando il valore di
apprendere, attraverso la trasmissione di emozioni e di motivazioni
intrinseche: interesse, importanza, senso di competenza, percezione
di miglioramento.
Le proposte di riflessione e operative che troverete in questo
libro sono quindi animate da due necessità parallele che i ragazzi
avvertono e che genitori e educatori possono soddisfare:
1. sostenere motivazioni funzionali all'apprendimento e un vissuto
emotivo caratterizzato principalmente da senso di sfida, speranza,
piacere anziché da incertezza, ansia, rabbia;
2. promuovere modalità di studio e di pianificazione efficaci che
facciano sentire competenti e artefici del proprio apprendimento.
Il volume è pensato per i genitori, ma rivolto ai ragazzi che, tramite
i loro «accompagnatori verso il futuro», possono acquisire motivazioni,
emozioni, autonomia e capacità di pianificare e affrontare lo studio.
L'impianto è metacognitivo, cioè volto a stimolare o comunque
avviare delle riflessioni, partendo dalla realtà tipica di ciascuno, dalle
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fragilità, ma anche e soprattutto dai punti di forza. Ci può essere il
caso del ragazzo che non riesce a cominciare, o si interrompe conti-
nuamente, o quello di chi vive lo studio con eccessiva preoccupazione.
A volte, a essere troppo agitati sono i genitori. In altre circostanze si
scopre che tali incertezze emotive e cali di motivazione sono secondari
a difficoltà nell'affrontare il testo scritto o nel pianificare. Capita
spesso che i ragazzi, infatti, si ritrovino a fare i compiti «all'ultimo
momento» o la sera tardi. Queste e tante altre situazioni possono
originare conflittualità o esacerbare situazioni di per sé critiche, so-
prattutto quando la prestazione scolastica è più stentata o comunque
' come spesso accade ' potrebbe essere migliore.
A tutti i ragazzi alle prese con i compiti e con il compito di
«motivarsi e appassionarsi allo studio» porgiamo il nostro affetto e
la nostra attenzione, rivolgendoci ai genitori perché li incoraggino e
siano in grado di trasmettere loro la bellezza di imparare e il senso di
sfida di fronte alle innegabili difficoltà, superate le quali può esserci
quella soddisfazione per la conquista che è altamente motivante e
piacevole e che costituisce il motore per affrontare con rinnovata
energia ogni futura richiesta.
In una prospettiva di apprendimento permanente, tali capacità
di motivarsi, rimotivarsi, emozionarsi risultano sempre più cruciali.
Forza, allora, genitori e poi ragazzi' motivatevi ed emozionatevi,
facendo, riflettendo, trovando le migliori spinte per un apprendi-
mento di successo.
Struttura del libro e suggerimenti per la lettura
Il libro si sviluppa attraverso gli aspetti motivazionali, emotivi
e dell'autonomia, per poi passare a quelli strategici, legati alla piani-
ficazione e alle strategie di studio. Si completa poi con l'indicazione
di esercizi rivolti ai ragazzi e mirati a stimolare un approccio allo
studio efficace (si veda l'Appendice).
Prima di iniziare un percorso utilizzando i materiali presenti in
questo libro, il suggerimento è quello di testare le competenze e le
convinzioni già esistenti per comprendere quali sono i punti forti, su
cui fare leva, e quelli più deboli, da incrementare nel metodo di studio.
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Capitolo secondo
Motivare ai compiti
Con «motivazione» si intende qualsiasi spinta che porti o ac-
compagni ad affrontare un compito o a perseguire un obiettivo. La
motivazione è movimento, ma è anche attrazione. In tale accezione
vi possono essere comportamenti non motivati e motivazioni che
rimangono latenti, non traducendosi in azioni. È molto probabile,
però, che se c'è una motivazione, questa alimenti desideri, aspettative
e investimento di tempo, fino a tradursi in effettivi comportamenti.
Esistono molte teorie motivazionali. Alcune si focalizzano sui
bisogni innati e imprescindibili, altre fanno leva su convinzioni, valori,
obiettivi oppure enfatizzano l'importanza di alcuni elementi, quali la
percezione di competenza. Tutte richiamano anche la componente
emotiva. Ciò che ci attira e il raggiungimento di traguardi importanti
per noi sono sempre accompagnati da un vissuto emotivo che spesso
si concretizza in soddisfazione e piacevolezza, ma che può comportare
sfumature anche meno piacevoli.
In questo contesto approfondiremo due teorie motivazionali che
hanno dato luogo a ricerche nell'ambito dei compiti e delle relazioni
ragazzi-genitori-compiti.
Si tratta di quelle riguardanti:
' il valore: perché fare i compiti'
' la percezione di competenza: sono capace' posso riuscire'
Ragazzi (e genitori) sono spesso in difficoltà perché non
capiscono il senso di studiare certi argomenti, non assegnano il
giusto valore (non solo strumentale) alle discipline o non sanno
come fare. Ricordate la favola della volpe e l'uva' Poiché ' pur
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Benedetti compiti...
26 © 2014, A. Moè e G. Friso, L'ora dei compiti, Trento, Erickson
Traccia di riflessione
' Secondo lei, i compiti vengono assegnati per rinforzare conoscenze
già un po' padroneggiate o per promuoverne di nuove'
' È solo l'insegnante che può stabilire quando assegnare i compiti e
in quale quantità'
' I genitori devono trovare del tempo da dedicare ai compiti dei
propri figli'
' Secondo lei, è meglio correggere gli errori o lasciare che i ragazzi
vadano a scuola con un compito eseguito in modo sbagliato'
' Provi a pensare a qualche situazione recente in cui non ha saputo
come reagire di fronte ai compiti di suo figlio.
! Da ricordare!
È importante che i ragazzi si confrontino il più possibile da soli
con i compiti che l'insegnante, e non i genitori, dovrebbero correggere.
Il genitore può svolgere l'importante ruolo di motivare e so-
stenere emotivamente, non perché «deve», ma in quanto «lo vuole»
e comprende che è importante (per le ragioni che illustreremo in
seguito).
Inoltre, conta più la qualità del supporto fornito che non la
quantità di tempo dedicata (dai genitori) ai compiti.
© 2014, A. Moè e G. Friso, L'ora dei compiti, Trento, Erickson 27
I tempi dello studio
86 © 2014, A. Moè e G. Friso, L'ora dei compiti, Trento, Erickson
Traccia di riflessione
' Secondo lei, la reazione della madre di Roberta è giustificata dalla
situazione' Come pensa reagirebbe al suo posto'
' Come cercherebbe di risolvere il problema'
' Che consigli darebbe a sua/o figlia/o se si trovasse in una situazione
del genere'
! Da ricordare!
I genitori possono facilitare l'organizzazione:
' aiutando il figlio a dividere i compiti più complessi in «step», cioè
in piccoli passi più brevi e facili da svolgersi;
' suggerendo strategie di studio (si veda anche il capitolo sesto),
come ad esempio il fare attenzione alla divisione in paragrafi: ogni
paragrafo ha in genere un'idea centrale da cogliere; attenzione an-
che alle parole scritte in corsivo o grassetto: di solito sono parole
importanti;
' incoraggiando a individuare modalità per meglio fissare i contenuti:
in ogni materia ci sono alcuni dati, nomi, conoscenze da memoriz-
zare; avendo capito a cosa si riferiscono, si tratta di non dimenticarli
(lo sforzo di ricordare richiede tempo, non basta avere capito!);
' abituando i ragazzi a darsi il giusto tempo per esercitarsi nell'esporre
oralmente l'argomento, organizzando un piccolo discorso con 3-4
parole chiave.
Non è semplice riuscire a organizzarsi tenendo conto di tutte
le sfaccettature dello studio: comprensione, ricordo, esposizione.
Comunque vadano le cose' è importante premiare il loro impe-
gno, quando si presenta, anche se non coronato da successo. È deludente
lo sforzo che passa inosservato!
© 2014, A. Moè e G. Friso, L'ora dei compiti, Trento, Erickson 87
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