Una monografia alla scoperta - o riscoperta - di Giovanni Carnovali, detto Piccio, autore tra i più sperimentali dell'Ottocento Giovanni Carnovali, Piccio (Montegrino Valtravaglia 1804 - Cremona 1873), pittore tra i più originali e sperimentali del panorama lombardo, trascorse tra Bergamo e Cremona la maggior parte della sua vita artistica. La formazione all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu subito apprezzato, gli consentì di essere conosciuto nell'ambiente degli appassionati d'arte e di stringere con loro significative e durature amicizie. L'esplorazione degli esiti del pittore nel decennio 1860-1870, subito dopo l'Unità d'Italia, profila un artista romantico, capace di prodursi con la stessa maestria sia nel ritratto, genere nel quale eccelse, sia nel paesaggio, oltre che nella pittura di soggetto sacro. La monografia - pubblicata a corredo dell'esposizione all'Accademia Carrara - permette di approfondire uno dei pittori più originali dell'Ottocento lombardo, precursore di temi e innovativo nello stile. Insieme al percorso di opere parte della collezione Carrara, tre prestiti di eccezionale qualità: Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), Ritratto di Vittore Tasca da combattente (1863), provenienti da due collezioni private, e Paesaggio a Brembate Sotto (1868-1869), dalla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. Attraverso i testi di M. Cristina Rodeschini (Piccio: la Storia, le storie), Niccol D'Agati ("Una questione di pittura": l'ultimo Piccio alla prova della modernità), Maria Cristina Brunati (Riannodando fili di seta alla ricerca di legami dimenticati. I Caccia di Torre Boldone e i Tasca di Brembate) e le schede delle opere (a cura di Niccol D'Agati), il volume offre la lettura di uno spaccato storico e sociale di particolare interesse nell'Italia che raggiunge l'unit nazionale, prefigurando le impressioni di luce della pittura francese. Tra vicende risorgimentali e scenari naturali, tra realismo e invenzione, tra aderenza al vero e sperimentazioni coloristiche, Carnovali interpreta con maestria un sentire pittorico che sottolinea la piena dignità della pittura dell'Ottocento, negli stessi anni in cui in Toscana si sviluppava l'arte macchiaiola. Un pittore che ha saputo raccontare il sentimento del suo tempo, sperimentando e precorrendo temi e linguaggi.