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Descrizione
La condizione di giovinezza è capace di assumere il proprio tempo in modo inusuale, costruendo una sorta di identità generazionale nella danza, unica ed originale per ogni generazione, con il tempo e con le altre generazioni. Oggi questa costruzione pare faticosa e incerta: debole è il sentimento di futuro, debole la densità e la forza della consegna degli adulti. Quali percorsi prende la ricerca delle giovanissime e dei giovanissimi, il loro esercizio di abilità per vivere il proprio tempo, per intrecciare gli accadimenti della vita personale, le scelte e le transizioni biografiche in una storia tra storie? E nella connessione partecipe e nel distanziamento mitico dal tempo storico, dai tempi sociali? Il nostro pare essere "tempo opportuno" per riconquistare un respiro "di generazione in generazione", nel quale riprendere il rapporto profondo con la propria filialità, con la relazione all'altro, con la consegna di futuro e con la capacità di inizio. Questo chiede di guardare alla scuola come luogo antropologico, alla conoscenza come esperienza del tempo, alle modalità per ritrovare l'infanzia e, insieme, alla capacità di consegnare e di lasciare. Chiede un esercizio di pensiero, una capacità di presenza, una modalità di cittadinanza "per generazioni": è la ricerca di queste pagine, nate in luoghi diversi dell'incontro impegnativo tra le generazioni, e portatrici d'una prospettiva pedagogica ed etica, antropologica e politica.
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DETTAGLI DI «Di generazione in generazione. L'esperienza educativa tra consegna e nuovo inizio»
Recensioni di riviste specialistiche su «Di generazione in generazione. L'esperienza educativa tra consegna e nuovo inizio»
All’interno di una collana rivolta agli studenti dei corsi di laurea in Scienze dell’educazione e agli educatori professionali, il vol. intende richiamare l’importanza del compito educativo, intendendolo primariamente come una vicinanza, un esserci con verità e nella propria fragilità. È infatti di primaria importanza ripartire dall’esperienza umana fondamentale della «vulnerabilità nella reciprocità », ossia di una condizione di debolezza in cui si riceve dal mondo e si è accanto ad altri altrettanto fragili, di cui prendersi cura, all’interno e attraverso le generazioni. È vivendo questa situazione che si vivono le relazioni e si costruiscono la propria storia e i propri significati.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 14/2010
(http://www.ilregno.it)
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