Separated children. I minori stranieri non accompagnati
(ISMU. Iniziative e studio sulla multietn)EAN 9788856801446
La definizione «minori non accompagnati» (unaccompanied minors in lingua inglese) diffusa in Italia è solo parzialmente condivisa dagli altri paesi europei, dove viene anche usata l'espressione unaccompanied children. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati consiglia l'uso dell'espressione separated children. La caratteristica che contraddistingue questi minori è il fatto di sperimentare l'esperienza migratoria da soli, senza famiglia o adulti di riferimento. La presenza di MSNA (minori stranieri non accompagnati) nei paesi europei è un fenomeno in continua crescita da 15 anni, da quando, cioè, si sono aggiunte alle presenze di ragazzi in fuga da zone di guerra, quelle dei minori spinti a lasciare il proprio paese per sfuggire alla miseria.
Tra i cinque paesi a maggior densità di presenze - oltre all'Italia, l'Inghilterra, la Svezia, il Belgio e l'Austria - l'Italia detiene il 56% delle presenze totali. In Italia prevalgono i minori non richiedenti asilo e provengono dal Marocco, dall'Albania, dalla Palestina e dall'Egitto; dall'Afghanistan e dal Corno d'Africa e, in misura minore, dall'Africa occidentale e dal Kurdistan iracheno i minori non accompagnati richiedenti asilo. In Italia sono attualmente presenti almeno quattro differenti tipologie di MSNA: i minori richiedenti asilo; i minori che giungono in Italia per ricongiungersi con i propri genitori o altri parenti; i minori sfruttati dai malavitosi; i minori che vengono in Italia con l'esplicito obiettivo di trovarvi lavoro. «Nel nostro paese risulta maggioritaria la tipologia di minori non accompagnati che emigrano dal luogo d'origine per motivi economici, nella cornice di un progetto lavorativo molto spesso condiviso dai genitori, e che talora prevede anche una prima fase dedicata allo studio» (p. 66). Ciò vale in particolare per i minori provenienti dall'Albania, le cui famiglie sono convinte che la scuola italiana sia migliore di quella albanese e che quindi un titolo acquisito in Italia abbia più valore e sia maggiormente spendibile sul mercato del lavoro. Nel contesto familiare di provenienza, quindi, caratterizzato solitamente da una generale situazione di precarietà economica e da un livello di disagio sociale, il minore matura la decisione di emigrare.
La scelta della migrazione è addirittura sostenuta dagli stessi genitori, che spesso aiutano concretamente il figlio ad emigrare. Il minore emigra per costruirsi opportunità di lavoro e di formazione professionale impensabili nel paese d'origine, dove mancano prospettive e progetti di vita, e per sostenere economicamente la famiglia rimasta a casa. Questi minori stranieri non accompagnati giungono in Italia a 15-16-17 anni, «investiti di un progetto di riscatto economico della situazione familiare e personale» (p. 136), e mantengono i legami con la famiglia sia con contatti telefonici sia con l'invio di denaro. Con la legge Turco-Napolitano n. 40 del 1998 (trasfusa poi nel Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, emanato con D. lgs. N. 286 del 1998) si sono dettati per la prima volta i principi che regolano la presenza dei minori stranieri in Italia. La Lombardia costituisce il principale bacino d'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia, sicuramente a causa del forte potere attrattivo che la metropoli milanese esercita sui minori migranti. Milano risulta essere «il polo d'attrazione principale di questi minori, che sanno di trovare nella metropoli le opportunità di guadagno che spesso li spingono a migrare, reti di connazionali che possono fungere da sostegno e, laddove non si abbiano le possibilità di provvedere autonomamente o con l'aiuto di conoscenti alla propria sussistenza, una rete di servizi per la presa in carico capillare, attiva e particolarmente ricettiva» (p. 59).
I minori stranieri non accompagnati in Lombardia provengono da: Marocco, Egitto, Albania, Serbia e Montenegro, Repubblica Moldova, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Ecuador, Peru, Tunisia. Durante tutto il 2006 si è registrato nella metropoli lombarda un massiccio afflusso di minori egiziani. Questo massiccio afflusso è dovuto alla presenza, sul territorio milanese, di una fitta rete di connazionali immigrati e ben integrati e al diffondersi delle conoscenze relative alle procedure di presa in carico e di regolarizzazione, tanto che gran parte degli arrivi è costituita da ragazzi ormai vicini alla maggiore età . Molti dei ragazzi giungono da zone agricole che, in seguito alla siccità che ormai perdura da 5 o 6 anni, si stanno desertificando. I minori egiziani possono contare su una rete di connazionali più integrata nei circuiti dell'economia legale, mentre i minori provenienti dal Marocco vengono coinvolti più frequentemente, rispetto ai coetanei egiziani, nelle maglie della microcriminalità e poi nel circuito penale. Vengono illustrate le politiche di accoglienza in quattro comuni capologuo: Bergamo, Brescia, Cremona, Milano.
Il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a Bergamo fa riferimento all'Unità Operativa Servizio Migrazioni del Comune e al Pronto Intervento ``Don Milani'' del Patronato San Vincenzo. I minori stranieri non accompagnati arrivano all'Unità Operativa Servizio Migrazioni del Comune di Bergamo attraverso tre canali: il ``Servizio Esodo'' alla stazione, le forze dell'ordine e la Caritas. Il progetto ``Servizio Esodo'', gestito dal Pronto Intervento ``Don Milani'' in convenzione con il Comune, prevede un camper alla stazione che funge da punto di contatto con i senza fissa dimora (adulti e minori). Durante il giorno funziona da punto d'ascolto, mentre di notte offre un pasto e un luogo in cui dormire. Il minore viene solitamente collocato nel pronto Intervento ``Don Milani'', che ha una convenzione con il Comune per due posti di pronta accoglienza. Nella prima accoglienza, che dura tre mesi, viene ricostruita la storia del minore; con il trasferimento nella seconda accoglienza il minore inizia un percorso scolastico e formativo. L'inserimento lavorativo non è facile, anche in seguito a politiche più restrittive, soprattutto dal punto di vista dei permessi di soggiorno. Il sistema d'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a Brescia è caratterizzato da una centralità dell'ente locale e di alcuni soggetti del privato sociale.
Tra questi si segnalano i due progetti ``Intessere'' e ``Usciamo insieme'': il primo promuove occasioni formative sui minori stranieri, il secondo sostiene e accompagna i minori in uscita dalle comunità . L'inserimento nel mondo del lavoro avviene attraverso i tirocini lavorativi o contratti di apprendistato. Cremona è la provincia della Lombardia con la più alta percentuale di minori stranieri sul totale della popolazione. L'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a Cremona si basa su una buona collaborazione tra l'ente locale e il privato sociale. I minori non accompagnati vengono inseriti nella Casa dell'Accoglienza, gestita dalla Caritas Cremonese, che funge sia da Primo Intervento che da comunità nella quale alcuni minori restano fino alla maggiore età . Un'altra struttura di accoglienza è la Comunità Giona, gestita dalla Cooperativa Nazareth in convenzione con l'ente locale. Per quanto riguarda l'inserimento formativo e lavorativo di questi minori, «si sottolinea, ancora una volta, una centralità delle risorse attivate dal privato sociale, Caritas e Casa dell'Accoglienza, più che degli interventi dell'ente locale» (pp. 119-120). Milano risulta essere un ``forte catalizzatore'' per i minori stranieri non accompagnati. Il modello di accoglienza milanese vede una buona collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti del privato sociale. Referente istituzionale per l'accoglienza dei minori non accompagnati è l'ufficio Pronto Intervento Minori del Settore Servizi alla Famiglia del Comune di Milano, il quale provvede ad inserire i minori nelle comunità , dove vengono indirizzati ai corsi di italiano L2 e alle scuole professionali del territorio.
Per l'inserimento nel mondo del lavoro si utilizza la borsa lavoro. Col raggiungimento della maggiore età , il minore esce dalla comunità ; per evitare che venga abbandonato a se stesso, a Milano, come in altre città d'Italia, è in atto il tentativo di estendere la tutela a connazionali che abbiano una posizione stabile sul territorio cittadino e che possano fungere da punto di riferimento. Questa tutela «sembrerebbe poter costituire un valido strumento [...] per favorire un percorso di crescita e di inserimento sociale che rischia di interrompersi bruscamente al compimento del diciottesimo anno di età» (p. 179).
Tratto dalla rivista "Sapienza. Rivista di Filosofia e di Teologia" n. 2/2010
(http://www.edi.na.it)
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