È una notte di tregenda a San Pietroburgo, una terribile notte novembrina. Il consigliere titolare Goljadkin avanza a piccoli passi rapidi e minuti. Incurante della neve, dellaria gravida di ascessi, raffreddori e febbri, vorrebbe fuggire da sé stesso, distruggersi del tutto, ridursi in cenere. In casa di Olsufij Ivanovi?, suo benefattore e padre della bella Klara, ha subìto la peggiore delle umiliazioni: è stato messo alla porta come il più spregevole degli esseri umani. Non cè anima viva in giro, eccetto un passante che, vestito e imbacuccato come il consigliere titolare, sgambetta a passi corti lungo il marciapiede della Fontanka e sparisce poi lontano, procurando a Goljadkin una vaga inquietudine. Il consigliere titolare si affretta allora a raggiungere casa, ma, una volta messo piede nel suo appartamento, una terrificante sorpresa lo aspetta: seduto sul suo letto, il suo conoscente notturno gli fa un cenno amichevole col capo. Goljadkin si accascia al suolo in preda al terrore. Luomo infatti non è altri che lui stesso, un altro Goljadkin, il suo sosia sotto tutti gli aspetti. Così, con questo espediente carnevalesco comincia questopera. Ai contemporanei seguaci della scuola naturale, quando fu pubblicata per la prima volta nel 1846, apparve in tutto e per tutto come un racconto alla Gogol, in cui il fantastico viene piegato in chiave comico-grottesca. Sbagliavano. Il sosia è lontano dalla dimensione gogoliana della scrittura, poiché annuncia lessenza stessa, la verità più profonda di tutta lopera di Dostoevskij: lidea che luomo è un essere fondamentalmente doppio, un vivente capace di essere costantemente altro da ciò che è, lunico in grado di arrivare persino alla negazione di sé («Di tutto si può discutere allinfinito, ma da me sè riversata fuori soltanto negazione» afferma Stavrogin nei Demonî). Come scrive Serena Prina nella postfazione a questa edizione, da lei curata e ritradotta dal russo, delluomo del sottosuolo, di Raskolnikov, di Stavrogin, dei Karamazov, di tutti i personaggi che, nelluniverso dostoevskiano, sono afflitti da «violente pulsioni contrapposte», Goljadkin rappresenta lavanguardia, l«ineludibile punto di partenza dellesplorazione dei mondi interiori». «Mi sto mettendo il cappio attorno al collo da solo». «Con Il sosia Dostoevskij faceva il suo ingresso nel sottosuolo, in quel mondo clandestino, spiazzante, dal quale ancora oggi ci parla». Serena Prina