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Descrizione
L'Ulisse dantesco rappresenta un'immagine insuperata della grandezza dell'uomo, del suo irrefrenabile impeto a penetrare nell'ultima profondità delle cose, nella scaturigine dell'essere.
Il rimprovero a Ulisse che fu di Petrarca, subito a ridosso della Commedia: «Disiò di veder troppo» (Trionfo della fama, II 18), rivela una posizione che la nostra cultura ha largamente accolto e fatta propria: condannare questa smisurata aspirazione del cuore, stigmatizzarne l'eccesso, o svuotarla del suo contenuto reale. Così ci si preclude la comprensione dell'Ulisse dantesco e si rende inintelligibile il muoversi umano.
«Ma lui, Ulisse, proprio per la stessa "statura" con cui aveva percorso il mare nostrum, arrivato alle colonne d'Ercole, sentiva non solo che quella non era la fine, ma che era anzi come se la sua vera natura si sprigionasse da quel momento. E allora infranse la saggezza e andò» (Luigi Giussani, Il senso religioso).
Questo Ulisse continua ancor oggi a dar scandalo ai saggi e ai benpensanti e respiro agli amanti della grandezza e nobiltà della natura umana.
Catalogo della mostra realizzata e organizzata per la XXXI edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli (Rimini, 22-28 agosto 2010)
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DETTAGLI DI «Ma misi me per l'alto mare aperto. L'Ulisse. Quando Dante cantò la statura dell'uomo.»
Tipo
Libro
Titolo
Ma misi me per l'alto mare aperto. L'Ulisse. Quando Dante cantò la statura dell'uomo.
Editore
Itaca
EAN
9788852602290
Pagine
144
Data
gennaio 2010
Altezza
23 cm
Larghezza
15 cm
Collana
Cataloghi
TAGS DI «Ma misi me per l'alto mare aperto. L'Ulisse. Quando Dante cantò la statura dell'uomo.»