EAN 9788851419592
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Descrizione
Siamo davanti a un aspetto paradossale: non si dovrebbe parlare del silenzio. O scriverne. Si puo soltanto tacere. Ma qui si cerca di parlarne... E ancora: si puo definire il silenzio, affidandoci magari a un dizionario? Precisare questa parola con un giro di altre parole? Si sperimenta, infatti, l’impossibilita di definire il silenzio attraverso il silenzio stesso. Eppure, non si puo ridurre il silenzio alla sola mancanza di suoni o all’assenza della parola. Esso e anche esperienza personale, interiore. Scoprire questo – noi siamo anche silenzio – ci apre a una nuova dimensione, nel comprendere che il cuore e la sede privilegiata, ove Dio svela nel silenzio l’eco della sua Parola.
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DETTAGLI DI «Liberare il silenzio»
Tipo
Libro
Titolo
Liberare il silenzio
Autore
Faustino Ferrari
Editore
Ancora
EAN
9788851419592
Pagine
96
Data
gennaio 2018
Peso
100 grammi
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Vladimir Zelinskij il 11 febbraio 2019 alle 10:28 ha scritto:
Devo dire che la presentazione di questo libro per me ha avuto luogo molto prima della serata di oggi. Qualche tempo fa ho sognato che stavo per andare all’incontro proprio per parlare del volumetto di Faustino Ferrari e ho preso la metropolitana. Non quella di Brescia - dove vivo - e non quella di Mosca - da cui provengo - ma addirittura la metropolitana di New York, in cui mi trovavo per volontà del sogno. La metropolitana di New York era molto cupa e brutta, e anche il mio stato d’animo era un po’ depresso. Sentivo l’ansia provocata dalla necessità di dire qualche cosa sul libro di cui, in quel momento, conoscevo solo il titolo: Liberare il silenzio. Enigmatico, vero? Sembra noi, da lettori incuriositi, entriamo in una cella dove è rinchiuso il silenzio e la troviamo vuota. Il silenzio è come uno spazio dove non ci sono parole; un contenitore che non contiene nulla. Nel mio sogno ho deciso che la mia presentazione non avrebbe dovuto contenere niente tranne il silenzio esposto al pubblico. Il silenzio sarebbe stato il suo messaggio principale. Questo messaggio però pone la domanda all’Autore: vale la pena scrivere un trattato, anche se breve, su ciò di cui dobbiamo tacere? Oppure il miglior modo di liberare il silenzio consiste invece nell’investirlo con le parole della saggezza? Credo proprio che, nel pensiero dell’Autore, vi fosse questa seconda forma di liberazione, mentre si accingeva a scrivere il suo piccolo libro. La mia impressione di questa opera - che io finalmente ho avuto il piacere di leggere dall’inizio alla fine - è che le sue parole si siano apparentate o siano state imbevute di quel silenzio interiore che il libro voleva esprimere.
Cos’è questo libro? E’ una piccola enciclopedia di una materia la cui definizione consiste proprio nell’assenza di definizioni, un essere che non si può toccare con il pensiero, non si può circondare con i concetti, ma a cui è possibile avvicinarsi creando un ambiente in cui il silenzio umano possa respirare. I brevi capitoletti di questo libro - come per esempio Il dono della parola dove l’autore afferma che l’uomo sia stata la sola unica creatura di Dio realizzata nel silenzio, o Essere altrove in cui l’autore individua le scappatoie dal silenzio negli onnipresenti rumori del mondo, oppure il suo tentativo di definire il silenzio, di capire la sua ambiguità e ambivalenza e cosi via - tutti questi capitoletti si presentano come meditazioni nate da un’esperienza spirituale, profonda, densa, ma non svelata fino in fondo. E’ il lettore che avrà il compito di svelarlo in se stesso. L’Autore cerca di condividere con lui quello sfioramento della fede che parla con il linguaggio del tacere, perché le parole non possono esprimerlo.
I capitoletti del libro sono come le strade che vanno, attraverso vari temi, verso la meta: la vita con Dio liberata dai rumori che ci circondano e ci attaccano. Questo approccio, a mio avviso, è molto vicino all’esperienza del monachesimo orientale. Le strade-capitoletti si intrecciano e portano alla domanda fondamentale: Perché parlare del silenzio? La risposta dell’autore - che possiamo indovinare, sentire, trovare – credo sia: perché dobbiamo trovare il silenzio in noi stessi. E, forse, per non parlarne più.
Dalle prime righe del libro possiamo godere la densità della lingua e del modo chiaro e trasparente di esprimere i concetti. Certo, qualsiasi libro su questo argomento corre il rischio di fare delle chiacchiere. Non c’è chiacchiera peggiore – l’Autore cita Heidegger – di quella che tratta origine dal discorrere e dallo scrivere sul silenzio. Nel nostro caso l’Autore evita la tentazione delle chiacchiere perché non fa del silenzio il prigioniero delle parole, come succede spesso, ma precisamente compie la sua liberazione, dalle parole vane come anche dal mutismo. Il silenzio di questo libro è come un lume da trovare nella nostra fede, o quella luce che coincide che si accende con la Parola che era all’inizio di tutto, anche del silenzio.