Oltre le luci
-Provocazioni sul Natale
(Frammenti)EAN 9788851417666
Francesco Armenti
Oltre le luci
Provocazioni sul Natale
Prefazione di Rosalba Manes
Prefazione
Il libro che avete tra le mani è una forte provocazione
per tutti i cristiani a riossigenare il tempo asfittico in
cui viviamo mediante la fede, la speranza e la cari-
tà, triplice ossigeno immesso nel mondo dal respiro
sovrabbondante ricevuto al Battesimo. È un invito
accorato simile a quello dei profeti biblici, quindi un
grido-denuncia che si leva per riaccendere l'interrut-
tore delle coscienze di quanti, oppressi dal diktat dei
mercati, vivono di consumismo compulsivo, e per
aiutare tutti a gustare intimamente una grazia, quella
del Natale, dinanzi alla quale spesso, noi cristiani per
primi, siamo distratti, ignari del potere che esso ha di
trasfigurare la storia.
L'autore si propone di detergere l'immagine del Na-
tale da tutte le incrostazioni che lo hanno deformato e
«mummificato» per ricondurlo alla sua originaria bel-
lezza di mistero inesauribile (prima parte) che feconda
la storia (seconda parte). Ne esalta perciò alcuni tratti:
il silenzio e la notte come «atmosfera» necessaria per
purificarci dall'accumulo inquinante delle parole che
ci bombardano e aprirci a un mistero che si può acco-
gliere solo se liberati dai luccichìi e dai falsi bagliori del
mondo; il canto della speranza, che fa leggere la storia
5
con le partiture rivoluzionarie del Magnificat che degli
scartati della società ne fa gli eredi privilegiati di Dio;
la festa contagiosa dell'incontro tra il grembo di Dio e
quello della creatura umana; la forza della comunione
che traina la crescita di ogni umana famiglia e la fa
fruttificare; il contatto con la carne di un Dio che si
è reso pienamente accessibile prendendo un corpo e
che ci ha rivelato la sacralità della carne, riscattandola
dalla visione di merce di scambio e mostrandone il suo
vero significato di concretezza relazionale che rende
possibile una vita all'insegna del dono.
A partire da questi tratti fondamentali, il nostro
diacono missionario ci invita a renderci cultori crea-
tivi della spiritualità dell'incarnazione guarendo dalla
superficialità che ci ha resi avidi consumatori dei beni
materiali e distratti nella relazione a quelli spirituali. Ci
indica pertanto tre momenti: l'incanto di chi sa alzare
lo sguardo decentrandosi da sé e, con occhi di bambi-
no, coglie la presenza di Dio nel mondo, contempla la
bellezza del suo farsi nostro fedele compagno di viaggio
e ne resta sedotto; il coinvolgimento con la materia del
mondo (il lavoro, la politica, l'impegno sociale) di chi
accetta il «battesimo dell'impotenza» per trasfigurare
la materia non secondo il potere umano ma secondo lo
Spirito di Dio e decide di indossare il grembiule del ser-
vo; la passione del tradere, del trasmettere, dell'educare
con passione, di evangelizzare comunicando verità,
vita, Parola, bellezza, poesia, per infiammare cuori
tiepidi con il fuoco vivificante dell'amore. Tre momenti
che rimandano a tre aspetti dell'esistenza battesimale:
l'accoglienza del dono, la responsabilità di custodirlo
6
e la missione di trasmetterlo. Tre tappe che ci aiutano,
come Chiesa, a fronteggiare la desertificazione spiri-
tuale abbracciando la nostra vocazione di figli di Dio
dal cuore aperto, mendicanti di Cielo capaci di vivere
in Dio, raffinando il nostro spirito nella preghiera che
ci rende capaci di amore e di perdono, e accettando
il lavorio della grazia che ci muta in piccole sorgenti
d'acqua, in gioiosi e dinamici portatori di Spirito.
Rosalba Manes
consacrata ordo virginum e biblista
27 Marzo 2016, Pasqua di Risurrezione
7
Introduzione
Questo libro nasce dalla povertà, dalla denuncia e
dalla speranza. La mia è stata un'infanzia travagliata,
difficile e povera; spesso per nutrirmi dovevo raccoglie-
re e pulire il pane buttato nella spazzatura o «autoinvi-
tarmi» facendo coincidere il mio arrivo in casa altrui
con l'ora di pranzo o di cena. Erano anni belli perché
crescevo in umanità e perché il bisogno e le tribolazio-
ni ' diceva Manzoni ' aguzzano l'ingegno. Nel tempo
di Natale, però, quando le strade si impregnavano di
profumo di famiglia e di odori tipici delle tradizioni
culinarie natalizie, la nostalgia e la rabbia mi assaliva-
no. Col tempo ho imparato ad alzare lo sguardo curvo
su me stesso e a spaziare nel mondo, a veicolare rabbia e
delusione nella riflessione, nella preghiera, nell'amore,
nella scrittura e nella comunicazione. Sguardo che mi
ha aperto gli occhi su drammi, ingiustizie, violenze
e nondimeno su bellezze e positività che dalla vita è
sempre possibile trarre nonostante il male.
Il «mio» Natale ha sempre contestato il Natale del
mondo, un Natale ipocrita perché commercializzato e
sentimentalistico, vuoto e ingannevole in quanto pieno
di luci ma senza la luce del Bambino. So anche, però,
che Lui continua a nascere e a esserci nonostante abusi,
9
distorsioni e natali sterili. Questo libro, quindi, è un
grido perché il Natale sia autenticamente vissuto per
quel che è: l'evento di Dio che si fa uomo e dell'uomo
che può farsi Dio1, vivendo da figlio di Dio e fratello
dell'umanità. È una denuncia che rivendica la speranza
che i cristiani si riprendano il mistero di Betlemme
testimoniando la spiritualità dell'incarnazione con
una fede incarnata nel mondo e nell'umanità, con una
Chiesa povera tra i poveri, evangelicamente prima tra e
con gli ultimi, una Chiesa che smetta orpelli, merletti e
pizzi e indossi l'unico paramento del Vangelo: il grem-
biule. La Chiesa del «presepe» o è Chiesa del grembiule
o non è (don Tonino Bello). Nate nel tempo e come
protesta e liberazione dal «natale festaiolo», queste pa-
gine sono state scritte con l'indelebile inchiostro di una
verità custodita nel cuore: «I cristiani sono chiamati a
essere madri di Dio, perché Dio ha sempre bisogno di
venire al mondo»2.
Francesco Armenti
1
Cf Agostino, Nella natività del Signore, Discorso 371.
2
E. Ronchi, Esercizi spirituali alla Curia Romana, in
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Prima Parte
NEL MISTERO
1
Spegnere la mente
La notte oscura
È difficile pensare al Natale come «Natale dell'oscu-
rità», perché un «Natale oscuro» non trova spazio nelle
nostre riflessioni: la notte di Natale è da sempre notte
di luce. Eppure tutto è avvenuto nell'oscurità, tutto è
iniziato nelle tenebre e nel silenzio di quella notte. In-
fatti, è la stessa liturgia, la stessa Parola, a presentare
questa immagine: «Un silenzio sereno tutto avvolgeva
e, mentre la notte era a metà del suo corso, la tua Pa-
rola scese dal trono regale dei cieli» (Sap 18,14). Dio si
fa carne nel silenzio, si fa luce nelle tenebre; scende dal
cielo per abitare la terra, per dimorare tra l'umanità,
senza clamore; scende da re senza eserciti e squilli di
tromba; scende la Vita (cioè Cristo), quella vera, quella
eterna, nell'oscurità della morte.
La notte è il «luogo» in cui Dio sceglie di manife-
starsi nella sua potenza, di incarnarsi nella sua «on-
nipotenza debole» perché quel Bambino, avvolto dal
notturno silenzio, è l'Emmanuele, il Dio onnipotente,
il «Dio inerme».
I racconti della nascita di Gesù hanno una musicalità
profonda e unica. È lì, in quelle pagine, che è nata la
vera nenia di Natale: uno spartito composto di note del
12
silenzio. Sì, Dio sceglie il silenzio della notte perché sa
che solo così potrà donare la luce del Figlio, rivelare la
sua gloria, donare agli uomini la sua pace, diffondere
nelle vene della storia la sua gioia: «Il popolo che cam-
minava nel buio vide un'intensa luce; quanti abitavano
un paese d'ombre s'inondarono di luce. Hai accresciuto
la gioia, aumentato la letizia: gioiscono in tua presenza
['], perché un bimbo ci è nato, ci hanno donato un
figlio» (Is 9,1-5).
Quel Bambino, per continuare a nascere, ha bisogno
della culla dei nostri silenzi interiori, perché il Verbo si
fa carne nella vita se trova, nell'anima, il silenzio pro-
fondo, silenzio che oscura, spegne i moti stessi dell'ani-
ma, «le passioni, i legami contingenti», i sentimenti: «Se
vogliamo che il Verbo di Dio nasca in noi dobbiamo
saper scendere in questo silenzio profondo, in questa
oscurità totale»3. Sarà questo stesso silenzio a far tacere
anche i nostri pensieri per far calare dentro di noi il
pensiero di Dio, a spegnere le nostre parole per far na-
scere in ciascuno il Verbo, la Parola di Dio, a oscurare
le nostre conoscenze per far sedimentare il seme della
conoscenza e della verità. È lo sforzo di spegnere le luci
della nostra mente che farà sì che a illuminarci sia la
luce del Dio-Bambino. Padre Vannucci, frate servita e
maestro di forte spiritualità, scriveva nel 1973: «Se nella
nostra mente ci sono delle luci che vengono da grandi
maestri di vita, da grandi maestri spirituali, la luce di
Dio si attenua. Se si spengono tutte queste luci, la luce
3
G. Vannucci, Il passo di Dio. Meditazioni per l'Avvento, Paoline,
2005.
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di Dio si manifesta. La luce di Dio, di fronte alla luce
della nostra mente, è tenebra; quando la nostra mente
spegne la propria luce vediamo che la tenebra di Dio è
luce, ed è la vera luce»4. È il silenzio della nostra mente
che accoglie la Parola che illumina la nostra esistenza.
L'evento della storia, l'incarnazione di Dio nella car-
ne umana, il miracolo dell'Invisibile che si fa visibile,
dell'Infinito che si fa finito, continua, come ieri, a rea-
lizzarsi nel silenzio più assoluto, nella dimenticanza ge-
nerale e, oggi, nella noncuranza della storia, Dio sceglie
le periferie, la ferialità, la dimenticanza, la marginalità
per essere e dire all'umanità la «notizia, bella, buona e
sconvolgente» di ogni tempo. Vivere il mistero del Na-
tale significa vivere il mistero di Dio nello svuotamento
di noi stessi, dei nostri pensieri, sentimenti, passioni, in-
teressi, affetti. Natale è «spossessarsi del sé», uscire cioè
da se stessi, per continuare a essere in quel Bambino.
Una notte per scoprire
Non è un caso che il mistero della nascita del Divino
si compì nella notte. Nella Bibbia la notte è il luogo della
rivelazione, dell'incontro tra Dio e l'uomo, della fuga
verso la libertà. Dio preferisce le tenebre della notte per
dialogare con l'uomo. La notte, allora, diventa luce per
Abramo che accetta l'Alleanza con Dio (cf Gen 15), fuga
e lotta per Giacobbe (cf Gen 28; 32), liberazione per il
popolo d'Israele (cf Es 12; 14). La notte nella Scrittura
si fa anche contemplazione (cf Sal 8), riposo e spazio di
4
Ibidem.
14
amore (cf Sal 4, Sal 127). Il silenzio della notte favorisce
il guardarsi dentro, l'esaminarsi dinanzi a Dio (cf Sal
139), il giudizio stesso di Dio (cf Sap 18,14-16). La notte
con il suo silenzio germina vita perché la Vita è scesa nel
mondo; il grembo di Maria si apre al grembo della sto-
ria seminando vitalità, speranza, pace, riconciliazione,
libertà (cf Lc 2). Natale è l'incontro di due grembi, quello
di Dio e quello dell'uomo: il grembo della Vita eterna si
dona alla vita caduca e fallace. La notte di Betlemme,
però, è speciale perché «è una notte per distaccarci dalle
nostre trappole umane. È una notte che ci libera da per-
secuzioni e assedi. Notte per vedere con gli occhi ciò che
conoscevamo per sentito dire. Notte per scoprire la gran-
dezza dell'uomo nella piccolezza del Bambino. Notte
per cantare e non dormire: 'La notte sarà chiara come il
giorno' (Sal 139,12), la notte illuminata dalla tua gioia»5.
Vivere il Natale vuol dire vivere la notte d'incontro col
Divino, di impegno per la liberazione di se stessi e degli
altri, di solidarietà con le fatiche dell'uomo, di ascolto di
Dio e dell'umanità, di accoglienza della vita vera, di una
vita in cui andare alla ricerca non di consensi o dissensi
ma del senso dell'esistenza e del desiderio di Dio: «De-
sidero così tanto incontrarlo che vivere è un morire»6.
Una notte per sperare
Ed è da questa notte, dall'«oscurità della notte delle
notti», che nasce il dono più grande del Verbo: la spe-
5
L.A. Schökel, Le Dieci e una Notte. Spunti di meditazione sul Na-
tale, Edizioni ADP, 2004.
6
Giovanni della Croce, Opere complete, San Paolo, 2001.
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